Esteri
24° giorno di conflitto: la seconda fase della strategia russa
La fase due della strategia russa, cosa comporta e come si sviluppa, i danni della campagna aerea sulle infrastrutture ucraine, la Nato ed i passi falsi con la Cina.
SITREP n. 4 del 20-3-2022
I fronti sono rimasti quasi per intero stabili
Di Stefano Orsi
Ci troviamo nella seconda fase dell’Operazione Militare speciale delle Forze armate russe in Ucraina.
La prima fase era stata caratterizzata da una repentina occupazione del territorio ucraino lungo tutti i confini con la Russia e dall’occupazione anche del territorio attorno alla capitale Kiev, seguita poi dalla stabilizzazione del territorio all’interno dei settori occupati, con la formazione di sacche in cui sono contenuti i soldati ucraini circondati, come Sumy, Hlukov, Sostka, Nezhin e altre, e un fronte contenuto attorno alla capitale per marcare la presenza ma senza mai tentare di entrare nella cerchia urbana della città.
Nella seconda fase si nota principalmente quel lavoro di aviazione e droni, che colpiscono le strutture militari ucraine che ancora non erano state colpite, e tra queste si segnalano strutture importanti, come caserme, comandi e grandi depositi e magazzini che erano ancora intatti.
I tempi che la Russia si da evidentemente sono molto differenti da quelli che i nostri media ed esperti prevedevano.
Nel video diviso in due parti esaminiamo la situazione del conflitto.
L’informazione da noi continua a ripetere che la Russia sia in difficoltà in quanto fermata dall’esercito ucraino.
Non si crede che questa versione corrisponda a quanto si osserva sul campo.
L’esercito russo non ha ancora utilizzato per intero le risorse che aveva portato in zona ovest da remote regioni, sta mantenendo il controllo sulle zone interne al confine ucraino impedendo ogni sortita sul suolo russo da parte ucraina.
Questo obiettivo pertanto si può ritenere raggiunto, ora stanno posizionando le loro attrezzature in profondità in territorio nemico da utilizzarsi per rispondere alle controffensiva di Kiev.
Finora ve ne sono state due importanti, una contro Irpin, Bucha e Gostomel.
L’obiettivo ucraino era quello di ricacciare indietro le forze russe costringendole alla ritirata, impegnando molte unità corazzate e blindate per questo, ma, oltre al temporaneo recupero di Irpin e Bucha e parte di Gostomel, non si è andati: queste località , una volta esauritasi la spinta offensiva, sono tornate in mano e controllo russo.
In particolare, l’aeroporto di Gostomel, nonostante gli innumerevoli bombardamenti di artiglieria, costati la distruzione del mastodontico Antonov AN225, vanto nazionale, non è mai stato riconquistato da Kiev e resta in mano russa dalle prime ore del conflitto.
L’unico settore che vede attività offensiva russa resta sempre quello sud.
Saldato e consolidato il corridoio che unisce via terra la Crimea con la Russia, le truppe russe hanno spinto verso nord lungo il fianco del Donbass, affrontando il grosso delle forze ucraine che assediano da ormai 8 anni le Repubbliche secessioniste.
Pur basata su ampia rete di punti fortificati, trincee e ben supportate da artiglieria e mezzi, l’avanzata russa è proseguita pian piano fino a 20 km da Donetsk.
La situazione a Mariupol
Sono ormai 5 giorni che non si hanno notizie di altri attacchi, ma si segnala come le forze russe abbiano chiuso e serrato la morsa sulle posizioni ucraine all’interno di Mariupol.
Dopo essersi attestate alla periferia, lentamente, sono entrate in città, ancora piena di civili.
Si vedono molti filmati ora da questo settore, i primi palazzi visibili recano pesanti segni di combattimenti, gli abitanti del posto parlano di ciò che è successo, le truppe ucraine si sono attestate sui piani alti degli edifici civili, cacciando le famiglie, per ingaggiare battaglia contro le truppe russe, da lì i segni delle cannonate contro i condomini.
Per vedere interviste agli abitanti di Mariupol, dobbiamo ricorrere a video di connazionali che si sono recati nel Donbass, come Vittorio Rangeloni, che vive a Donetsk ormai dal 2015, o di alcuni reporter come Giorgio Bianchi, anche documentarista oltre che ottimo fotografo, o il giornalista Maurizio Vezzosi della Treccani, oltre ad altri.
Il video di seguito è tratto dalla realtà della periferia di Mariupol in questi giorni. Si vede, oltre alla situazione dei cittadini, che finalmente possono uscire dalla città e trovare assistenza, la condizione della città, che, occorre precisare, non appare rasa al suolo, ma con diversi edifici danneggiati gravemente, mentre molti altri che si vedono sullo sfondo non presentano alcun segno di combattimenti, il che ci fa sperare per un numero di vittime contenuto rispetto a quanto descritto finora.
Nel video sono anche contenute immagini crude, per cui guardatelo solo se non siete persone troppo sensibili.
Impressionanti i racconti dei cittadini rimasti per giorni interi chiusi nei rifugi o nelle cantine al freddo ed al buio senza nessuna forma di assistenza da parte dell’esercito. In una sequenza si vedono gli abitanti che si procurano acqua e viveri da un magazzino fino ad allora non reso accessibile.
Nei passati articoli abbiamo più volte citato la discussione sui corridoi umanitari, il fatto che tanti, decine di migliaia , ora riescano ad uscire, getta una pesante ombra sull’operato del famigerato battaglione Azov che era incaricato di tenere la città e fermare i Russi.
Nello scorso articolo abbiamo parlato del caso dell’ospedale di Mariupol. In questa settimana, si è diffuso il caso del teatro della città in cui sembrava fossero rimaste sepolte mille persone, stando ai nostri media. Per fortuna non era così. Con il passare del tempo, le stesse autorità municipali cittadine hanno spiegato che vi fossero poche centinaia di persone, che fossero dentro un rifugio, non dentro il teatro, e che il rifugio fosse vicino al teatro e non sotto, con nessuna vittima ed un solo ferito. Siamo nel mezzo di una vera guerra di propaganda e dobbiamo capirlo in fretta per assimilare gli anticorpi necessari a capire quali siano informazioni di propaganda e ciò che invece sia verosimile e credibile.
Questo sforzo andrebbe svolto dai media mainstream, che dispongono di mezzi ed inviati, purtroppo invece agiscono spesso come manganelli della propaganda e tocca alla stampa minore svolgere questo compito difficile.
C’è stato un episodio emblematico di come l’informazione stia degenerando in maniera preoccupante: un titolo di un quotidiano affermava che chi esprime pensieri e concetti complessi nell’analizzare la situazione del conflitto vada inserito nella categoria dei putiniani, nemmeno filorussi, no fautori del presidente russo.
Questo genere di pensiero è estremamente riduttivo e preoccupantemente manicheo, tutto o niente, o bianco o nero, la vita ci insegna invece che ogni aspetto delle nostre esistenze sia complesso e generato da molti fattori che agiscono in maniera coordinata per portarci ad un risultato o ad una situazione.
Il messaggio che vogliono far passare forse è che non si debba pensare né ragionare ed accogliere i concetti a dir poco puerili che ci vengono proposti ogni giorno con un’insistenza e forza simili ad un martello compressore.
Ne abbiamo discusso in questo video dove si parla sia della situazione in ucraina e della fase attuale del conflitto che dell’informazione dei media.
Nuovi sistemi d’arma
In questa fase bellica stiamo vedendo sempre più numerosi video di fonte russa che riportano l’impiego di droni, assolutamente assente durante la prima fase la documentazione del loro uso da parte di Mosca.
Ora appaiono spesso filmati del loro uso contro depositi, camion, mezzi blindati o corazzati, sia operando strike direttamente che anche “illuminando” i bersagli per i caccia ed il loro munizionamento di precisione.
In particolare, è stato usato il drone di ultima generazione Orion oltre che i modelli meno evoluti ma comunque efficaci.
Stesso discorso per gli Ucraini, per i quali però diminuiscono i video dell’impiego di Bayraktar TB2, spesso menzionati negli abbattimenti da parte russa, che vengono costantemente inviati dalla Turchia attraverso diversi voli cargo in Romania.
Sono calati anche i filmati dei trofei, le colonne russe in penetrazione profonda nel territorio ucraino.
Questo sta ad indicare la fase bellica attuale, con il retroterra del fronte stabilizzato e le colonne di rifornimento russe non più sottoposte a pesanti rischi di bombardamento di artiglieria o da parte di droni o anche caccia, come accaduto per tutti i primi dieci giorni di conflitto.
Questa fase si sta delineando chiaramente come il bombardamento aereo che non si è avuto nei primi giorni di conflitto e che si sta svolgendo ora.
La Russia ha impiegato in due occasioni questi missili, il primo contro un grande deposito sotterraneo sovietico presso Ivano Frankovs’k, enorme deposito sotterraneo, scavato per resistere ad ogni tipo di bombardamento e distrutto con due missili Kinzhal a testata convenzionale. Perché usare questi missili? La caratteristica del deposito, la profondità di costruzione ed il cemento delle pareti precludevano l’uso di altre armi in maniera efficace, solo una testata nucleare tattica avrebbe potuto ottenere lo stesso risultato, come quindi ha potuto un missile a testata convenzionale? La capacità del missile Kinzhal risiede nella sua enorme velocità stimata tra i dieci ed i quindici mach che generano all’impatto un’energia cinetica enorme che permette al missile di penetrare in profondità nel terreno prima di esplodere al punto prefissato.
Stesso utilizzo nei pressi di Nikolaev, contro un deposito di carburante anch’esso sotterraneo, in questo attacco sono stati usati anche missili da crociera Kalibr.
https://it.wikipedia.org/wiki/Kh-47M2_Kinzhal
https://it.wikipedia.org/wiki/Kh-47M2_Kinzhal
https://it.wikipedia.org/wiki/Kalibr_(missile)
I missili Kalibr sono stati impiegati anche nella distruzione della base di Javarov, dove erano accasermati circa un migliaio di mercenari stranieri in attesa del loro utilizzo nel conflitto: le cifre ufficiali parlano di almeno 200 morti, ma, dalle testimonianze dei superstiti poi fuggiti in Polonia, sembrerebbe che il loro numero sia più alto, si parla di almeno 400 feriti ricoverati in Polonia.
Sempre con l’uso dei missili da crociera Kalibr è stata distrutta la caserma della 79° brigata aviotrasportata ucraina di Nikolaev. Anche qui, il conto delle vittime è elevatissimo e le immagini diffuse da un quotidiano svedese sono esplicite, i dati ufficiali parlano di “sole” 80 vittime, chiaramente stiamo parlando di numeri più elevati.
L’uso dei missili ipersonici, che possono anche montare testate atomiche tattiche, è un chiaro messaggio indirizzato alla NATO, affinché non azzardi un intervento militare.
La loro velocità infatti li rende assolutamente non intercettabili dalle attuali difese aeree occidentali.
NATO, USA e CINA
Diversi Paesi dell’est stanno spingendo per avviare un’operazione militare denominata come forza di interposizione di pace – purtroppo non basta un nome per garantire lo status di neutralità. Se entrambe le parti non sono d’accordo per la loro funzione, la parte russa lo leggerà inevitabilmente come un’estensione del conflitto e con l’ingresso nella guerra della NATO, il risultato di questa operazione snaturerebbe la funzione difensiva della NATO trasformandola in offensiva, le conseguenze sono ben note, ci troveremmo in guerra contro una potenza nucleare con tutte le drammatiche e terribili conseguenze che ben possiamo immaginare e occorre essere molto chiari su questo punto: le conseguenze sono NOTE e CHIARE.
Il giorno 24 il Presidente Biden sarà a Bruxelles per la riunione di tutti i Paesi della NATO quando verranno discussi diversi punti critici della situazione, tra cui la proposta dei paesi dell’est.
Gli USA hanno tentato di fare pressioni sulla Cina perchè non aiuti la Russia economicamente o militarmente, gli USA hanno unito alle richieste anche delle minacce, la cosa non è stata ricevuta con distrazione dalla Cina che ha fatto sapere di inviare aiuti umanitari all’Ucraina, mentre gli USA inviano armi. Inoltre, il Presidente Xi ha lasciato intendere che questa situazione sia frutto delle politiche USA di espansione della NATO e che stia a loro, adesso, trovare una via diplomatica per risolvere la situazione. Il Ministro degli esteri cinese ha poi risposto a tono al segretario generale della NATO ricordando che i Cinesi non dimenticheranno mai chi bombardò l’ambasciata a Belgrado e gli USA non sono più in un mondo unipolare ma in una realtà multipolare. Le minacce USA non sono state affatto accolte nel modo sperato da Washington.
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