Esteri
CRISI RUSSIA-USA: Le diplomazie europee all’opera tra alti e bassi
Le missioni diplomatiche tentano di disinnescare una crisi nella quale i media hanno una parte rilevante nel costruire la stessa escalation.
Macron, Biden, Scholz, Truss,Wallace e Blinken si sono alternati nei contatti con Mosca.
Aree di crisi nel mondo n. 104 del 13-2-2022
L’azzardo di Macron
L’attivismo di Macron si è manifestato interamente da lunedì in poi.
Domenica sera è arrivato in volo a Mosca.
Il giorno dopo ha incontrato il presidente Putin.
L’incontro ha avuto luogo nella solita sala con quell’enorme tavolo bianco, dove abbiamo già visto altri capi di stato essere ricevuti, come il Presidente iraniano Raisi.
Un incontro molto lungo, poco quasi 6 ore.
La lunghezza dell’incontro indica che i temi trattati siano stati diversi e analizzati con molta attenzione.
Non si è parlato solo della crisi con la NATO per l’Ucraina, sono stati discussi anche altri temi su altri e diversi scenari.
Alla domanda precisa di un giornalista francese, è stato confermato che durante il colloquio, il tema Africa e zone di influenza francese è stato toccato e discusso con molta attenzione, è stato lo stesso presidente Putin a riferirlo nella sua risposta.
Altri temi, riferiti stavolta da Macron sono stati la tensione tra Azerbaigian e Armenia, per la quale ha lodato il ruolo delle forze di pace russe, La Libia, dove sono presenti forze francesi e mercenari russi, la solita Wagner, stavolta dalla stessa parte, appoggiano Haftar. Altro argomento, il nucleare iraniano, i cui negoziati ancora sono impantanati sul rifiuto USA di ottemperare gli impegni del precedente accordo da loro mai applicato.
Il Presidente Macron pare essersi impegnato a riattivare il tavolo in formato Normandia.
Il giorno successivo è volato a Minsk dove ha incontrato Zelensky.
Tralasciando le dichiarazioni scontate e i proclami da irredentista dell’ucraino, siederà nuovamente al tavolo?, discuterà dell’attuazione dei trattati sottoscritti dal suo Paese o ne rifiuterà categoricamente le implicazioni? Prevedono tratti direttamente con le autorità del Donbass, che lui non vuole riconoscere.
Macron si gioca molto in questi passaggi.
Aprile è vicino e con esso giungono le elezioni presidenziale per le quali ancora non ha sciolto le riserve sulla sua ricandidatura.
Molto delle sue chances sono intimamente legate alla risoluzione di questa crisi.
Da qui l’iper attivismo e la fretta di ottenere dei risultati concreti.
C’è un problema però, i suoi maggiori, eventuali concorrenti, proclamando di voler togliere la NATO, OTAN, dalla Francia, di voler trovare una via di dialogo con la Russia.
Purtroppo sono estremisti di destra, questo non li rende certo simpatici al Presidente Putin, per cui non è affatto detto che approfitti delle difficoltà di Macron e che tenti un colpaccio silurandone i tentativi.
Tutto ciò che possa disinnescare la macchina bellica messa in moto da USA e GB è benvenuta per il Presidente russo.
Lo ha detto e ripetuto mille volte, non vuole invadere l’Ucraina, non vuole farlo, ma il non volerlo fare non significa ce non sia costretto a farlo.
I continui e sempre più numerosi carichi di armi letali che gli USA, la GB, e altri attori attivi come Polonia e Paesi Baltici, stanno facendo confluire a Kiev è impressionante e in costante crescita, solo ieri sono arrivati due 747 ed un C17 ce anno portato 480 tonnellate di armi e munizioni.
Che sistemi trasportino con esattezza non lo sappiamo, sono stati trasferiti già migliaia di missili anticarro, e centinaia di MANPAD di produzione polacca e statunitense.
Radar, munizioni, ospedali da campo, sistemi per le comunicazioni ecc ecc.
Ogni giorno l’Ucraina diviene un pericolo maggiore per la pace e la stabilità nella regione, la Russia potrebbe quindi non avere più opzioni d’azione ed essere costretta all’intervento armato.
Le minacce aperte e chiare di molti esponenti e del governo e delle forze che compongono la maggioranza attestano la follia e la violenza che governano il Paese, preda di organizzazioni neo-naziste che hanno formato battaglioni di paramilitari, armati fino ai denti che ora addestrano ragazzini, donne, civili in genere all’uso delle armi automatiche e degli esplosivi.
Gli USA danno i numeri
Gli Stati Uniti si stanno anche caricando l’onere di dettare i tempi dell’invasione russa.
Si dilettano in questi giorni, attraverso dei media compiacenti, di indicare le giornate in cui sicuramente avrà luogo l’invasione.
Possiamo dire che è ormai da dicembre che queste giornate si stanno alternando.
Prima è metà dicembre, poi è per il Natale, poi per l’inizio dell’anno nuovo, in seguito per il Natale ortodosso poi per fine gennaio, adesso prima hanno indicato il 14 e ieri Biden ha parlato apertamente del giorno 16. È una sequela di incredibili invenzioni che si susseguono e che gli USA prima o poi sperano di indovinare.
La verità è che sanno che non convenga affatto alla Russia di invadere l’Ucraina, sanno che lo farebbe solo se costretta manu militari a farlo. Sanno anche che lo schieramento russo è ancora disposto in difesa del proprio territorio e non offensivo.
Sanno molte cose ma scelgono di dirne altre.
Parlano di invasione e di guerra, fanno molto semplicemente un calcolo molto cinico.
Se riuscissero a spingere la Russia in guerra, e stanno facendo di tutto con provocazioni continue e fornendo armi all’Ucraina sperando che le usi, diranno che loro avevano avvisato che lo avrebbero fatto, perchè sapevano delle intenzioni del “brutto e cattivo russo di turno”, mentre se malauguratamente per loro, e meglio per tutti, se la Russia non si farà condizionare dagli USA e non attaccasse, Biden direbbe, e con lui tutti i media occidentali, che grazie alle azioni messe in atto , loro sono riusciti a evitare che la Russia invadesse l’Ucraina.
Cosa fa Zelensky? Al momento a svolto una riunione presso Karkov, un segnale per la tranquillità dei cittadini, Karkov si trova a pochi chilometri dal confine russo.
I vertici ucraini non condividono la strategia che Washington sta facendo sulla loro pelle, vittime sacrificali, e lanciano continuamente segnali di distensione e rassicuranti, alternandoli però a minacce e slanci di nazionalismo.
I danni ce l’economia di Kiev sta subendo sono notevoli, e non erano messi bene nemmeno prima di questa crisi.
Anche noi da questo lato d’Europa, nell’Unione, stiamo pagando carissima la strategia mediatica occidentale, tesa a colpevolizzare la Russia di qualunque fattore danneggi la nostra economia, ne sono un ottimo esempio i casi del caro gas o del caro energia.
Attraverso i nostri media si percepisce solamente che a determinare questi rincari sia la bassa disponibilità di metano, come se la Russia non ne consegnasse, ma più volte il governo tedesco ha dichiarato che tutti i contratti di fornitura russi fossero stati rispettati, anzi con un incremento di fornitura del 10%, pertanto a determinare gli aumenti dei prezzi al consumo sono fattori legati da un lato alle aste per le quote di produzione della Co2, che vengono poi contrattate e cedute sul mercato secondario, e una speculazione dei fornitori di energia che pur non avendo rincari sulle forniture di gas, aumentano i prezzi in base alle quotazioni dei “futures” del valore di mercato del metano. Prova ne è che i gestori della rete metano rivendano il gas in arrivo a prezzo fisso dai soliti fornitori via pipeline a paesi balcanici, attraverso il TAP e che le regolari forniture di gas attraverso le altre pipeline siano sempre regolari sulla base di contratti di fornitura pluriennali come rivelato anche dal presidente Putin in un incontro con imprenditori italiani come ENEL.
Le missioni diplomatiche di questi giorni.
Due visite importanti si sono svolte a Mosca in questi giorni.
La missione del Ministro degli esteri britannico Lizz Truss si è rivelata come la più imbarazzante per la diplomazia britannica a memoria d’uomo.
Arrivata con piglio deciso e fermo, il capo della diplomazia di Sua Maestà si è comportata come una qualunque turista gigioneggiando con tanto di colbacco sulla Piazza Rossa, cosa che sinceramente poteva fare la prossima estate o in occasione delle sue ferie.
Il momento tanto difficile per la crisi in atto dovrebbe spingere a comportamenti attenti e seri.
Il meglio di se lo ha però riservato durante l’incontro con il Ministro degli esteri russo Lavrov.
In questa occasione Lizz Truss ha continuato ossessivamente a dire al suo omologo russo ce i Britannici pretendessero il ritiro delle truppe russe dalle loro posizioni su suolo russo, non ascoltando le obiezioni di Lavrov al fatto che non si possa sindacare sull’uso di forze armate sul proprio territorio e su dove disporle, esattamente come se la Russia pretendesse di discutere del posizionamento di forze britanniche a Birmingham o Liverpool. Questo è stato definito dal Ministro Lavrov come dialogare con un sordo.
Alla fine sbottando il Ministro russo ha chiesto provocatoriamente se la Gran Bretagna riconoscesse la sovranità russa su Rostov e Voronez ( si tratta di due regioni capoluoghi di due omonimi distretti dove la Russia ha allocato un certo numero di brigate che sono appunto oggetto delle lamentele Britanniche).
Ammutolendo la sala, dopo un attimo di riflessione, la Truss esordiva con una affermazione che ha fatto trasecolare i presenti, affermava infatti che la Gran Bretagna mai avrebbe riconosciuto la sovranità russa su Rostov e Voronez.
Ascoltando anche gli interpreti, incredulo Lavrov si ammutolì, tutti sono rimasti esterrefatti, ad un certo punto l’Ambasciatore capo britannico a Mosca si è avvicinato al suo Ministro degli esteri e le ha detto, facendo in modo che altri sentissero, che le due regioni erano davvero in territorio russo.
Il Ministro Truss non conosceva le zone di dispiegamento delle forze russe delle quali chiedeva l’allontanamento, non era preparata nella sua materia oltre che nella normale geografia che si studia alle superiori.
Un imbarazzo generale per la diplomazia britannica che ha una lunga e apprezzata scuola di grandi Ministri degli Esteri.
Due giorni dopo accade qualcosa di veramente diverso.
A Mosca, si è recato il Ministro della difesa britannico Ben Wallace, accolto con grande cordialità dal Ministro russo Shoygu, mantiene un contegno molto professionale, si reca a portare fiori sulla tomba del Milite Ignoto e poi incontra la delegazione russa.
Rapporti molto sereni anche nei volti dei presenti, si discute ma in un clima di cordialità e nel rispetto della migliore tradizione della diplomazia.
La foto di gruppo viene scattata di fronte al grande ritratto dei Generali Montgomery e Zukov a Berlino, ricordando i sacrifici comuni che hanno unito nel passato i due popoli, la loro storia comune.
Non è cambiato molto nelle posizioni dei rispettivi governi ma al termine dell’incontro e dopo il rientro in patria del ministro Wallace e il suo resoconto al governo, la Gran Bretagna ha ordinato il rientro immediato di tutti i consiglieri militari che aveva inviato in Ucraina, molti erano anche in posizioni avanzate ad est. In seguito è stato anche ordinato il rientro di tutti gli ispettori OSCE britannici, e anche statunitensi, che stanno evacuando gli uffici di Donetsk. Restano per ora gli ispettori di tutte le altre nazionalità facenti parte dell’OSCE
Wallace in questo contesto ha dato prova di grande sangue freddo, intelligenza, cultura, capacità e professionalità, tutte qualità che mancano a Lizz Truss e che Wallace ha probabilmente ereditato dal suo servizio nelle Guardie Scozzesi dalle quali si congedò col grado di capitano.
Ora stiamo assistendo all’escalation mediatica con gli USA e affini che proseguono nel gettare il panico in Europa.
Le compagnie aeree come KLM hanno sospeso i voli da e per l’Ucraina.
Siccome le altre non si muovevano, ci hanno pensato i Britannici, le compagnie assicurative britanniche tra 36 ore da oggi, domenica, sospenderanno la copertura assicurativa alle compagnie ed ai voli che faranno scalo in Ucraina, di fatto obbligano tutte le compagnie a chiudere i voli ed isolare l’intero Paese.
Il governo ucraino sta protestando con le autorità britanniche, una situazione assolutamente paradossale.
I Russi stanno muovendo, finalmente alcune unità via terra avvicinandole a qualche decina di chilometri dalle frontiere ucraine, ma non sono certamente ancora sufficienti ad immaginare un reale pericolo per Kiev, ricordo sempre che se mobilitate, in 24 ore, potrebbero mutare radicalmente lo schieramento delle oltre 90 brigate impegnate nel settore e costituire una real minaccia, ma al momento non è così. Oltretutto prima dovrebbe iniziare, sempre, una operazione aerea, della quale al momento non vi è alcun cenno.
Restiamo sempre in attesa di qualche fatto concreto, finora l’unico è l’esercitazione russo
.bielorussa in corso dal 10 e che continuerà fino al 20, che vede l’impiego di molte unità di terra e aeree con fuoco vivo.
Ieri si sono svolte tre importanti contatti telefonici, uno tra Putin e Macron in videoconferenza, durato un’ora e tre quarti, hanno discusso di diversi argomenti facendo seguito alla visita del Presidente francese a Parigi.
Il Presidente francese si è detto soddisfatto per la conversazione.
Poi Blinken , segretario di Stato USA ha chiamato il suo omologo russo Lavrov.
Infine Biden ha chiamato Putin, sempre in video conferenza, e della chiamata è nota finora solo la nota rilasciata dalla Casa Bianca.
Proseguiamo nella crisi infinita sperando di arrivare alla fine di questa stagione da soap opera.