Esteri
La crisi profughi ai confini della UE, apoteosi dell’ipocrisia
La crisi dei migranti alle porte della UE ma dalla porta polacca, mette in crisi i valori fondanti della UE, emerge tutta l’ipocrisia di Bruxelles e la sua vera natura xenofoba e disumana. Due pesi e due misure se i migranti approdano a sud o se premono da nordest. Inaccettabile.
Di Stefano Orsi
Aree di crisi nel mondo n. 92 del 14-11-2021
Confine tra Bielorussia e Polonia
Si è concretizzato il rischi di cambio delle rotte dei migranti alle porte dell’Unione Europea.
Con l’avvicinarsi dell’inverno i mari sono più pericolosi e la possibilità di passare attraverso una via terrestre è molto più allettante.
In questa settimana migliaia di profughi provenienti da medio oriente e anche Africa, si sono ammassati alle porte della Polonia.
Attraverso una serie di offerte speciali, le compagnie aeree turche e irachene per lo più e una quota di voli della compagnia bielorussa, e di Dubai, migliaia di migranti sono giunti all’aeroporto di Minsk per poi dirigersi con bus, treni, taxi o per alcuni tratti a piedi, verso il valico di frontiera di Kuznika vicino a Grodno nella Bielorussia occidentale.
Una vera rete di trafficanti ha coordinato agenzie viaggio nei vari Paesi, prenotando i voli e attraverso agenzie viaggio bielorusse, ottenuto i visti necessari, non difficile disponendo di liquidi forniti dai viaggiatori.
Venivano promessi viaggi in pullman o auto fin oltre il confine della UE dove sarebbero stati accolti, e per diversi mesi ha funzionato, i primi sono effettivamente passati nei mesi scorsi, la voce si è sparsa nei Paesi e sono aumentati di numero.
Ricorderete nei mesi scorsi le avvisaglie, e la costruzione di barriere di filo spinato lungo le frontiere.
Era solo l’inizio, questo è invece il suo sviluppo naturale.
Ora le compagnie turche bloccano i voli, così come altre, ma in Bielorussia pare siano già presenti 10-14 mila profughi in attesa di raggiungere la frontiera. Che fare?
Chiedono di essere assistiti dalla UE, si dichiarano profughi di guerra, sono in maggioranza afghani, iracheni di origine curda, siriani fuggiti dalla guerra nel Paese e un certo numero di africani tra cui alcuni maliani.
La Polonia ha schierato ingenti truppe dell’esercito, almeno 15.000 soldati più le forze di polizia, stanno arrivando anche truppe NATO della Gran Bretagna e cannoni e mezzi semoventi dalla Germania, per cosa lo sanno solo loro.
Moltissime sono le famiglie presenti, dalle immagini costituiscono più della metà dei richiedenti asilo.
La Polonia nega ogni accesso alla zona ai giornalisti, le immagini che ci giungono sono girate spesso dal fronte bielorusso che invece non ha precluso loro di accedere alla zona.
La Polonia non ha richiesto l’intervento di FRONTEX.
Paradossalmente Frontex ha sede proprio a Varsavia.
Come mai non ha richiesto l’intervento dell’Agenzia? Perchè il controllo dei profughi sarebbe passato ad essa con il rischio che per ragioni umanitarie avrebbero fatto entrare le famiglie, migliaia di profughi quindi e li avrebbero poi stabiliti in campi su territorio polacco in attesa di redistribuzione all’interno della UE.
Basandosi sull’esperienza italiana in tema di redistribuzione dei migranti nella UE, 97 unità su 50000 arrivi recenti se ben ricordo, proprio grazie ai rifiuti di accoglimento da parte anche polacca, Varsavia ha valutato che fosse meglio non chiedere intervento di nessuna entità sovranazionale.
Il governo di Duda ha anche rifiutato di concedere l’accesso alla zona di crisi ai commissari europei che intendevano prendere visione diretta dei fatti.
La Polonia e la UE si limitano ad accusare la Bielorussia di aver organizzato tutto, di essere responsabile di quello che chiamano “attacco ibrido”.
Guardando però un po’ meno superficialmente al fenomeno, possiamo notare come i voli provengano in maggioranza da Paesi come la Turchia che è un Paese della NATO o dall’Iraq che è un Paese occupato militarmente dalla NATO ancora oggi.
Della situazione dell’Afghanistan, sappiamo bene cosa sia successo dopo la sconfitta ancora della NATO e quante decine di migliaia di persone abbiano lasciato il Paese.
Dobbiamo quindi valutare con attenzione le reali possibilità da parte Bielorussa di organizzare questa rete di contatti in Paesi controllati da intelligence ostili, e direi che siano piuttosto limitate se non addirittura nulle.
A riprova di questo c’è il fatto che la UE non stia facendo alcuna pressione sulla Polonia per far entrare i migranti e soccorrerli, comportamento disumano che francamente lascia interdetti.
Anzi, per bocca del presidente del Parlamento UE Michel, è stata fatta una dichiarazione di appoggio all’azione polacca che blocca quelle famiglie disperate dietro il filo spinato del confine, lasciandole alla mercé degli elementi e dell’inverno ormai vicino.
La Bielorussia sta allestendo campi e tende per offrire loro riparo, distribuisce aiuti, viveri e legna per scaldarsi, assistenza medica ai malati.
Davvero una bella immagine per l’Unione burocratica Europea.
I profughi no vogliono restare in Bielorussia, premono per entrare nella UE e chiedere aiuto come rifugiati di guerra o politici, la Polonia è irremovibile, non vuole che entrino nel suo territorio nel timore che poi gli altri Paesi della UE si comportino come la Polonia in precedenza.
La stampa occidentale, quella italiana in particolare, si sta comportando in maniera del tutto incoerente ed ipocrita rispetto alle posizioni tenute in passato.
Nessuno dei maggiori quotidiani accusa la UE di comportamento inumano, di sequestro di persona impedendo ai profughi di accedere al territorio, nessuno accusa la Polonia per il trattamento disumano riservato a coloro che tentano o che attraversano il confine, che vengono immediatamente bloccati e rispediti senza identificazione o altro oltre il confine.
La massa di disperati si è attestata lungo il confine vicino al valico di frontiera, hanno tentato di abbattere la recinzione, tagliando il filo spinato, accatastandoci sopra tronchi di alberi tagliati nei vicini boschi.
Chi ha provato ad affrontare le truppe di Varsavia ha ricevuto abbondante dose di manganellate e gas al capsicum, volgarmente detto spray al peperoncino, armi chimiche a tutti gli effetti usate senza parsimonia dai polacchi.
Molte le immagini di uomini e donne sanguinanti, con segni di lividi e gonfiori al capo segni evidenti dei colpi ricevuti.
Immaginiamoci che la stessa scena si fosse svolta in un porto siciliano o greco, cosa avrebbero scritto in Germania sul nostro comportamento e al Parlamento di Bruxelles i fiumi di proteste contro i governi violenti.
Ora le masse di profughi premono ai loro cancelli e tutto va bene così, anzi, forniranno forse i fondi per rafforzare i confini, con un muro più alto, magari elettrificato già che ci sono.
Ed erano gli stessi che accusavano Trump di razzismo quando proseguiva nella costruzione del muro al confine del Messico, muro iniziato da Clinton Bill, da Bush junior e poi dallo stesso Obama, con la Clinton Hillary Segretario di Stato.
L’ipocrisia è tale e tanta da schifare solo a immaginarla.
Una delle cose che più colpiscono è l’uso di armi asimmetriche usate dai polacchi contro i migranti, li privano del sonno, tengono potentissime luci puntate su di loro la notte, diffondono sirene e avvisi ad altissimo volume costantemente, nei momenti di maggiore tensione hanno sparato con i fucili d’assalto di cui sono dotati, in aria spero.
Dove sono i principi di rispetto per i diritti umani, l’accoglimento, la solidarietà, che sulla carta sarebbero il fondamento della Unione burocratica Europa?
Bruxelles si limita a telefonare al Presidente Russo Putin perchè faccia pressioni sul collega Lukashenko, e a minacciare sanzioni economiche contro Minsk.
Mai una parola per organizzare una soluzione alla soluzione dei migranti.
Pretendono invece che la forza la usi Minsk per allontanare le masse di disperati dai confini, presenza che rivela la falsità dei principi fondanti dell’Unione.
Lo stesso Putin lo ha fatto notare nella sua risposta a Bruxelles, ribadendo che se desiderano una soluzione con Minsk che chiamino direttamente la Bielorussia.
E come dargli torto?
Lukashenko sbaglia e molto invece quando per rispondere alle minacce di sanzioni, sventola il possibile taglio alle forniture di gas per Varsavia, transitano infatti dal gasdotto che attraversa la Bielorussia.
L’errore è strategico, se minacci le forniture energetiche del vicino, spingi questo a rifornirsi altrove anche pagando molto di più, questo Putin lo sa e lo comprende bene, evidentemente Lukashenko no.
Spunta nuovamente la Merkel a cercare di trovare una soluzione alla situazione di tensione, lei che è prossima ad essere sostituita dal nuovo Cancelliere resta ancora l’unico vero pilastro di valore a sostenere il peso di una istituzione Unitaria che non ha mai trovato ragione di esistere se non negli interessi egoistici di singoli Paesi dominanti.
La stessa Emma Bonino afferma che ci si trovi di fronte ad un cambio della rotta dei migranti e non ad un atto deliberato di Lukashenko, che si limita ad assecondare lo spostamento verso il confine, e che le soluzioni della UE di costruire con fondi comunitari un muro a difesa dei confini non sia una soluzione ma un tampone inutile.
Anche la Bonino osserva il rifiuto polacco all’intervento di FRONTEX.
Dietro alla crisi migranti vi è però il tentativo di sfruttare la tensione per rafforzare i dispositivi militari in vista di una possibile crisi militare con Mosca.
I rapporti continui degli USA sulla presenza di truppe russe (in Russia) come se fosse anomalo avere truppe presenti sul proprio territorio, movimenti che nemmeno l’Ucraina dapprima confermava, situazione più che anomala.
Poi i movimenti di bombardieri B1B sul mar nero e sul Baltico, cui Mosca ha dovuto rispondere con i suoi YU22 e TU160 volati sia in Bielorussia che attraverso il mare del nord fin all’interno dello spazio aereo di riconoscimento, che non significa violare lo spazio aereo sia chiaro.
Gli Usa hanno anche inviato nel Mar Nero due unità da guerra, il cacciatorpediniere Porter e la porta elicotteri Mont Whitney, nave comando della VI° flotta di stanza nel Mediterraneo.
L’Ucraina ha annunciato di voler spostare le sue unità navali da guerra nel Mare D’Azov attraversando senza autorizzazione le acque territoriali russe, vedremo se tenteranno.
La situazione è oltre che ingarbugliata, molto tesa.
In questi giorni abbiamo assistito a due morti, un soldato polacco vittima di un errore nel maneggio del fucile d’assalto, non sappiamo se suo o di un commilitone, ed un ragazzo di 20 anni siriano, trovato morto nei boschi polacchi, passato evidentemente in un punto meno sorvegliato non è riuscito a raggiungere la Germania.
Non si conoscono le cause della sua morte e diffidiamo delle indagini condotte dalle autorità polacche.
Resta ora da digerire la vera nature dell’Unione burocratica Europea, fondata a chiacchiere sul rispetto dei diritti umani e razzista e xenofoba oltre che disumana nella realtà.
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