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Scuola: non solo il lavoro ma il diritto alla vita

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Con le politiche del saccheggio i nostri vari Governi, quelli, per intenderci, che  hanno dilapidato  centinaia di miliardi di euro per soccorrere le banche e gli imperi finanziari a danno dei lavoratori,  in perfetta continuità , si sono proposti come i “salvatori”  del sistema politico ed economico proponendo un’immagine positiva e propositiva della Scuola.

In realtà, si metteva scientemente  in pratica il massacro della scuola laica e statale con l’espulsione in massa del precariato, l’attacco indiscriminato al Publico Impiego, la pressione intollerabile del fisco, la proliferazione dei contratti a progetto . Viene in questo scenario, una naturale rabbia e la voglia di rivendicare NON SOLO IL LAVORO MA IL DIRITTO ALLA VITA, che sia degna di questo nome, anche se credo che siamo, attualmente,  ad un punto di possibile non ritorno, per la scuola pubblica,quella che strumento di emancipazione,  ha permesso a molti di realizzare il proprio progetto di vita. Oggi ,inermi , assistiamo   al suo smontaggio pezzo per pezzo, alla sua balcanizzazione , … per far scendere i prezzi ed immetterla sul mercato.

Per rovesciare la tendenza al suo progressivo  degrado e alla sua mercificazione, sarebbe bastato imporre  i dettami della Costituzione sull’obbligo di riconquistare risorse e condizioni  di studio e lavoro, di quantità e qualità adeguate allo sviluppo sociale e civile della popolazione. Si sarebbero dovute  bloccare le finzioni del governo e  quegli strumenti  inventati per creare le illusioni delle finte risoluzioni del problemi economici riconquistando spazi di rappresentatività.
Invece il mondo della scuola e il diritto allo studio è stato considerato residuale una  spesa inutile a carico dell’amministrazione centrale filoliberista , che si andava sempre più consolidando  con la tacita complicità della falsa opposizione filo-USA.
Così ,senza accorgercene ,siamo giunti alla pseudo-riforma Gelmini e all’assemblamento di norme che nella loro legalità inducono a delinquere ;  come lo scandalo dei lavoratori precari illegalmente licenziati se consideriamo lo Stato di Diritto , infatti  fare retrocedere dei cittadini-lavoratori dalla priorità acquisita fino alla privazione, cancellare i diritti acquisiti significa negare il DIRITTO-DOVERE sancito dalla Costituzione, e amministrare in queste condizioni con  lo Stato che contraddice se stesso significa compiere un crimine . Forse una forza sindacale , degna di questo nome e  difensiva  dei lavoratori, avrebbe arginato questa deriva, ma in questi anni sembra che   nessuno si sia accorto di come i sindacati si siano piegati agli interessi della Confindustria, di come ora   la RSU si sia s trasformata in un mezzo aggiuntivo del collaborazionismo alla dirigenza. Un sistema  introdotto  dall’autonomia scolastica, grazie alla quale uno stuolo di presidi si è trasformato  in  dirigenti scolastici, che , come tirannelli locali , praticando una sorta di investitura , si scelgono tra i docenti più fedeli i propri collaboratori, non più funzione intermedia facilitatrice tra i vertici e la base, ma mezzi di controllo feroce sui lavoratori .
Per anni il mondo della scuola si è affidato ai sindacati  il cui lento esaurimento del potere di contrattazione ha fatto si che  i sindacalisti di Cgil Cisl Uil guardano oggi alle elezioni Rsu e ai comparti solo in funzione dei permessi sindacali, delle tessere e del loro potere di sigla, nel più totale disprezzo dei diritti dei lavoratori
E non è finita, la meritocrazia, la valutazione legata alla carriera trasformerà gli operatori scolastici  in ulteriori  collaborazionisti pronti a tradire a mettere la propria dignità sotto i piedi, per cercare il  consenso di chi ritiene suo diritto esercitare  il potere sulla vita dei propri subalterni.
Eppure tutto questo in uno Stato di Diritto, è illegale

ADELE DENTICE – PBC Puglia

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo