30 Giugno 2025
Welfare in trasformazione: l’equilibrio tra spesa pubblica e privata nei sistemi di protezione sociale
A partire dal 2010, l’evoluzione della spesa sociale, sia pubblica sia privata, offre una chiave di lettura fondamentale per comprendere come gli Stati e le società abbiano affrontato le sfide della sostenibilità, dell’equità e della resilienza

Di Angelo Leogrande
Il tema del welfare, nelle sue componenti pubblica e privata, si colloca oggi al centro del dibattito economico e sociale globale, in un contesto segnato da incertezze, crisi ricorrenti e cambiamenti demografici profondi. A partire dal 2010, l’evoluzione della spesa sociale, sia pubblica sia privata, offre una chiave di lettura fondamentale per comprendere come gli Stati e le società abbiano affrontato le sfide della sostenibilità, dell’equità e della resilienza. L’analisi seguente si propone di analizzare in prospettiva comparata i dati relativi alla spesa sociale nei paesi OCSE e in alcune economie non appartenenti all’organizzazione, con particolare attenzione agli effetti della pandemia di COVID-19 e alle trasformazioni in atto nei modelli di protezione sociale.

Nella prima parte del testo viene esaminato l’andamento della spesa sociale pubblica in percentuale del PIL, mettendo in luce le strategie adottate dai diversi paesi nel corso del tempo. Emergono differenze marcate tra i modelli social-democratici europei, nei quali il welfare pubblico rimane predominante, e altri sistemi in cui l’intervento statale si è rivelato più flessibile o limitato, anche in risposta alla crisi pandemica. Si osservano, inoltre, percorsi di convergenza nei paesi emergenti, dove il rafforzamento della spesa pubblica ha rappresentato una risposta necessaria alle disuguaglianze esacerbate dalla crisi sanitaria.
La seconda parte si concentra invece sulla spesa sociale privata, evidenziando il ruolo crescente di strumenti assicurativi obbligatori e volontari, soprattutto nei paesi anglosassoni e in alcune economie ad alto reddito. Il confronto tra le due componenti – pubblica e privata – permette di cogliere le logiche di complementarità o sostituzione nei diversi contesti nazionali, offrendo spunti di riflessione sul futuro dei sistemi di welfare in una fase storica in cui sostenibilità, inclusione e innovazione sociale rappresentano sfide sempre più urgenti.
Welfare pubblico e pandemia: come gli Stati hanno risposto alla crisi sanitaria e sociale
L’evoluzione della spesa sociale pubblica in percentuale del PIL dal 2010 al 2024 rivela tendenze significative nei modelli di welfare pubblico a livello globale, con profonde implicazioni per le politiche economiche, sociali e fiscali. Il dataset include la quota di spesa sociale pubblica per la maggior parte dei paesi OCSE e per alcune economie non appartenenti all’OCSE, come Bulgaria, Croazia, Romania e Perù. Attraverso l’analisi dei dati, emergono dinamiche strutturali, cicliche e occasionali, con l’impatto della pandemia di COVID-19 che ha rappresentato un punto di svolta nel breve termine. Nel lungo arco temporale osservato, la media OCSE mostra una certa stabilità con oscillazioni contenute fino al 2019, seguite da un’impennata nel 2020, dovuta chiaramente all’intervento pubblico straordinario per fronteggiare la crisi pandemica. Si passa da un valore medio del 20.3% del PIL nel 2019 al 23.3% nel 2020, con un lieve ridimensionamento nei due anni successivi, assestandosi su un 22.1% nel 2021 e 20.5% nel 2022. Questa dinamica è ricorrente in quasi tutti i paesi OCSE e testimonia come gli Stati abbiano messo in campo risorse eccezionali per il sostegno a famiglie, imprese, sanità pubblica e sussidi di disoccupazione. Paesi come Francia, Belgio, Finlandia e Austria si confermano tra quelli con i più alti livelli di spesa pubblica sociale lungo tutto il periodo. La Francia, in particolare, mantiene costantemente una quota superiore al 30%, raggiungendo un picco del 34.7% nel 2020. Anche in Austria e Finlandia si osservano livelli superiori al 30% negli anni recenti, a dimostrazione della solidità e dell’ampiezza dei loro sistemi di welfare. Questo conferma il ruolo del welfare come pilastro dello Stato nei modelli social-democratici e misti dell’Europa continentale. Interessante è la dinamica dei paesi nordici. La Danimarca, che nel 2010 si attestava al 29.9%, registra una leggera discesa nel decennio seguente, toccando il 25.5% nel 2022. Simile la traiettoria della Svezia, che pur partendo da un valore alto (26.8%) mostra un calo progressivo fino al 25.3% nel 2022, per poi recuperare leggermente. Questi cali potrebbero derivare da una combinazione di fattori: politiche di efficienza della spesa, riforme dei sistemi previdenziali e sanità digitale che riducono i costi senza compromettere i servizi. Un caso notevole è quello della Germania, la cui spesa è rimasta relativamente stabile tra il 25% e il 27%, fino al picco del 29.5% nel 2020, per poi rientrare gradualmente.

Questa stabilità riflette un bilancio attento tra sostenibilità fiscale e protezione sociale, rafforzato dalla forza economica del paese e dalla disciplina di bilancio pre-pandemica. Molto marcata è la traiettoria dell’Italia, che mostra un incremento progressivo fino al 2020, dove si registra un picco al 32.5%, con una lieve discesa nei due anni seguenti. Questo andamento è coerente con la maggiore pressione sul sistema sanitario e pensionistico e con le politiche di emergenza adottate dal governo per sostenere il tessuto sociale ed economico del paese. Nel Regno Unito, la spesa sociale pubblica è passata da valori attorno al 25% nel 2010 a una flessione costante fino al 22.2% nel 2018, prima di risalire bruscamente durante la pandemia, con un picco del 25.6% nel 2020.

Questo trend suggerisce una fase di contenimento della spesa nel periodo pre-COVID, probabilmente legata a politiche di austerità, seguita da una risposta di tipo keynesiano durante la crisi. Nei paesi extra-europei, si osservano dinamiche interessanti. Gli Stati Uniti mostrano valori relativamente più bassi, con una media intorno al 18–19% del PIL, ma con un significativo aumento nel 2020 (23.7%), seguito da un ridimensionamento. Il modello americano, fortemente dipendente dalla spesa privata, spiega questi valori, ma l’intervento pubblico durante la pandemia ha segnato un’eccezione, mettendo in luce la capacità dello Stato di espandere il suo ruolo in momenti critici. Il Giappone presenta un andamento più regolare, con una spesa che oscilla intorno al 21–22% e che si intensifica nel 2020 e 2021 fino a superare il 25%. Questo andamento è in parte legato all’invecchiamento della popolazione giapponese, che comporta una crescente spesa per pensioni e assistenza sanitaria. Nel caso della Corea del Sud, si nota una trasformazione più strutturale: partendo da livelli bassissimi nel 2010 (7.4%), la spesa sociale pubblica raddoppia entro il 2021 (15.2%) e prosegue la crescita nel 2022 e 2023. Questo rappresenta uno dei casi più interessanti di convergenza verso un modello di welfare più completo, con lo Stato che assume progressivamente un ruolo maggiore nella protezione sociale. In America Latina, i dati di Cile, Colombia, Costa Rica e Messico mostrano tendenze generalmente positive, ma con forti oscillazioni legate alla volatilità economica e all’instabilità politica. In Cile, ad esempio, la spesa pubblica cresce fino al 2021 (19.6%) per poi calare, mostrando un’elevata reattività agli eventi di crisi. Anche in Colombia si assiste a un aumento fino al 2020 (16.8%), ma già nel 2022 la quota si riduce al 13.6%. Costa Rica e Messico mostrano valori più contenuti, ma con segnali di crescita che potrebbero preannunciare un rafforzamento dei sistemi di welfare in futuro. Tra i paesi dell’Europa orientale, si evidenziano percorsi di consolidamento. Polonia, Slovacchia, Slovenia e Lituania mostrano una progressione graduale con un’accelerazione nel 2020, seguita da un leggero ridimensionamento. In particolare, la Polonia raggiunge il 23.5% nel 2020, seguita da un calo, ma si mantiene sopra i livelli pre-pandemici. Anche la Slovenia mostra un aumento dal 22.9% del 2015 fino al 25.2% nel 2020, stabilizzandosi attorno al 23% negli anni successivi. Infine, alcuni paesi extra-OCSE come Bulgaria, Romania, Croazia e Perù mostrano dinamiche differenziate. Bulgaria e Romania si muovono entro una fascia compresa tra il 14% e il 20%, con picchi nel 2020 che rispecchiano la tendenza globale. La Croazia mantiene una spesa attorno al 20%, con una punta del 23.5% nel 2020.

Perù rappresenta un caso atipico con livelli molto bassi (6–9%) e un sistema di welfare pubblico ancora in fase embrionale. In sintesi, la spesa sociale pubblica in rapporto al PIL mostra una notevole resilienza e capacità di adattamento durante i periodi di crisi, in particolare durante la pandemia. I dati confermano che, al di là delle differenze nei livelli assoluti, tutti i paesi analizzati hanno fatto ricorso alla spesa pubblica per sostenere la coesione sociale. Tuttavia, emergono anche importanti differenze strutturali tra paesi con welfare maturo e sistemi in via di sviluppo. L’esperienza recente solleva interrogativi sulla sostenibilità di lungo termine di questi livelli di spesa, sull’efficacia dell’allocazione delle risorse e sulla necessità di riforme strutturali in molti paesi per assicurare protezione sociale in un contesto di invecchiamento demografico, transizione digitale e cambiamento climatico. La sfida futura sarà quella di mantenere questi standard di protezione sociale, garantendo allo stesso tempo stabilità macroeconomica e inclusione sociale.
Dove finisce lo Stato e inizia il mercato: il ruolo della spesa sociale privata nel welfare contemporaneo
L’analisi della spesa sociale privata, sia obbligatoria sia volontaria, in percentuale del PIL, rivela una dimensione spesso trascurata ma fondamentale nei sistemi di welfare: il ruolo del settore privato nel garantire prestazioni sociali. In questo ambito, le differenze tra paesi risultano particolarmente marcate e strettamente collegate alla struttura del sistema di protezione sociale, alla cultura del welfare, al livello di reddito e alla fiducia nelle istituzioni pubbliche.
I dati mostrano che in alcuni paesi, come Stati Uniti, Svizzera, Paesi Bassi e Australia, la componente privata della spesa sociale raggiunge livelli significativi, a volte superiori al 10% del PIL. Gli Stati Uniti, ad esempio, mantengono stabilmente una spesa privata intorno all’11–13% del PIL nel periodo considerato, con un picco del 12.8% nel 2021. Questo riflette un modello di welfare in cui il ruolo dello Stato è limitato e dove l’assicurazione sanitaria privata, i fondi pensione e altri strumenti di protezione sono largamente diffusi e incentivati fiscalmente. In questo contesto, il cittadino è spesso chiamato a finanziare in maniera autonoma buona parte delle prestazioni sociali, anche se in alcuni casi queste spese sono obbligatorie o fortemente regolamentate.

La Svizzera e i Paesi Bassi rappresentano altri esempi di modelli misti, dove la spesa privata gioca un ruolo complementare ma essenziale. In Svizzera la quota è in costante crescita, passando da 11.0% nel 2010 a 13.5% nel 2020, leggermente ridotta nel 2021 ma comunque su livelli molto alti. Questo è coerente con un sistema di assicurazioni obbligatorie private, in particolare in ambito sanitario, che richiedono ai cittadini il pagamento di premi consistenti. Anche nei Paesi Bassi si osservano livelli elevati, sopra l’11%, in un sistema caratterizzato da un mix tra copertura universale e gestori privati che competono sotto regole pubbliche.
In Australia e Canada si registra una crescita costante della spesa privata sociale nel tempo. L’Australia passa dal 4.3% del 2010 a un massimo di 6.5% nel 2019, per poi contrarsi leggermente nel 2021. Questo aumento è indicativo di una crescente dipendenza da fondi pensione privati, assicurazioni sanitarie e altri strumenti volontari o semi-obbligatori. Simile è il caso del Canada, che registra una crescita dal 4.4% a oltre il 6%, prima di una leggera contrazione recente. Questi paesi riflettono un modello di welfare in cui lo Stato garantisce un livello minimo di protezione, mentre l’integrazione delle prestazioni avviene su base individuale o aziendale.
Di contro, numerosi paesi europei, in particolare quelli dell’Europa orientale e mediterranea, mostrano livelli molto bassi di spesa sociale privata. In Italia, Grecia, Spagna, Portogallo e nei paesi dell’Est come Slovacchia, Lituania, Lettonia e Ungheria, la spesa privata non supera quasi mai il 2% del PIL. Questo riflette una maggiore centralità del settore pubblico nella gestione del welfare e una minore penetrazione del mercato assicurativo privato. Nei paesi dell’Est Europa, i valori molto bassi, come lo 0.3% della Polonia o lo 0.1% della Romania, evidenziano anche un minor livello di reddito disponibile e una minore maturità dei mercati finanziari.

Un caso interessante è quello della Francia e della Germania, che pur avendo sistemi pubblici molto robusti, mantengono una quota significativa di spesa privata, intorno al 3–4%. In Francia, si evidenzia un leggero aumento negli anni centrali, con un massimo del 4.3% nel 2014 e una successiva stabilizzazione. In Germania la spesa cresce gradualmente, toccando il 3.8% nel 2020. Questi valori suggeriscono la presenza di strumenti integrativi, come assicurazioni sanitarie complementari, fondi pensione privati e coperture contro la perdita di autosufficienza, che pur non essendo centrali nel modello di welfare, rappresentano un sostegno importante per il cittadino medio.
I paesi nordici mostrano una variabilità interessante. La Danimarca parte da un livello elevato (4.7% nel 2010), ma nel tempo si assiste a una leggera flessione fino al 3.4% nel 2021. La Svezia, al contrario, cresce gradualmente da un valore di partenza del 2.4% fino a 2.8%. La Finlandia resta più stabile intorno all’1.5%. Queste differenze riflettono approcci nazionali differenti alla complementarietà tra pubblico e privato, anche all’interno di sistemi simili per filosofia. Nei paesi nordici, le prestazioni pubbliche sono così ampie e generose che la domanda di protezione aggiuntiva privata resta limitata, sebbene esista.
Un altro caso emblematico è quello del Regno Unito, dove la spesa privata si mantiene attorno al 4% con una lieve tendenza alla crescita fino al 2020. In Irlanda, al contrario, si osserva un progressivo calo: dal 3.2% nel 2013 si scende all’1.6% nel 2021. Questo potrebbe essere legato a una maggiore estensione delle prestazioni pubbliche o a una diminuzione della capacità di spesa della popolazione a causa di crisi economiche e inflazione.
Nel caso dell’Asia, il Giappone registra un lieve declino della spesa privata, da 3.4% nel 2010 a 3.1% nel 2021, mentre la Corea mostra una crescita costante, passando da 1.9% a 3.6% nello stesso periodo. In Corea del Sud questo andamento rispecchia la trasformazione in corso del welfare nazionale: con l’invecchiamento della popolazione e la transizione verso uno Stato sociale più robusto, la componente privata sta ancora colmando lacune strutturali del settore pubblico.

Anche in America Latina emergono tendenze rilevanti. In Cile la spesa privata cresce fino al 4.3% nel 2020, per poi ridursi leggermente. In Colombia si nota una progressione lenta ma costante da 1.6% a 2.6%, mentre in Costa Rica la crescita è più modesta, raggiungendo l’1.1% nel 2021. Questi numeri indicano un progressivo ricorso a coperture private, spesso per sanità e pensioni, in paesi in cui il welfare pubblico non riesce a garantire livelli di servizio adeguati per tutta la popolazione.
Il dato medio OCSE, che si attesta attorno al 2.7–3.1% del PIL, riflette un equilibrio complesso tra due modelli: da un lato quelli che fanno largo uso della spesa sociale privata, spesso su base obbligatoria (come USA, Olanda, Svizzera), e dall’altro quelli che puntano quasi esclusivamente sulla spesa pubblica (come i paesi scandinavi e l’Europa meridionale). L’andamento medio mostra una lieve tendenza alla crescita fino al 2020, quando si tocca il 3.1%, con una leggera flessione l’anno successivo.
Infine, nei paesi non OCSE, la spesa privata resta generalmente molto bassa. Romania e Bulgaria si attestano costantemente intorno allo 0.1–0.7%, Perù sale lentamente fino allo 0.9%, mentre la Croazia raggiunge lo 0.7% nel 2021. Questo conferma che nei sistemi di welfare meno sviluppati, le prestazioni sociali private, pur essendo in crescita, sono ancora marginali rispetto al complesso della protezione sociale.
In sintesi, l’analisi della spesa sociale privata evidenzia profonde divergenze nei modelli di welfare e nella distribuzione del rischio sociale tra pubblico e privato. Nei paesi anglosassoni e in alcune economie avanzate europee, il privato svolge un ruolo centrale e strutturato; in altri paesi, invece, resta marginale o complementare. Le tendenze attuali suggeriscono che, sebbene la spesa pubblica resti la colonna portante del welfare in gran parte del mondo, la componente privata continuerà a crescere, specie nei settori della sanità, delle pensioni integrative e dell’assistenza a lungo termine, in risposta all’invecchiamento della popolazione e alla pressione sui bilanci pubblici.
L’analisi congiunta della spesa sociale pubblica e privata nel periodo 2010–2022 restituisce un’immagine articolata e dinamica dei sistemi di welfare nei paesi OCSE e in alcune economie emergenti. L’evidenza empirica mostra chiaramente che la spesa pubblica ha rappresentato lo strumento principale di risposta alla crisi pandemica, con un aumento diffuso e temporaneo degli investimenti sociali da parte degli Stati. Questo riflette non solo la capacità di intervento del settore pubblico, ma anche il suo ruolo imprescindibile nella protezione sociale nei momenti di maggiore vulnerabilità collettiva. Tuttavia, la sostenibilità di tali livelli di spesa nel lungo periodo resta una questione aperta, soprattutto in presenza di debiti pubblici crescenti e di nuove sfide globali, come l’invecchiamento demografico e il cambiamento climatico.
Parallelamente, la spesa sociale privata si configura come un elemento sempre più rilevante in determinati contesti nazionali, soprattutto nei paesi ad alto reddito dove il welfare assume una forma mista. In queste economie, strumenti assicurativi obbligatori e volontari hanno rafforzato la capacità del sistema di adattarsi, ma al tempo stesso sollevano interrogativi sulla giustizia distributiva e sull’universalità dell’accesso. La coesistenza tra pubblico e privato non è sempre sinonimo di complementarità virtuosa: in alcuni casi può generare segmentazione e disuguaglianze. Il futuro dei sistemi di welfare richiederà dunque una riflessione profonda sulle modalità di finanziamento e sulla ripartizione delle responsabilità tra Stato, mercato e cittadini, in un equilibrio nuovo tra efficienza, equità e solidarietà sociale.
Fonte: OCSE
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