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29 Giugno 2025

Loredana Nimis e Francesca Rosellina Vecchi, due vite scritte a matita

Ci sono vite e storie scritte a matita, che è facile cancellare.

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Credit foto archivio storico "Il Messaggero"

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Roma eterna e magnifica. Così la raccontano i libri di storia. Così è ancora oggi.

Eterna anche se molto meno magnifica.

Roma ha vissuto tutti i cambiamenti della società nelle varie epoche. Cambiamenti non sempre positivi.

Come la diffusione di sostanze stupefacenti dalla fine degli anni 70 all’inizio degli anni 90.

Tutte le capitali europee hanno dovuto affrontare questa emergenza. A cui nessuno era preparato. Come dimostra quanto accaduto a Zurigo.

La droga si diffonde velocemente tra i giovani. Diventando in poco tempo una piaga di dimensioni enormi.

Ragazzi e ragazze dalla vita tranquilla in pochissimo tempo cadono nella dipendenza dalla sostanza stupefacente.

Spesso di cattiva qualità perché tagliata male.

La diffusione della droga porta ad una spirale criminale. Per la droga servono i soldi. Tanti. Per procurarsi il denaro necessario spesso la via è la prostituzione, i furti e le rapine.

Roma non viene risparmiata, anzi. Ogni giorno episodi di violenza legati alla droga. Ogni giorno ragazzi e ragazze muoiono per le vie di Roma per overdose. Nei cessi dei locali pubblici, nei ruderi abbandonati, nei parchi, per strada.

E poi iniziano a morire anche di AIDS.

Spesso nella infastidita indifferenza.

A Roma ci sono i ministeri, il Governo, il Vaticano ma in realtà è come se fossero su un altro pianeta rispetto all’emergenza droga nelle vie della Capitale.

Restano solo le iniziative isolate di persone di buona volontà. Come Don Luigi Di Liegro.

Molti “fantasmi” popolano le vie di Roma negli anni 80. Come tragicamente e realisticamente raccontato dal film “Amore tossico” del 1983.

Ne abbiamo dimenticato i nomi, come si fa con ciò che non vogliamo vedere.

Allora ricordiamo noi tre nomi. Tre storie.

Francesca Rosellina Vecchi, Loredana Nimis e Paola Carlini. Tre ragazze, tre amiche o “compagne di disperazione” come scrissero all’epoca i giornali.

In un mondo giusto, quello di “Carosello” che probabilmente aveva visto anche loro da bambine, sarebbero vissute serene e realizzate. Soprattutto sarebbero vissute.

Invece le loro vite sono state spazzate via dalla Roma tossica degli anni 80.

Ad iniziare da Francesca Rosellina Vecchi. Che l’8 aprile 1985 viene trovata, morta, nel letto dell’abitazione che divideva con il suo compagno.

Segni di avvelenamento ma non da overdose.

Il 12 aprile 1985 accade qualcosa che scuote la coscienza dei romani.

Due uomini danno fuoco a Paola Carlini e Loredana Nimis nella baracca dove vivevano in via del Torrione.

Un gesto dettato, secondo le dichiarazioni dei vicini, dall’esasperazione per i comportamenti delle due ragazze: furti, siringhe sporche di sangue buttate per strada dopo l’iniezione di droga, comportamenti disinibiti davanti ai bambini.

La polizia trova nella baracca distrutta psicofarmaci e ricette false.

Loredana Nimis è in grave condizioni con ustioni estese. Soprattutto al viso. Paola Carlini è più fortunata almeno fisicamente ma porta comunque i segni psicologici.

Un fatto grave che impone provvedimenti . Il Comune di Roma si interessa delle due ragazze. Trova loro una casa e le affianca. Anche la televisione darà spazio alla loro vicenda.

L’occasione per salvarsi. Per scrivere una storia diversa.

Nessuna favola, nessun lito fine. Solo una brutta storia destinata a concludersi nel peggiore dei modi.

Il 15 giugno 1985 Loredana Nimis viene trovata cadavere sul pianerottolo del civico 30 di via Gioberti. Overdose, questa viene indicata come causa della morte. Eppure quando tutto sembra finire, iniziano i dubbi.

Sulle cause della morte di Francesca Rosellina Vecchi e sui reali motivi del rogo che per poco non uccideva Paola Carlini e Loredana Nimis.

Dubbi sollevati da Maurizio Costanzo nello speciale tv su Retequattro intitolato “Loredana, storia di una morte imperfetta”.

Dubbi rilanciati da “La Repubblica” il 20 giugno 1985.

Sempre “La Repubblica” il 17 aprile 1985 rivela un particolare molto importante. Il 12 aprile Loredana Nimis e Francesca Rosellina Vecchi dovevano essere sentite dai carabinieri su un presunto giro di festini a luci rosse e droga,

Francesca Rosellina Vecchi, tempo prima, era stata fermata di notte dai carabinieri seminuda accanto ad una discarica.

Sono state uccise per evitare che parlassero? Non abbiamo risposta.

Perché gli anni 80 sono volati velocemente. Roma guardava al Giubileo del 2000 per rifarsi un nuovo volto. Tutto dimenticato.

A ricordo solo le lapidi dei cimiteri o il racconto di storie che nessuno vuole ascoltare.

Ora una Commissione d’inchiesta parlamentare sta rivoltando come un calzino la Roma degli anni 80 per trovare la verità sulla scomparsa di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi.

La stessa cosa non verrà fatta per Francesca e Loredana. Che vengono ricordate giusto per rafforzare una delle tante ipotesi sulle scomparse di Mirella ed Emanuela.

Ed è anche peggio di averle dimenticate.

Non siamo tutti uguali e questo lo sapevamo già.

Ci sono vite e storie scritte a matita, che è facile cancellare.

 Dimenticare come se non fossero mai state scritte.

Mai esistite.

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