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Editoriale

Una cattiva informazione e una buona disinformazione stanno distruggendo la democrazia.

Dalla guerra del Vietnam in poi i politici hanno maturato la determinazione che per vincere una guerra o una competizione geopolitica c’è la necessità di avere dalla propria parte una percentuale molto rilevante dell’opinione pubblica.

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Di Fulvio Rapanà

Dalla guerra del Vietnam in poi i politici hanno maturato la determinazione che per vincere una guerra o una competizione geopolitica c’è la necessità di avere dalla propria parte una percentuale molto rilevante dell’opinione pubblica. Quella in Vietnam è stata persa prima sulla stampa e in televisione poi sul campo. I governi di qualsiasi colore politico dagli anni 70/80 hanno costruito strutture di comunicazione che enfatizzino e supportino le attività e le decisioni dei governi e dare voce anche o soprattutto a quella parte dell’opinione pubblica che è più favorevole alle posizioni governative. Ad esempio negli Usa Fox News è stata creata per contrastare la CNN, New York Times, Washington Post.  In 40 anni questa funzione è stata sempre più affinata fra informazione e disinformazione, in un difficile equilibrio fra valori liberali, che sono alla base dell’agire dell’occidente, e  azioni illiberali messi in atto; fra principi di liberà e democrazia  e l’utilizzo di metodi illegali o illeciti; conciliare fini meritevoli con i mezzi sgradevoli, e persino antidemocratici, necessari per raggiungerli. I governi dell’occidente sono mobilitati molto di più nel creare il consenso  fra le opinioni pubbliche che produrre e fornire armi.

Nel Vietnam il governo degli Stati Uniti  enfatizzava la disinformazione    “se perdiamo in Vietnam tutto il sud est asiatico sarà fagocitato dal comunismo”. La CIA ha organizzato i colpi di stato in Cile e Argentina con la disinformazione circa il pericolo che questi stati divenissero comunisti. La guerra in Iraq fu avvalorata  dalla disinformazione  che  Saddam era sul punto di dotarsi di armi di distruzione di massa rendendo mondo ancora più insicuro.

In tutti questi eventi la stampa libera e la maggior parte dell’opinione pubblica era decisamente contraria all’intervento in Vietnam a quello in Iraq, all’appoggio dei golpisti cileni e argentini, ma entrambe non sono riuscite a condizionare i governi e fermare gli eventi perché la disinformazione dei governi e le minacce agli organi di informazione indipendenti neutralizza e frantuma l’opinione pubblica . Ma la disinformazione ha un effetto sul breve in quanto  con il tempo le reali ragioni di queste crisi sono venute fuori e  la stampa libera e l’opinione pubblica hanno conosciuto  le bugie, l’ipocrisia e l’ingannevolezza della controinformazione dei governi. Questi sono i motivi che sono alla base della “crisi della democrazia” , che alimentano un sentimento di inutilità del proprio voto e delle opinioni, è un fenomeno di erosione nella fiducia e  nella credibilità delle istituzioni democratiche che si caratterizza in una serie di manifestazioni:  continuo diminuzione dell’affluenza alle urne e della vendita di giornali “politici”; crisi dei talk show politici; bassi indici di credibilità e di autorevolezza dei governi. Una pessima informazione e una buona disinformazione stanno alla base della crisi della democrazia, dirò di più che nel blocco occidentale in vista di una competizione sempre più serrata si è deciso di ridurre il livello delle libertà democratiche individuali e collettive, di ridurre la competenza dei giudici e migliorare il controllo sui cittadini si dice (disinformazione) per migliorare la sicurezza, in realtà (informazione) per monitorare e condizionare   l’opinione pubblica. Quando  non si arriva con la disinformazione parte la repressione. Tutti i giorni assistiamo al contrasto che i governi fanno sulla stampa libera e su coloro che protestano . La disinformazione, circa una presunta antisemitismo, è utilizzata dai  governi occidentali, Usa in testa,  contro le università,  sempre più in subbuglio, ora minacciate dalla repressione poliziesca. Un fatto, una notizia una informazione viene immediatamente ribaltata dalla disinformazione e viceversa con il preciso intendimento di rendere più  confusa l’opinione pubblica  . L’ultimo esempio  in ordine di tempo è la notizia che “la Camera, Usa, ha definitivamente approvato pacchetti di aiuti a lungo in sospeso per gli alleati Ucraina, Israele e Taiwan per inviare 100 mld”.  Sono bastate meno di 24 ore perchè quella notizia, quella informazione si rivelasse una disinformazione da 100 mld. di dollari, smascherata in un articolo su Washinton Post a intitolo : “L’ottanta per cento del conto ucraino-israeliano sarà speso negli Stati Uniti o dalle forze armate statunitensi”: “Analisi dei fatti” di Glenn Kessler 1). Una colossale disinformazione messa in piedi dal monopartitismo americano che ha soddisfatto due esigenze: aggirare la contrarietà crescente  nell’opinione pubblica  bipartisan americana a inviare miliardi di aiuti straordinari a paesi stranieri e dall’altra a rassicurare la parte repubblicana che l’82% di quella somma non sarebbe mai uscita dagli Usa e avrebbe alimentato l’apparato industriale/militare  con ricadute per  l’occupazione negli Stati Uniti. Come scrive l’autore  “Secondo il Congressional Research Service, circa due terzi degli aiuti esteri vengono spesi tramite enti con sede negli Stati Uniti . Ad esempio, gli aiuti alimentari devono essere acquistati negli Stati Uniti e, per legge, devono essere spediti tramite corrieri statunitensi. Fatta eccezione per alcuni aiuti concessi a Israele, tutti gli aiuti militari devono essere utilizzati, dall’esercito americano, per acquistare equipaggiamento e addestramento militare statunitense che servirà a rifornire gli arsenali americani di materiale già inviato all’Ucraina e Israele, ciò significa che sono in realtà sono programmi per l’occupazione negli Stati Uniti, che a loro volta rafforzano l’economia americana,  nulla per gli stipendi e le pensioni. Questo disegno di legge vieta i pagamenti per il sostegno diretto alla popolazione ucraina”. Fra qualche anno chi si sorprenderà alla notizia che una parte di quelle armi è arrivata ai russi!!. Il tenore e la tendenza dell’opinione pubblica americana la si evince nei commenti a margine dell’articolo. Kris MG , uno fra i 278 commenti, dice  ”  Sono un ex militare, questo è il complesso industriale militare da cui Eisenhower ci aveva messo in guardia: i cittadini devono controllare il governo, è necessario vigilare contro l’acquisizione di un’influenza ingiustificata, ricercata o meno, da parte del complesso militare-industriale. Il potenziale per un disastroso aumento del potere fuori luogo esiste e persisterà”. Miliardi per guerre infinite, per procura e genocidi, e i dirigenti degli armamenti danzano sulle tombe con le mani sporche di sangue. La guerra come programma di lavoro per gli americani? Disgustoso”.

Per venire a questioni molto meno rilevanti di casa nostra sono anni che la destra và propagandando una disinformazione relativo all’effettivo fenomeno dell’immigrazione. Invasione e sostituzione etnica sono gli strumenti più usati dalla disinformazione di destra per condizionare una opinione pubblica che in un sondaggio di febbraio 2024 di Demopolis  informa che l’ l’immigrazione è al 7° posto  nelle preoccupazioni di 4 italiani su 10. Per il CISE ridurre l’accoglienza è al 10° posto e rappresenta una “proposta politica difensiva”. Incapace di confrontarsi con l’asia  e in crisi demografica,  l’occidente si è arroccato a difesa dei privilegi non facendo leva sulla nostra civiltà ma sulla disinformazione e sul controllo del consenso e repressione del dissenso interno se non viene assorbito. Gli Stati Uniti, che si considerano il caposaldo della libertà, sono molto meno sensibili alla democrazia, che non è mai menzionata nella costituzione americana,  e con il loro monopartitismo danno lezioni di democrazia a tutto il mondo. Peccato che da quelle parti, molto più che da noi, vi è ancora un po’ di  stampa libera, ma schierata, che tira fuori una parte delle bugie e della disinformazione che il governo produce come una cortina fumogena. Che l’accordo sui 93 mld. di dollari da “inviare a Ucraina, Israele e Taiwan” si sarebbe fatto era stato previsto ampiamente da uno..due mesi sul Washington Post su Politico e New York Times. Le due correnti del monopartito facevano finta di presidiare in modo intransigente le proprie opinioni, Tump faceva finta di respingere qualsiasi possibilità di dare un assenzo all’operazione, tutto fumo sparso per confondere una opinione pubblica contraria ad aumentare un debito pubblico che supera i 35.000 miliardi di dollari, che non si fida della Nato che non si fida di Zelensky e ora per la prima volta non vuole più aiutare Israele percepita come una nazione sbagliata, colonialista razzista e xenofoba e che sta esponendo gli Stati Uniti al rischio di una guerra nucleare e al discredito reputazionale internazionale per avere avallato e armato il massacro di Gaza. Il pericolo per la democrazia della disinformazione è divenuto così incombente che un gruppo di ricercatori  e avvocati ha creato  l’American Sunlight Project  con a capo  Nina Jankowicz, ex responsabile di un’agenzia del Dipartimento di Sicurezza Nazionale, specificamente  per combattere la disinformazione. Una organizzazione senza scopo di lucro e apartitica che intende presidiare lo stato di diritto e l’informazione dall’attacco mediatico e legale da parte del sistema di disinformazione che negli Usa cresce sempre  più prepotentemente Dice la Jankowicz  “qualunque sia la motivazione, ciò che permane è l’impulso a mettere in discussione la realtà” e  se non reagiamo a queste campagne, la narrazione prevalente sarà quella della disinformazione”. Questa narrazione sta prevalendo in un momento in cui le aziende che gestiscono i social media hanno abbandonato o ridotto gli sforzi per far rispettare le proprie politiche contro certi tipi di contenuti. Il presidio maggiore in questo momento sono ovviamente le elezioni presidenziali di Novembre. Molti esperti hanno avvertito che il problema dei contenuti falsi o fuorvianti è destinato ad aumentare con l’avvento dell’intelligenza artificiale. “La disinformazione rimarrà un problema fino a quando i vantaggi strategici che derivano dall’impegnarsi in essa, dal promuoverla e dal trarne profitto supereranno le conseguenze della sua diffusione. Tutti i giorni i governi dell’occidente ci avvertono che “Cina e Russia se prevarranno distruggeranno la nostra democrazia e lo stato di diritto” sarà vero anzi è certamente vero ma non  succederà perché quei valori gli avremo già distrutti noi dall’interno attraverso un uso sbagliato dell’informazione e corretto della disinformazione.

1) https://www.washingtonpost.com/politics/2024/04/25/eighty-percent-ukraine-israel-bill-will-be-spent-us-or-by-us-military/

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