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28 Luglio 2025

La Francia riconosce lo Stato di Palestina: un gesto storico e una rottura nel silenzio europeo

Per la prima volta, un paese del G7 rompe l’allineamento automatico con la politica estera di Israele e degli Stati Uniti per affermare il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione.

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Credit foto (Foto: Geoffroy Van Der Hasselt/AFP)

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera

Il 24 luglio 2025, il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia riconoscerà ufficialmente lo Stato di Palestina durante la prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Sebbene tardivo, il gesto è storico: per la prima volta, un paese del G7 rompe l’allineamento automatico con la politica estera di Israele e degli Stati Uniti per affermare il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione.

Il riconoscimento arriva in un momento di brutalità senza precedenti a Gaza, dove oltre 56.000 palestinesi sono stati uccisi, tra cui migliaia di donne e bambini. Si tratta di un genocidio mostruoso, in cui l’arma da guerra si combina con una strategia deliberata di sterminio tramite fame e collasso dei servizi sanitari. Ospedali distrutti, parti interrotti, donne incinte assassinate. Il risultato è devastante: negli ultimi tre anni, la natalità palestinese è diminuita del 41%, conseguenza diretta di feti morti, nascite premature e impossibilità di una gestazione sicura.

La Francia, riconoscendo la Palestina, rompe il silenzio europeo e il cinismo della “neutralità” di fronte a un genocidio trasmesso in diretta mondiale. Non è tutto, ma è molto. E urge che altri paesi seguano l’esempio — non solo con parole, ma con azioni concrete: embargo sulle armi, sanzioni diplomatiche e isolamento di Israele nelle istituzioni internazionali.

Macron e le sue contraddizioni: tra calcolo e coraggio

Macron non è un leader progressista. È un difensore del liberalismo europeo, dell’austerità e un alleato storico di Washington e Tel Aviv. Ma è stato anche il primo capo di Stato occidentale ad affermare pubblicamente che “il bombardamento indiscriminato di Gaza non può essere chiamato autodifesa”. Ora, riconoscendo lo Stato palestinese, sfida direttamente la retorica militarista di Netanyahu e la complicità degli Stati Uniti sotto Trump.

Sì, c’è calcolo politico. Ma c’è anche una rottura — e questa va riconosciuta. In un continente dove il servilismo verso la NATO è la norma, il gesto di Macron rappresenta un’eccezione che potrebbe aprire una breccia storica.

Un’Europa che si sveglia?

La risposta di Israele è stata immediata: ha convocato il proprio ambasciatore e accusato la Francia di “premiare il terrorismo”. La Casa Bianca, oggi sotto la guida trumpista, ha dichiarato che la decisione “indebolisce gli sforzi di pace” e “legittima Hamas”. Ma la realtà è che a indebolire qualsiasi possibilità di pace sono stati i missili, i veti e gli accordi miliardari sulle armi.

Al contrario, Spagna, Irlanda e Norvegia — che avevano già riconosciuto la Palestina — hanno elogiato la decisione francese. Il presidente sudafricano ha dichiarato che “la Francia ha aperto una breccia nel muro dell’apartheid diplomatico che isola la Palestina”.

In America Latina, la Colombia di Gustavo Petro aveva già rotto con la NATO proprio per la sua complicità nel genocidio di Gaza — un gesto di sovranità che ora trova eco nella dissidenza francese.

Connessione con il fronte democratico internazionale

La decisione francese non arriva dal nulla. Solo pochi giorni prima, Lula, Boric, Petro, Sánchez e Yamandú Orsi si erano riuniti per dichiarare una alleanza democratica internazionale in difesa della pace e della sovranità dei popoli. Gaza era al centro delle discussioni. Il riconoscimento della Palestina è una delle richieste centrali di questo fronte. La convergenza tra il Sud Globale e un’Europa dissidente comincia a delinearsi.

Forse siamo davanti alla nascita di un nuovo asse della dignità: governi che, pur con differenze, si rifiutano di essere complici della barbarie.

L’importanza simbolica e strategica del gesto

Il riconoscimento francese non cambierà immediatamente gli equilibri di forza in Medio Oriente. Ma ha un impatto simbolico e diplomatico enorme. Rompe il blocco politico che teneva la Palestina in un silenzio forzato. Logora ulteriormente la posizione di Israele nelle sedi multilaterali. E costringe altri paesi a prendere posizione.

Bisogna smettere di inviare armi. Bisogna fermare Israele. Bisogna contenere gli Stati Uniti. E bisogna dirlo ad alta voce. La Francia, questa volta, lo ha detto.

Che altri la seguano.