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27 Ottobre 2025

Assassinii in alto mare: la nuova escalation degli EU contro l’America Latina

L’America Latina, con i suoi popoli, le sue foreste e le sue democrazie, non può tornare a essere colonia.

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Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera

Nelle ultime settimane, la Casa Bianca guidata da Donald Trump ha intensificato una campagna militare che trasforma operazioni isolate in un modello di attacchi sistematici a imbarcazioni nei Caraibi e nel Pacifico — azioni che hanno già causato circa 37 morti in nove attacchi documentati, suscitando indignazione nei governi latinoamericani, nelle organizzazioni per i diritti umani e tra i giuristi internazionali.
Gli episodi più recenti rivelano una soglia pericolosa: operazioni presentate come “guerra al narcotraffico” che, nella pratica, costituiscono esecuzioni extragiudiziali e strumenti di destabilizzazione politica regionale.

Video, pretesti e omissioni

L’amministrazione Trump ha diffuso video di attacchi contro imbarcazioni che, secondo il governo, trasportavano droga. Le immagini mostrano missili che colpiscono le barche, che esplodono in fiamme — ma i missili distruggono tutto, rendendo impossibile qualsiasi verifica.
Non restano prove materiali, né corpi, né rottami: una distruzione di prove o dell’assenza stessa di prove, un fatto che di per sé appare sospetto.

Giuristi e specialisti di diritto internazionale avvertono che tali azioni possono violare le norme internazionali, non solo per l’uso sproporzionato della forza, ma anche perché avvengono senza alcuna denuncia formale agli organismi multilaterali competenti.
Eludendo l’ONU e la Corte Internazionale di Giustizia, gli EU assumono un atteggiamento di impunità militare che ricorda i peggiori momenti delle loro avventure imperiali.

La risposta del Venezuela: deterrenza e sovranità

A Caracas, Nicolás Maduro ha reagito dichiarando che il Venezuela dispone di missili russi Igla-S schierati in aree strategiche e pronti alla difesa nazionale.
Il presidente ha affermato pubblicamente che il Paese possiede “migliaia” di questi missili — cifra non verificata in modo indipendente, ma che riflette il livello di tensione.

Il Venezuela mantiene accordi militari reiterati con la Russia, confermati da fonti diplomatiche di Mosca, che includono cooperazione nella difesa antiaerea e nello scambio tecnologico.
Maduro ha inoltre denunciato “il tentativo degli EU di fabbricare un nuovo pretesto di invasione”, questa volta sostituendo il terrorismo e le armi chimiche con la narrativa del narcotraffico.

Mosca e Pechino chiedono moderazione

La Russia ha condannato ufficialmente gli attacchi, definendoli “atti di aggressione non provocati”, mentre la Cina ha ribadito il principio di non intervento e ha esortato al rispetto della sovranità dei Paesi latinoamericani.
Entrambi i governi hanno avvertito che le azioni unilaterali degli EU rappresentano una minaccia alla stabilità globale e un chiaro segnale di disprezzo per le norme della convivenza internazionale.

Il contesto regionale: elezioni e geopolitica

Sia il Brasile che la Colombia terranno elezioni presidenziali nel 2026.
Il Brasile — secondo Paese più grande delle Americhe — è oggi governato da Luiz Inácio Lula da Silva, che ha confermato la propria candidatura per il quarto mandato e rimane il favorito assoluto.
La Colombia, sotto la presidenza di Gustavo Petro, si avvicina anch’essa a un voto cruciale, in un clima di forti pressioni da parte di Washington e della destra locale.

In questo scenario, il pacchetto di 20 miliardi di dollari che gli EU hanno destinato all’Argentina è stato interpretato da analisti come un tentativo di influenzare politicamente il continente.
Ma il gesto non modifica il caos interno del governo Milei: inflazione record, proteste quotidiane, denunce di corruzione, tagli sociali brutali e un presidente che riesce a malapena a uscire in strada.
Allineandosi ciecamente a Washington, Milei ha isolato il Paese, indebolendo il Mercosur e la Celac, e riducendo il peso politico dell’America del Sud nel panorama internazionale.

La democrazia liberale in crisi

Mentre esporta guerre e sanzioni, Trump erode dall’interno la stessa democrazia degli EU.
Molti analisti sostengono che egli sia per gli Stati Uniti ciò che Gorbačëv fu per l’Unione Sovietica: un leader che, in nome della “grandezza nazionale”, ha avviato un processo di disgregazione interna.
Le istituzioni statunitensi si stanno frammentando sotto il peso della polarizzazione, della manipolazione giudiziaria e dell’uso politico della religione e della paura.
Trump è già il presidente più impopolare della storia recente, affronta proteste diffuse e risponde con retorica di guerra e autoritarismo.
La strategia è nota: creare crisi esterne per mascherare il collasso interno.

Lo schema che si ripete: dal Medio Oriente all’America Latina

La storia si ripete, cambia solo il teatro.
Così come gli EU invasero l’Iraq con il falso pretesto delle “armi di distruzione di massa”, oggi lanciano missili sotto la scusa di “combattere il narcotraffico”.
È lo stesso copione: inventare un nemico, generare instabilità e offrire poi “aiuti umanitari” in cambio di controllo politico ed economico.
Ma l’America Latina conosce bene questa trama — e questa volta possiede resistenza, alleanze e memoria storica.

Un appello al mondo

Quella in corso non è solo una disputa militare, ma una offensiva ideologica ed economica che minaccia decenni di integrazione e di sovranità.
La comunità internazionale deve pretendere inchieste indipendenti, condannare l’uso sproporzionato della forza e fermare il tentativo di trasformare i Caraibi e il Pacifico in nuovi laboratori di guerra.
L’America Latina, con i suoi popoli, le sue foreste e le sue democrazie, non può tornare a essere colonia.

Riferimenti bibliografici

The Guardian – Analisti avvertono: la militarizzazione di Trump minaccia l’America Latina