20 Ottobre 2025
USA: LA SECESSIONE STRISCIANTE
“La Guerra di Secessione fu uno scontro fra due sistemi economici quello industrialista e protezionista del Nord contro quello agrario e liberoscambista del Sud. Quella attuale sarebbe fra una società aperta e liberoscambista rispetto ad una chiusa e protezionista” P.Krugman

Di Fulvio Rapanà
Metto in fila solo alcune delle ultime azioni che Trump e la sua Amministrazione hanno preso o minacciano di prendere contro città o stati, a guida democratica, se non si adeguano alle decisioni impartite dai vari ministeri federali dall’immigrazione, alla sanità, alla giustizia ecc.
“L’ICE sta prendendo provvedimenti severi a Chicago e i cittadini stanno reagendo. I residenti hanno iniziato a formare gruppi di volontari per monitorare i loro quartieri alla ricerca di agenti federali dell’immigrazione. Altri suonano il clacson o fischiano quando vedono agenti nelle vicinanze”, (Politico.com). “ Per reazione a Trump e alle truppe che ha inviato a Portland gruppi di cittadini sono scesi in piazza per protestare contro l’uso dell’esercito da parte del Presidente nella città”, (NYT).
“ Trump prende di mira i distretti democratici bloccando miliardi di finanziamenti federali. Secondo un’analisi del New York Times, l’amministrazione Trump ha congelato o cancellato quasi 28 miliardi di dollari, destinati principalmente ai distretti a guida democratica”, (NYT).
“Trump rinnova la minaccia di tagliare i “programmi democratici” durante la chiusura degli uffici federali (shutdown) . Il Presidente ha affermato che la sua amministrazione sta “chiudendo i programmi democratici con cui non siamo d’accordo e che non riapriranno mai più“, (Post). “Il Presidente si è rivolto al Texas per inviare truppe della Guardia Nazionale dello stato in città e stati democratici ”, (NYT).
La “secessione” non è mai scomparsa nella società americana
Il termine “secessione” incomincia a circolare con sempre più insistenza, per il momento, fra gli influencer delle due parti, in un post pubblicato su X la deputata trumpiana Marjorie Taylor Greene parla apertamente di ” divorzio nazionale “. In un sondaggio pubblicato a settembre dal Center for Politics dell’Università della Virginia ha rilevato che il 41% degli elettori Democratici e il 34% degli elettori di Trump sono “in parte d’accordo” sul fatto che “la situazione in America” li porta a preferire che gli stati blu o quelli rossi “si separino dall’Unione per formare un proprio paese separato”. Non sono discorsi nuovi nella politica e soprattutto nella società americana . Solo per ristringere la casistica a tempi più recenti, nel 1977 le isole di Martha’s Vineyard e Nantucket votarono effettivamente per la secessione dallo stato del Massachusetts. Nel novembre 2006, la Corte Suprema dell’Alaska stabilì che la secessione richiesta del Tea Party, repubblicani, era illegale. Il governatore del Texas Rick Perry ha respinto la richiesta di secessione avanzata dal Tea Party nell’aprile 2009, sostenendo che il Texas non avesse da sola la capacità di separarsi dall’Unione. Nel 2007 in Vermont un movimento secessionista è riuscito a raccogliere il sostegno del 13% dei cittadini che la sosteneva . Ancora in Texas nel 2024 insoddisfatti delle normative federali sull’immigrazione, del presidente Biden, si è riacceso un movimento secessionista con alla testa il senatore Ted Cruz che rispondendo ad una domanda sull’argomento affermò di ” non essere ancora arrivato a quel punto “, ma che se i democratici “distruggono le fondamenta del paese”, allora “penso che prenderemo la NASA, prenderemo l’esercito, prenderemo il petrolio e ce ne andremo“.
Non secessione di uno stato ma una nuova nazione
Fino ad oggi si è trattato di movimenti secessionisti di opinione, che realmente politici, limitati ad uno stato o un certo numero di contee. La situazione attuale è enormemente più grande e rilevante in quanto una eventuale secessione potrebbe essere promossa da 15 stati fra cui la California, New York, Massachusetts, Washington D.C. a cui si potrebbero associare stati che dipendono economicamente da questi come il Nevada e l’Arizona, rispetto alla California, e almeno tre degli stati sempre in bilico fra i due partiti come Pennsylvania, Michigan e Wisconsin. Questi 19/21 stati rappresenterebbero il 59% del PIL degli Stati Uniti e coprirebbero totalmente la costa pacifica. Per poter procedere con una richiesta formale di secessione è necessario che, negli stati coinvolti, vi sia una situazione di “trifecta” in cui i tre organi: Governatore, Camera e Senato siano del medesimo partito e che votino una nuova Costituzione che corregga i difetti che si stanno evidenziando in quella attuale : vietare il gerrymandering ( le modifiche a convenienza dei collegi elettorali), ridurre “l’esecutivo unitario” del Presidente, l’inutilità di un Senato poco rappresentativo, la ridefinizione del Secondo Emendamento, la Corte Suprema a vita, la debolezza dei diritti riproduttivi ecc. Una nuova Costituzione che definisca in modo definitivo inalienabile ed non emendabile il tipo di società in cui gli stati democratici vogliono vivere, diverso da quello dei conservatori.
Votare la secessione dalla Camera e dal Senato Federale
Il blocco dei 19/21 stati sarebbe tanto forte da poter chiedere che vengano convocate sia la Camera che il Senato Federali per chiedere di votare ed approvare la nuova Costituzione. Nell’ipotesi che o il Presidente o i due rami del Congresso non le volessero convocare oppure anche se convocate dovessero bocciare la ratifica, gli stati che l’hanno approvata potrebbero dichiarare la secessione e creare una nuova federazione con una diversa costituzione. Non è fantapolitica e penso che chi tiene le fila di entrambi gli schieramenti la sta valutando con molta attenzione. Una guerra civile armata non conviene a nessuno, né, per quello che sta succedendo, è pensabile un ritorno al passato. Non si voterà più in modo più o meno libero e corretto e anche se i democratici dovessero, nonostante tutte le manipolazioni, vincere le presidenziali Trump, e i tanti che insieme a lui stanno demolendo la democrazia americana, non accetteranno la sconfitta e non se ne andranno. Lo possono fare ora molto più che il 6 di gennaio 2020, con l’assalto a Capitol Hill, avendo Trump personalizzato e rafforzato l’ICE, la polizia anti immigrazione , che può certamente schierare contro i democratici.
Con Trump non si tornerà più indietro
Gli Stati Uniti, come nazione democratica, liberale, multietnica e multiculturale così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, sono finiti e con essa l’Unione federale a 51 stati. Trump in soli 10 mesi è andato troppo oltre con la demolizione delle norme democratiche, le vendette personali, gli atti illegali contro persone e istituzioni, per potersi permettere di tornare indietro nella certezza che il prossimo presidente democratico potrebbe utilizzare gli stessi metodi contro di lui, la sua famiglia, le sue aziende e contro migliaia di funzionari federali che sono complici o anche solo conniventi con Trump. Sarebbe una carneficina politica e sociale con forse milioni di persone che potrebbero essere costrette a andare via dagli Stati Uniti. Ma non succederà perché Trump non lo permetterà. Aggiungete a tutto questo che il potente partito sionista avverte come fortemente ostile il partito ed un eventuale presidente democratico che con il 72% del suo elettorato contrario all’alleanza con Israele.
La crisi per i principi costituzionali
Le motivazioni sociali e politiche che alimentano questo sentimento separatista sono tante ma quella principale risiede nella convinzione, motivata dalla destra, che la società americana stà sempre più perdendo la fiducia nella validità delle istituzioni e dei miti fondativi sanciti nella Costituzione. Alla base dell’attuale costituzione vi è la libertà dell’individuo che è mediata dalla “solidarietà” fra le persone e gli stati, al suo posto si sta accumulando una rabbia immensa e potente, che si esprime sempre più direttamente nella violenza come la rivolta del 2020 con l’assalto al Campidoglio. Una secessione soft potrebbe essere nella convenienza di entrambe le parti che potrebbero continuare a tenere insieme il dollaro, inteso come moneta e tutto il mondo della finanza, il mantenimento di forze armate comuni ma indipendenti. Una secessione concordata riguarderebbe maggiormente le leggi che regolano la vita politica, economica, fiscale all’interno delle due federazioni, ma anche le libertà individuali, l’immigrazione, il ruolo laico o confessionale dello stato, assistenza sanitaria, tutti fattori che a tavolino si possono separare senza arrivare alla distruzione materiale della nazione.
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