15 Dicembre 2025
LA FATWA DI TRUMP ALL’EUROPA E’ ARIA FRITTA

Di Fulvio Rapanà
Negli ultimi giorni Trump ha tirato due ganci al mento dell’Europa che conoscendone ormai bene la postura è riuscita abilmente a schivare. Il primo è stata l’intervista che Trump ha rilasciato a Dasha Burns di POLITICO.com, il secondo è il documento relativo alla Strategia per la Sicurezza Nazionale (NSS).
Europa un gruppo di nazioni in decadenza
Nell’intervista che ho potuto godere interamente, soprattutto negli atteggiamenti del viso di Trump, il presidente ha denunciato l’Europa: come un gruppo di nazioni “in decadenza”; sminuito i tradizionali alleati degli Stati Uniti per non essere riusciti a controllare l’immigrazione; avvertito che avrebbe appoggiato i candidati politici europei che sostengono la sua visione per il continente, minacciando una rottura decisiva con paesi come Francia e Germania. “Penso che siano deboli”, ha detto Trump riferendosi ai leader politici europei, “ma ritengo anche che vogliano essere politicamente corretti, solo che non sanno cosa fare”. Ha ampliato l’intervista con la sua visione del mondo descrivendo Londra e Parigi come città fortemente instabili sotto il peso dell’immigrazione dal Medio Oriente e dall’Africa. Senza un cambiamento nella politica di frontiera, ha affermato Trump, alcuni stati europei “non saranno più paesi affidabili”. Ha definito il sindaco di sinistra di Londra, Sadiq Khan, figlio di immigrati pakistani e primo sindaco musulmano della città, un “disastro” attribuendo la sua elezione all’immigrazione: “è stato eletto perché sono arrivate così tante persone che votano per lui, per questo appoggio i leader europei con cui ne condivido i valori come Viktor Orbán”. Nell’intervista, Trump non ha offerto alcuna rassicurazione agli europei sull’Ucraina, dichiarato che la Russia era ovviamente in una posizione più forte dell’Ucraina, ed escludendo dalle trattative di pace i leader europei : “parlano, ma non producono, vogliono che la guerra continui, ma non vogliono pagare”. Negli stessi giorni dell’intervista è stato pubblicato un documento strategico della nuova era Trump , un manifesto altamente provocatorio che ha posto l’amministrazione Trump in opposizione all’establishment politico europeo e ha promesso di “coltivare la resistenza” allo status quo europeo sull’immigrazione e su altre questioni politicamente instabili. “ Le principali priorità della politica estera americana, secondo il documento, sono ora concentrate sull’emisfero occidentale e sull’Asia.
I puntualizzatori del pensiero trumpiano all’opera Dall’intervista sono partiti i commenti dei giannizzeri che “meglio spiegano il pensiero trumpiano” che come si dice a Wall Street sono “ pezze peggiori del buco”. Come succede spesso i migliori “precisatori” sono stati Bret Stephens e Christopher Caldwell che nei loro interventi mettono insieme sia l’intervista che il documento sulla Sicurezza Nazionale. Stephens, che sul Times è il difensore d’ufficio di Israele, scrive. “L’Unione Europea è accusata di reprimere la libertà politica, sovvertire la sovranità nazionale, ostacolare il dinamismo economico, promuovere politiche migratorie che potrebbero portare alla “cancellazione della civiltà” e ostacolare una risoluzione pacifica della guerra in Ucraina. L’Europa rappresenta una quota sempre più ridotta dell’economia globale, soprattutto quando si tratta di settori del futuro: dove sono gli equivalenti europei di Nvidia, Microsoft, Meta, SpaceX, Amazon o Apple?”. Cristof Caldwell , che sul Times funge da ideologo del pensiero trumpiano, scrive: “i detrattori del presidente Trump su entrambe le sponde dell’Atlantico lo hanno accusato di aver rotto l’alleanza NATO e di essersi addentrato in questioni ben lontane dalla difesa nazionale, come l’immigrazione, la cultura e la demografia, argomenti da razzisti e xenofobi. Questo è il modo sbagliato di interpretare il documento e l’intervista. I passaggi sull’Europa suonano più come una difesa del continente e includono una descrizione dell’Europa come “strategicamente e culturalmente vitale” per gli Stati Uniti. Pochi di coloro che si sono indignati per il documento si sono presi la briga di distinguere tra l’Europa e l’Unione Europea, un esperimento che dura da 33 anni, che mira a sostituire gli stati nazionali del continente, con una nuova forma di governance transnazionale con sede a Bruxelles che mina il potere economico e il morale dei nostri alleati europei, mentre pretende di unirli e rafforzarli favorendo una immigrazione di massa che si è rivelata quasi impossibile da arginare e gestire”.
Velleitarismo, inconcludenza e confusione che stanno accelerando il declino
Proprio perché precisano la visione di Trump molti politologi americani hanno rincarato la dose sul velleitarismo, inconcludenza e confusione del pensiero trumpiano che sta accelerando il declino degli Stati Uniti invece che invertirne la tendenza. Per uno che non ama gli imperatori e gli imperi come me sia l’intervista che il documento che le toppe di Stephens e Caldwell sono musica entusiasmante. Mai avrei sperato di poter vivere tanto da godermi il suicidio dell’impero. In un precedente articolo avevo espresso il mio dissenso verso le politiche intraprese dai vertici della comunità europea prone sin dalle prime avvisaglie delle forti critiche di Trump, all’epoca del 3% poi diventati 5%, per le insufficienti spese militari dell’Europa per la sua difesa . Scrissi che Trump va’ affrontato a muso duro perché non è Mohamed Ali ma un lottatore di wrestling abituato a muovesi in un ambiente da spettacolo totalmente finto che quando incrocia avversari veri come la Cina o la Russia se ne va al tappeto con il primo gancio. Parla di Europa senza averci mai vissuto o visitato a fondo per comprenderne le cose che vanno bene e quelle, tante, che vanno male. Il debito pubblico dell’intera area euro è la metà di quello del governo federale americano. L’economia europea, con un PIL al 0,7% cresce poco ma comunque un po’ meglio di quella americana che al netto degli investimenti colossali sull’Intelligenza Artificiale, che speriamo non porti a fondo tutti, ha un PIL del 0,4/0,5%. “Dove sono gli equivalenti europei di Nvidia, Microsoft, Meta, SpaceX, Amazon o Apple?”, rispondo “dove sono gli equivalenti americani di una maggiore aspettativa di vita, una migliore salute dei suoi cittadini, una minore mortalità infantile e migliore assistenza all’infanzia, migliori indici di felicità e standard di democrazia più elevati?. Abbiamo tassi di criminalità e di violenza sociale molto più bassi che gli USA e migliori stili di vita reale e di qualità della vita, diffusa su tutto il continente. Le grandi aziende menzionate hanno reso solo i loro azionisti immensamente più ricchi tanto da ritenere sia meglio fare investimenti speculativi e vivere di rendita piuttosto che investire in attività produttive. Distruggendo l’economia produttiva degli Stati Uniti. Un mio amico italiano, avvocato a New York qualche giorno fa mi diceva: “Venendo dall’aeroporto in centro città colpisce sempre di più la quantità enorme di case vuote e l’aumento costante di tendopoli e baraccopoli che nascono ovunque ci siano spazi pubblici”. Immigrazione di massa incontrollata? sostituzione razziale? Questi sono slogan di tutte le destre che non hanno alcuna capacità di proporre istanze politiche, economiche e sociali rilevanti. L’immigrazione è un fattore economico non politico o sociale. Le politiche migratorie nei vari stati europei sono più o meno simili a quelle degli Stati Uniti, con volumi simili ma con livelli inferiori di immigrati clandestini. La percentuale della popolazione nata all’estero in Germania è il 17%, in Italia il 10%, in Francia il 13%, in Polonia il 2%, nel Regno Unito il 14%. L’ UE nel suo complesso ha il 14% di immigrati , di questi il 30% proviene da un altro paese dell’UE. Negli Stati Uniti sono circa il 13% ovviamente tutti provenienti dall’estero. Per venire a fatti più attuali come la guerra James Harthouse scrive: “Zelensky è stato preso in giro e lasciato a secco dai vari suonatori di organetto che si sono succeduti: Obama, Biden, Trump. Abbiamo fomentato noi la guerra e ora stiamo pensando di darcela a gambe come in Vietnam, Afghanistan e Iraq. L’arroganza mostrata da questa amministrazione è così caricaturale da essere quasi tragica, l’Europa potrebbe essere in declino (secondo Trump), ma l’America sta accelerando il suo declino molto più velocemente grazie all’attuale pifferaio”. Per ultimo Trump forse non si è accorto che a differenza del sindaco di Londra, nato in Gran Bretagna da genitori immigrati, il nuovo sindaco di New York Mamdani non è nato negli Stati Uniti ma in Uganda.
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