13 Ottobre 2025
La nostra America in convulsione: l’attentato (o il teatro?) contro Daniel Noboa
Tra la violenza reale e lo spettacolo politico, l’Ecuador vive un nuovo capitolo della sua crisi permanente.

Di Marlene Madalea Pozzan Foschiera
L’auto presidenziale colpita, i vetri in frantumi, la corsa dei militari e degli assistenti: le immagini del presunto attentato contro il presidente ecuadoriano Daniel Noboa, martedì 7 ottobre, hanno fatto il giro del mondo.
Ma, come quasi tutto in America Latina, l’episodio è molto più complesso di quanto sembri a prima vista.
Secondo il governo, Noboa è stato vittima di un tentativo di assassinio mentre partecipava a un evento pubblico nella provincia di Cañar, a circa 400 chilometri dalla capitale. Nessun ferito, cinque arresti e una raffica di dichiarazioni ufficiali su “terrorismo” e “radicalizzazione politica”.
La stampa internazionale — da Reuters all’Associated Press — ha confermato che pietre e forse proiettili hanno colpito i veicoli del corteo presidenziale. Tuttavia, pochi giorni dopo, un giudice ha ordinato la liberazione dei fermati, dichiarando gli arresti illegali. Il Pubblico Ministero ha dovuto ridurre le accuse a semplice “resistenza”.
Così, l’episodio che era stato presentato come “attentato” si conclude, per ora, come un mistero politico — e come specchio di un Paese in ebollizione.
Chi è Daniel Noboa
A 37 anni, Daniel Noboa è il più giovane presidente della storia dell’Ecuador e erede di una delle famiglie più ricche del Paese. Suo padre, Álvaro Noboa, è un magnate del settore bananiero, proprietario di un impero esportatore che attraversa generazioni.
Nato a Miami e formato in università statunitensi, Daniel rappresenta quell’élite globalizzata che parla di “modernizzazione” mentre governa su un popolo sempre più impoverito. La sua ascesa fulminea nel 2023 fu favorita dall’usura della sinistra correista e dalla promessa di “ristabilire l’ordine” in un Paese travolto dalla violenza del narcotraffico.
Nel suo primo mandato, Noboa puntò sulla militarizzazione della sicurezza interna, decretando successivi stati d’emergenza. È stato rieletto nell’aprile 2025 con un programma liberal-conservatore e un discorso moralista.
Ma l’“uomo dell’ordine” oggi governa un Paese in profonda crisi sociale, dove il costo della vita esplode e la disoccupazione divora il futuro di milioni di persone.
Un Paese sull’orlo del collasso
Con circa 18 milioni di abitanti, l’Ecuador registra una delle più alte tassi di omicidi della regione — 38 ogni 100.000 abitanti. La violenza, lungi dall’essere controllata, cresce all’ombra della disuguaglianza e della povertà.
Nelle ultime settimane, Noboa ha affrontato massicce proteste popolari dopo l’eliminazione del sussidio al diesel, misura imposta dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) come parte di un programma di austerità neoliberale. Il risultato è stato immediato: aumento dei prezzi, collasso dei trasporti, blocchi stradali.
I movimenti indigeni e popolari — guidati dalla CONAIE (Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador) — denunciavano il carattere antisociale della riforma. La risposta del governo è stata la militarizzazione e il discorso sui “radicali che sabotano il progresso”.
È in questo clima di tensione sociale che si è verificato l’attacco al corteo presidenziale.
L’attentato (o il teatro politico?)
Secondo la versione ufficiale, circa 500 persone avrebbero circondato le auto del presidente, lanciando pietre e tentando di “impedire l’esecuzione di un progetto per migliorare la vita della comunità”, come ha dichiarato la ministra dell’Energia María Manzano. Noboa è rimasto illeso, ma il governo ha immediatamente definito l’episodio una “tentata uccisione”.
Poco dopo, sono circolati sui social video che mostrano soldati rompere i vetri della stessa auto presidenziale — alimentando il sospetto di una messinscena. I gruppi di opposizione hanno affermato che il governo potrebbe aver orchestrato parte dell’incidente per giustificare una stretta repressiva e distrarre l’opinione pubblica dalla crisi economica.
La CONAIE ha negato ogni coinvolgimento e denunciato una “violenza orchestrata per criminalizzare il movimento sociale”. Il fatto che gli arrestati siano stati liberati in meno di 48 ore ha rafforzato i dubbi.
In sintesi, non esistono prove conclusive di un attentato pianificato, ma esistono molte contraddizioni e un Paese sempre più polarizzato, dove la paura sostituisce il dialogo.
La strategia della paura
Nella storia recente dell’America Latina, è quasi una legge: più grande è la crisi sociale, più si ricorre alla paura.
I governi neoliberali in difficoltà tendono a inventare o esagerare un “nemico interno” — terroristi, comunisti, narcotrafficanti, agitatori — per giustificare lo stato d’emergenza e la repressione.
È successo nel Cile di Piñera, nel Perù di Dina Boluarte e ora nell’Ecuador di Noboa.
La paura diventa strumento di potere, il “terrorismo” rimpiazza il dialogo, e il presidente si presenta come ultimo baluardo dell’ordine.
Ma nelle strade si vede un’altra realtà: popoli indigeni che resistono, giovani senza lavoro e comunità schiacciate da una violenza strutturale che non è solo criminale, ma anche economica e politica.
La nostra America in convulsione
L’Ecuador è oggi lo specchio di un continente che bolle dentro.
Mentre le élite accumulano privilegi e parlano di “investimenti”, la maggioranza dei latinoamericani sopravvive tra inflazione, precarietà e paura.
In Colombia, la destra ostacola il governo progressista di Petro.
In Argentina, i giovani che avevano creduto in Milei affrontano ora la delusione.
In Brasile, le reti bolsonariste restano attive, all’ombra di Trump.
E in Ecuador, l’erede dell’impero delle banane trasforma la paura in programma politico.
Conclusione
L’episodio di Cañar può essere stato un vero attacco — o un teatro politico. Ma, in entrambi i casi, rivela la fragilità delle democrazie sottomesse al dogma neoliberale.
Daniel Noboa resta al potere, illeso fisicamente ma isolato politicamente.
Il Paese che prometteva di “pacificare” sprofonda sempre più nel caos.
E l’America Latina, ancora una volta, ci ricorda che il vero attentato è contro la speranza.
Fonti principali:
Reuters, Associated Press, Gazeta do Povo, CNN Brasil, Wikipedia, El País (Ecuador), ANSA.
Dati aggiornati al 9 ottobre 2025.
