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13 Ottobre 2025

I Nobel della guerra

un premio nobel finalizzato alla narrazione a sostegno di una nuova guerra di aggressione USA contro un Paese sovrano democratico e pacifico, il Venezuela.

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Oslo

Non bastavano i sottosegretari alla guerra statunitensi a nutrire il clima prebellico nell’Occidente collettivo, ora si aggiungono i Nobel preparatori ai conflitti.

Mi riferisco al caso involontariamente comico e al medesimo tempo tragico, del premio Nobel per la “Pace” assegnato nei giorni scorsi alla golpista, fomentatrice ed organizzatrice di rivolte violente e sanguinarie Maria Corina Machado, leader di una opposizione del Venezuela.

Si è distinta nel passato per aver cavalcato le violente proteste della minoranza filo statunitense, bocciata ripetutamente dal voto dei cittadini, in elezioni controllate da osservatori internazionali e ritenute da tutti valide, salvo i soliti ingerenti alleati degli USA.

La Machado non solo ha disconosciuto la volontà espressa dal popolo venezuelano, ma ha anche richiesto l’intervento armato americano e l’inasprimento delle sanzioni economiche contro il suo stesso popolo.

Perchè mai dunque una commissione giudicante l’avrebbe potuta ritenere degna anche solo di essere presa in considerazione per un premio alla Pace?

La Norvegia, dobbiamo ricordare, fa parte della NATO, pertanto le sue istituzioni, corpi intermedi e enti che svolgono un ruolo importante ed in vista nel mondo, sono inseriti nel programma legato a quella che l’Ammiraglio Cavo Dragone stesso ha definito correttamente, come l’impegno attuale della NATO nel “conflitto cognitivo”.

Il Nobel alla Machado, non premia affatto il suo presunto impegno per la pace, ma è prodromico al prossimo impegno militare USA contro il Venezuela.

Portorico

La US Navy ha spostato al largo delle acque venezuelane la più grande flotta da guerra nel mar dei Caraibi, almeno negli ultimi 40 anni.

Gruppo anfibio USS Iwo Jima ( 3 navi + il 22° distaccamento Marines corp)

Destroyer lanciamissili USS Jason Dunham, USS Gravely, USS Stockdale.

Incrociatore missilistico USS Lake Erie.

Nave costiera USS Minneapolis – St Paul

Sottomarino nucleare d’attacco USS Newport

Base galleggiante avanzata per forze speciali.

10 caccia di 5° generazione F35A.

9 droni d’attacco MQ-9 reaper.

Aerei antisommergibile Boeing P8A Poseidon.

Diversi caccia AV8B Harrier e convertiplani MV-22 Osprey del corpo dei Marines.

Gruppo Rangers e forze aviotrasportate della 82a Divisione AA pronti per un rapido dispiegamento.

Venezuela

Chiaramente nemmeno un babbeo potrebbe credere che tale schieramento sia presente in zona per operazioni contro inesistenti cartelli della droga del Venezuela.

Gli USA si stanno preparando ad un intervento volto a distruggere l’ordine democratico in Venezuela ed instaurare un regime dittatoriale sottoposto al loro controllo.

In genere operano introducendo gradualmente forze di mercenari di vari Paesi del centro America che agirebbero in contemporanea alle forze esterne d’attacco.

La composizione della strike force, indica che effettueranno un massiccio attacco con missili per eliminare i vertici militari , la catena di comando, ivi anche i vertici delle istituzioni democratiche del Paese, il Presidente Maduro , la sua vice Delcy Rodriguez, il Ministro della Difesa Vladimir Padrino Lopez.

La nomina di una oppositrice del governo democraticamente eletto serve alla narrazione prebellica che sostiene la necessità di un intervento armato statunitense ( sempre per scopi difensivi chiaramente) giustificato dalle attività di narcotraffico del “dittatore Maduro”.

Inutile spiegare che mai sia emerso il coinvolgimento venezuelano nel narcotraffico a livello di agenzie ONU, che mai il nome del Venezuela si astato inserito negli elenchi dei Paesi che vedevano cartelli attivi nel narcotraffico, per gli USA conta solo ciò che loro affermano, naturalmente senza mai presentare prove alcune.

Il Venezuela sta rafforzando il livello di prontezza operativa delle sue forze armate.

Tre regioni site ad est di Caracas, le regioni costiere di Zulia, Falcon, Aragua, sono state poste in stato di massima allerta.

L’esercito del Venezuela ha inoltre esortato i cittadini a non filmare il dispiegamento delle unità in movimento lungo la costa.

Le informazioni che hanno, indicano quindi un reale e concreto pericolo di attacco da parte USA, attacco che i nostri media, grazie anche al supporto della commissione Nobel, venderanno ai loro ascoltatori, spettatori, lettori, come un atto di esportazione della democrazia, per abbattere quello che chiameranno “regime del dittatore Maduro”, ma che tutti sapremo essere l’ennesima aggressione USA contro un Paese democratico ma non allineato o sottomesso al loro volere.

Il fatto poi che il Venezuela si dotato della più grande riserva di petrolio al mondo, credo non sia uno stimolo per gli USA ad occupare un Paese sovrano e democratico.

Si attende il cortocircuito mentale di coloro che per tre anni ci hanno tormentato con la retorica elementare e sciocca dell’”Aggredito ed aggressore”, e sosterranno esattamente il contrario, per cui gli USA verranno descritti come portatori di democrazia e obbligati all’intervento per difendere la loro sicurezza.

Un altro tassello della Terza Guerra Mondiale a pezzi verrà posto nel puzzle di una apocalisse prossima ventura.