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13 Ottobre 2025

Dal Messianismo al Caos: Due Anni di Governo Milei e la Distruzione della Speranza Argentina

Nel dicembre 2023 Javier Milei arrivò alla presidenza dell’Argentina promettendo coraggio, efficienza ed etica per liberare il Paese dalla “decadenza”.
Due anni dopo, il suo governo ultraliberista ha trasformato quelle promesse in rovina: inflazione fuori controllo, miseria crescente, isolamento politico e una crisi valutaria che minaccia il futuro stesso della nazione.

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Javier Milei y Donald Trump en Nueva York el 23 de septiembre de 2025.Evan Vucci (AP)

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera

1. Il collasso economico e l’illusione dell’austerità

Fin dal primo giorno Milei ha imposto riforme a colpi di decreto: tagli ai sussidi, congelamento degli investimenti pubblici, smantellamento delle politiche sociali.
Il risultato? La Borsa di Buenos Aires è tra le peggiori al mondo, il peso argentino crolla e l’inflazione ha superato il 300%, divorando salari e speranze.

La promessa di “efficienza” si è trasformata in disperazione: piccole e medie imprese chiudono una dopo l’altra, i consumi precipitano e la disoccupazione aumenta.
Il governo, spinto all’angolo, ha annunciato che nel 2026 aumenterà le spese per sanità e istruzione — una retromarcia che smentisce l’intero dogma del “liberalismo con la motosega”.

2. Ribellione del Parlamento e isolamento politico

La deriva autoritaria di Milei ha provocato una frattura istituzionale.
I veto presidenziali che tagliavano fondi a università e ospedali pediatrici sono stati annullati dal Congresso — evento che non accadeva dal 2003.
La Camera ha inoltre approvato una legge che limita i decreti d’urgenza, riducendo il potere personale del presidente.

Le alleanze con i settori conservatori si sono disgregate: progetti un tempo garantiti oggi vengono bocciati. La base politica di Milei si sgretola insieme alla sua popolarità.

3. Sconfitte elettorali e sfiducia popolare

Nelle elezioni provinciali di Buenos Aires Milei ha subito una sconfitta schiacciante — oltre 13 punti di distacco.
I sondaggi indicano nuove battute d’arresto nelle prossime consultazioni regionali.

La fiducia è ai minimi storici: il 64,7% degli argentini disapprova il governo, e quasi due terzi dichiarano di non credere più ai dati ufficiali su povertà e occupazione.
L’Argentina vive una crisi di credibilità totale: la gente, gli analisti e perfino i mercati non credono più alle promesse di Milei.

4. Corruzione e promesse tradite

Il presunto “governo dell’etica” è sommerso dagli scandali.
La sorella e braccio destro del presidente, Karina Milei, è accusata di aver intascato tangenti in appalti pubblici.
L’ex ministro José Luis Espert, alleato di prima ora, si è dimesso dopo essere stato collegato a inchieste sul narcotraffico.

Come se non bastasse, lo stesso Milei è coinvolto nella creazione di una criptovaluta di Stato, il progetto “$Libra”, ora sotto inchiesta per frode e manipolazione finanziaria.
Il discorso anticorruzione si è rivelato una maschera: dietro la retorica moralista, un potere che arricchisce pochi e impoverisce milioni.

5. Giovani traditi e disincanto sociale

La maggior parte dei voti di Milei venne dai giovani delle città, affascinati dal suo linguaggio “antisistema”.
Due anni dopo, sono proprio loro le prime vittime della disoccupazione, della precarietà e della fuga di cervelli.

Il malessere cresce nelle università, nei quartieri popolari, nelle strade.
Lo storico argentino Luis Alberto Romero ha sintetizzato così il sentimento generale:

“La politica economica di Milei mi piace, ma tutto il resto mi provoca il vomito.”
Luis Alberto Romero, El País, febbraio 2025.

Una frase che suona come il necrologio di una generazione ingannata.

6. Crisi del debito e perdita della sovranità

Con riserve valutarie negative e un debito estero di oltre 285 miliardi di dollari, l’Argentina è ormai ostaggio dei creditori.
Il FMI ha voltato le spalle a Buenos Aires, e a colmare il vuoto è stato il Tesoro statunitense, che ha concesso prestiti d’emergenza a condizioni politiche.
Ogni dollaro che entra nel Paese esce subito per pagare interessi o arricchire gli speculatori.

Non si tratta di aiuti, ma di una nuova forma di colonizzazione economica.
Donald Trump ha addirittura chiesto a Milei di uscire dai BRICS, spezzando l’unico asse di cooperazione che aveva dato respiro all’Argentina.

Come ha denunciato il governatore peronista Axel Kicillof:

Ciò che Milei chiama libertà è in realtà la schiavitù moderna del popolo verso la finanza globale.
Il libertarismo non libera, distrugge. Non è un progetto di sovranità, ma di sottomissione.”
Axel Kicillof, discorso alla Legislatura di La Plata, settembre 2025.

7. Il libertarismo e la fine della sovranità popolare

L’avvocato e leader sociale Juan Grabois, già durante la campagna elettorale, aveva avvertito:

“Il libertarismo è l’ideologia perfetta per giustificare la fame:
chi soffre è colpevole di non aver saputo competere.”
Juan Grabois, intervista a C5N, dicembre 2023.

Oggi il suo avvertimento è realtà.
Il liberalismo estremo ha concentrato ricchezze, distrutto diritti, devastato lo Stato sociale.
Con un’inflazione al 300%, pensioni erose e migliaia di imprese fallite, la “libertà” promessa da Milei si è rivelata la libertà di pochi di sfruttare tutti.

8. Collasso finanziario e disillusione collettiva

I dollari entrano e scompaiono lo stesso giorno.
Non ci sono riserve, non c’è strategia.
Il peso argentino è mantenuto artificialmente alto solo per dare un’illusione di stabilità, mentre il popolo affonda nella miseria.

Le statistiche ufficiali non ingannano più nessuno: le strade parlano da sole.
La povertà dilaga, le famiglie dormono nei parchi, la migrazione aumenta.
La storica combatività del popolo argentino è ora soffocata dalla fame e dalla disperazione.

Conclusione — La rovina di un progetto messianico

Dal messianismo al caos, Javier Milei sta trascinando l’Argentina verso il baratro.
La sua promessa di rinnovamento politico è diventata un progetto di sottomissione nazionale.
La “libertà” si è trasformata in prigione: il Paese ha perso sovranità, dignità e speranza.

Oggi Milei governa un Paese senza riserve, senza credibilità e senza popolo.
La domanda non è più se il suo governo sopravviverà, ma per quanto tempo riuscirà a mantenere viva una finzione che crolla ogni giorno davanti agli occhi del mondo.