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06 Ottobre 2025

Don Maurizio Patriciello, il parroco che sfida la camorra nella Terra dei Fuochi

Dal Parco Verde di Caivano alla ribalta nazionale: la testimonianza di un prete che ha scelto di restare accanto agli ultimi e di denunciare le ferite inflitte dalla criminalità e dall’inquinamento.

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Credit foto https://www.terranostranews.it/2025/02/27/cagnazzo/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Maurizio Patriciello, classe 1955, originario di Frattaminore, prima di entrare in seminario è stato soccorritore e manovale. Un’esperienza di vita che gli ha insegnato a guardare in faccia la sofferenza, a riconoscerla nei corpi e nelle storie di chi vive nelle periferie del napoletano. Ordinato sacerdote, ha scelto di esercitare il suo ministero nel cuore del disagio: il Parco Verde di Caivano, quartiere segnato da degrado, disoccupazione, assenza di servizi e forte radicamento della criminalità.

La sua chiesa non è soltanto luogo di culto: è centro di aggregazione e di sostegno per famiglie e ragazzi. Doposcuola, attività ricreative, sport, ascolto delle fragilità: Don Maurizio ha impostato la sua pastorale come una presenza costante e concreta, capace di proporre alternative alla strada e al reclutamento da parte dei clan. Porta il Vangelo per le strade del quartiere, trasformando la parrocchia in una casa aperta e sicura.

La notorietà nazionale arriva con le denunce sul disastro ambientale che segna le province di Napoli e Caserta. La cosiddetta Terra dei Fuochi è l’area devastata dagli sversamenti illegali di rifiuti tossici e dai roghi che avvelenano aria e terreni. Don Patriciello è stato tra i primi a collegare le emergenze sanitarie e oncologiche all’inquinamento, dando voce alle famiglie delle vittime e organizzando manifestazioni, incontri pubblici e campagne di sensibilizzazione. La sua testimonianza ha contribuito a rompere il muro dell’omertà e a spostare l’attenzione delle istituzioni nazionali e internazionali.

Il suo impegno non si è limitato all’ambiente. Don Maurizio ha sempre denunciato apertamente la presenza e l’influenza dei clan, mettendo in guardia i giovani dall’essere sedotti da un potere che promette denaro facile in cambio di obbedienza e violenza. La sua voce, però, non è rimasta senza conseguenze: negli anni è stato minacciato, insultato, intimidito, fino a ricevere un proiettile come avvertimento. Dal 2022 vive sotto scorta, segno tangibile di un’esposizione che mette in pericolo la sua incolumità, ma che non lo ha mai fatto arretrare.

Domenica 28 settembre a Don Patriciello, durante la messa, viene consegnato un proiettile https://www.rainews.it/articoli/2025/09/proiettile-consegnato-a-don-patriciello-durante-la-messa-fermato-un-uomo-dcc1a49d-9cba-4631-a29f-a65eb1faa191.html . Una grave intimidazione. Totale la solidarietà.

Don Patriciello appartiene a quella fetta di società civile che ha sempre contrastato la camorra. Insieme a comuni cittadini, vittime, giornalisti, appartenenti alle Istituzioni e appartenenti alle Forze dell’Ordine. Come il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo che ha conseguito innumerevoli successi nella lotta alla camorra.

Nello scorso mese di febbraio Don Patriciello si è recato presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere per far visita al colonnello Cagnazzo che vive una dolorosa e paradossale vicenda. Che deve far riflettere. La malavita può colpire i suoi nemici non solo con il piombo ma anche con la menzogna e delegittimazione.

Il contrasto alla camorra, nelle parole e nei gesti di Don Patriciello, non si esprime solo nella denuncia. Le sue armi sono presenza, educazione, comunità.

Presenza: restare tra la gente, condividere paure e speranze, non lasciare soli i più fragili.

Educazione: creare spazi di formazione e gioco per sottrarre i ragazzi alle logiche criminali.

Comunità: costruire reti civiche e associative, legare parrocchie, scuole, volontariato e cittadini in un fronte comune per la legalità.

È questo il “metodo Patriciello”: trasformare la resistenza morale in pratica quotidiana.

La sua battaglia ha trovato eco ben oltre Caivano. Papa Francesco lo ha incoraggiato personalmente, riconoscendone il valore pastorale e civile. Associazioni, comitati e movimenti per la legalità lo considerano una figura simbolica della resistenza nonviolenta alla camorra. Non sono mancati riconoscimenti e inviti a parlare in convegni nazionali, segno che la sua voce è divenuta punto di riferimento nel dibattito pubblico.

Non tutti condividono il suo approccio: qualcuno lo accusa di “fare politica”, altri ritengono che la sola denuncia morale non basti senza un intervento strutturale dello Stato. Ma, al di là delle opinioni, resta l’evidenza: in territori segnati dal silenzio, la sua voce rompe l’omertà e restituisce dignità a chi troppo a lungo si è sentito dimenticato.

Don Maurizio Patriciello è oggi uno dei simboli viventi della resilienza delle periferie. La sua eredità non è soltanto quella di un prete che denuncia, ma di un uomo che prova a costruire alternative credibili. Il messaggio che lascia è semplice e radicale: La fede non può restare chiusa in sacrestia, deve sporcarsi le mani nella vita quotidiana.

E se la lotta alla camorra e all’inquinamento sembra una montagna insormontabile, lui continua a scalare, passo dopo passo, con la comunità al suo fianco.

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