04 Agosto 2025
Il Giubileo dei giovani, Giorgia Meloni e Don Abbondio

Di Rosamaria Fumarola
Gli interventi della Meloni suonano ultimamente sempre più come note stonate di cui in tanti farebbero volentieri a meno. L’ultimo indirizzato ai giovani del Giubileo. Non è stato tanto quel suo: ”Ragazzi, fate sentire a Roma chiasso come nel 2000” che pure mi è parso cacofonico, quanto la sensazione di misunderstanding ed estraneità al reale che quelle parole hanno comunicato. Cosa è infatti il generico “chiasso” che la nostra Presidente del Consiglio ha auspicato che i giovani facciano? Perché il raduno di così tanti ragazzi, per loro natura per fortuna imprevedibili e portatori di una ricchezza che aimé a noi è sconosciuta, deve essere finalizzato alla realizzazione di un inutile chiasso (ma forse la Meloni intendeva “casino” infelicemente tradotto)? Se fossi un ragazzo farei semplicemente quello che voglio, di chi mi ha preceduto non potrebbe importarmi nulla e tantomeno di una politica che cerca di “tirarmi per la giacchetta” perché saprei di essere di più di ciò che quella donna può anche solo lontanamente immaginare. Con questo non intendo dire che i giovani siano esseri liberi. Ciò che li caratterizza è piuttosto la capacità di ribellarsi per rivendicare l’autenticità di un sé che in fondo non conoscono ancora appieno e certo hanno bisogno di identificazione e di adesione a progetti di vita che l’esterno però, non sempre ingenuamente, propone loro. Quel “chiasso” mi ha fatto peraltro tornare alla mente il monito che proviene da tante parti del mondo ed anche dalle nostre città, affinché non cada il silenzio sulla tragedia di Gaza. Questo tipo di chiasso mi pare ben diverso da quello generico ed inutile invocato dalla nostra premier. In occidente ci si può infatti permettere il lusso della inutile genericità, che è poi indifferenza pericolosa e che ha la sua origine nella nostra lontananza dallo stato di necessità che fa chiamare le cose con un nome solo, quello vero. Ci sono comunque delle eccezioni perché persino a Gaza il presidente israeliano Herzog si ostina a dichiarare che non è nell’ interesse di Israele un indiscriminato sterminio dei palestinesi, dichiarazione che cozza con una verità che non trova più parole per farsi intendere. Mi piacerebbe che Herzog rispondesse un giorno anche di questa terribile menzogna, oltreché di un genocidio pianificato e posto in essere con la complicità di tutte le civilissime democrazie occidentali. La Presidente Meloni è poi sempre un passo indietro rispetto a scelte che non possono ammettere tentennamenti manifestando, ad onta dei proclami elettorali suoi e del partito a cui appartiene, una sorta di pavida indecisione. Nella tragedia palestinese ha dato il peggio di sé, ma faremmo un torto alla sua diabolica perseveranza se dimenticassimo di ricordare la penosa, oltreché onerosissima vicenda del centro migranti costruito in Albania, inutilizzato ed inutilizzabile allo scopo per cui è stato realizzato, scopo discutibile peraltro da più di un punto di vista. E cosa dire dell’arroganza con cui l’attuale governo ha inteso intervenire nel settore della cultura, proponendo solo stereotipi di un vecchio oltreché scarno repertorio? Pressappochismo, ignoranza, superficialità, faciloneria e superbia sono il telaio nascosto dietro qualche battuta recitata in romanesco, con un ego talvolta poco rispettoso degli interlocutori. Insomma la signora Meloni sempre più spesso sembra non conoscere per come dovrebbe ciò di cui parla e poiché è vero che una rondine non fa primavera ma siamo quasi alla fine della stagione estiva e di rondini ne sono passate forse troppe, viene da chiedersi se la premier non avrebbe fatto meglio a seguire la sua inclinazione all’ esibizione attoriale, magari comica, piuttosto che dedicarsi alla politica. Dimenticavo però che anche per fare i comici ci vuole coraggio e come Manzoni fece dire a Don Abbondio nei “Promessi sposi” «Il coraggio se uno non ce l’ha mica se lo può dare».
