Mettiti in comunicazione con noi

03 Novembre 2025

Cuba resiste e il mondo reagisce: 165 paesi condannano il blocco genocida degli Stati Uniti

Il blocco degli Stati Uniti non è solo un attacco contro un’isola, ma contro la stessa idea di sovranità e di giustizia.

Pubblicato

su

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera

Per la trentatreesima volta consecutiva, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha inflitto un colpo morale e politico al cuore dell’imperialismo statunitense.
In una vittoria travolgente della sovranità contro la tirannia, 165 paesi hanno votato a favore della risoluzione che chiede la fine del blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti a Cuba — un embargo che da sessantasei anni tenta di soffocare la piccola isola socialista.

Il voto rappresenta ben più di un gesto diplomatico: è un verdetto dell’umanità contro una politica che le Nazioni Unite hanno già definito illegale, disumana e contraria al diritto internazionale.
Il blocco, che impedisce la libera circolazione di beni, medicinali e risorse essenziali, è diventato un vero e proprio crimine continuato contro un popolo che resiste con dignità e solidarietà esemplari.

La sconfitta dell’impero

Nemmeno l’intensa campagna di pressioni, ricatti e minacce condotta da Washington è riuscita a piegare la volontà delle nazioni.
L’impero ha fallito — e ha visto la propria macchina di guerra diplomatica essere ancora una volta sconfitta.
Accanto agli Stati Uniti e a Israele, soltanto i governi reazionari di Argentina, Paraguay, Ungheria, Ucraina e Macedonia del Nord hanno votato contro la risoluzione, sporcandosi le mani con il voto del carnefice contro la vittima.
Altri paesi, soprattutto europei e latinoamericani, hanno preferito l’astensione — un gesto di codardia che tenta di mascherare la complicità di fronte a un crimine di blocco che ferisce la coscienza mondiale.

La vittoria della dignità

La sessione dell’ONU è stata segnata da discorsi di denuncia e di solidarietà.
Il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodríguez Parrilla, ha sottolineato che questa vittoria appartiene non solo a Cuba, ma a tutti i popoli che lottano per l’autodeterminazione, la sovranità e la giustizia sociale.
Nelle sue parole, il risultato “è il trionfo della dignità sull’arroganza e della speranza sull’oppressione”.

Il mondo intero ha assistito al trionfo di un paese che, nonostante il cerchio economico, continua a inviare medici nelle regioni in crisi, ad alfabetizzare popoli e a mantenere viva una rivoluzione fondata su valori umani e collettivi.

L’isolamento degli Stati Uniti

Il risultato del voto conferma anche l’isolamento crescente degli Stati Uniti sulla scena mondiale.
Il blocco contro Cuba è oggi una reliquia della Guerra Fredda e un simbolo del fallimento morale di una potenza che, mentre parla di libertà, pratica la punizione collettiva.
Più di sei decenni di sanzioni non sono riusciti a piegare la Rivoluzione cubana — e hanno solo rafforzato il rispetto internazionale per il popolo cubano.

La stragrande maggioranza delle nazioni ha riaffermato che nessun paese deve essere punito per aver scelto un cammino diverso da quello imposto dall’egemonia.
Il messaggio è chiaro: il mondo è cambiato, l’impero si è ristretto e la solidarietà globale è oggi la forza che unisce i popoli liberi.

Cuba resiste

Da sessantasei anni, Cuba affronta l’assedio economico più lungo della storia moderna — e resta in piedi.
Con creatività, unità e coraggio, il popolo cubano continua a costruire alternative, prova vivente che la resistenza è anch’essa una forma di vittoria.
Oggi, di fronte all’ONU e al mondo, Cuba non è sola.
Il blocco degli Stati Uniti non è solo un attacco contro un’isola, ma contro la stessa idea di sovranità e di giustizia.
E, come ha mostrato il voto storico di 165 paesi, questa ingiustizia non ha più alleati, ma solo complici silenziosi.

Cuba avanza — e il mondo si risveglia.