Attualità
Quarantena: tornare al Qui e Ora
di MARIANNA STURBA
Siamo tornati tutti alle nostre vite, siamo rientrati nel qui ed ora, senza più alcuna possibilità di fuga.
Tutti dentro casa. Tutti al fianco del nostre vero “prossimo”. Siamo tornati ad essere genitori, compagni di vita, vicini di casa, confinanti, dirimpettai coinquilini, senza alcuna possibilità di sottrarci a questo. Non abbiamo modo di delegare nessuna delle nostre responsabilità, sedendo, ad esempio, al fianco dei nostri figli che fanno i compiti, occupandoci della casa H24, sedendo al fianco di marito mogli o compagni a condividere il quotidiano, relazionandoci con i rumori di quelli dell’appartamento a fianco, sopra o sotto. In alcuni casi è aumentata l’intolleranza, in altri si è aperto un mondo introspettivo meraviglioso e produttivo. Le nostre vite sono state fermate, sospese, dando un nuovo spazio di riflessioni. Alcuni genitori sono tornati a sedersi al fianco dei loro figli conoscendone meglio lo stile d’apprendimento, le difficoltà, i punti di forza e l’eccellenza. Hanno compreso il senso profondo delle parole dette dai loro insegnanti, conoscendo anche la fatica dell’insegnamento. Qualcuno ha dovuto dare ragione ai propri figli nel riconoscere la voce fastidiosa di un docente o l’atteggiamento incriminato, o ancora il sovraccarico di attività. Altri hanno iniziato a voler bene all’insegnante che sentono dialogare con il proprio ragazzo o ragazza, sentendo nascere empatia e simpatia per quella voce rassicurante e accogliente. Qualcuno ha scoperto che serie TV guardano i propri figli ed ha avuto tempo di sedersi e vederlo con loro, ha scoperto che i ragazzi amano sincronizzarsi per vedere la serie o il film in contemporanea scambiandosi commenti e reazioni attraverso la visione comune in app dedicate, hanno trovato il loro modo di non perdere il contatto. Qualcun altro ha scoperto che il proprio figlio non ha nessuno da chiamare, oppure che è al centro di mille rapporti. Poi c’è il mondo delle coppie, di quegli uomini e donne costrette a condividere davvero la quotidianità senza possibilità di fuga alcuna, nè lavorativa nè ricreativa. Sempre insieme condividendo la fatica di non avere più le reciproche dimensioni compensative o rafforzative, senza avere nulla di “esterno a sè” da poter raccontare. Quindi se parli, parli di te, se condividi, condividi te, ciò che senti, pensi, provi proprio oggi, nel qui ed ora che non dà scampo tramite distrattori obbligando ad una seria riflessione sul sè e sulle proprie volontà. Direi quindi di non pensare che tutto verrà distrutto da questa quarantena, pensiamo invece che la dimensione del proprio sentire sta riappropriandosi della quotidianità. Pensiamo che la consapevolezza sarà nostra compagna quando tutto sarà passato, consideriamo che sapremo con più consapevolezza, cosa ci manca e cosa ci piace delle nostre vite familiari, sapremo dove abbiamo sbagliato fino a ieri e cosa possiamo modificare, oltre ad aver capito, in tutta questa privazione, quali gli spazi e le persone considerate fondamentali e di cui abbiamo sentito l’inconsolabile mancanza. Allora che questa quarantena sia il crogiolo con cui si sonda L’oro, che sia il primo l’assaggio del sommelier a bottiglia appena aperta, che sia il termometro nell’acqua del bagnetto di un bambino, che sia la lente di ingrandimento del filatelico, sia il nostro momento per tornare ad essere protagonisti del nostro tempo che come in una sequenza slow motion, ci regala la possibilità di riappropriarci dei dettagli.