Cronaca
L’omicidio di JFK e le italianissime Idi di Marzo
di PIERDOMENICO CORTE RUGGIERO
L’omicidio di John Fitzgerald Kennedy, è uno degli avvenimenti più importanti e misteriosi della storia recente.
JFK, con la sua politica e le sue debolezze umane, ha segnato un’epoca. Sicuramente ha incarnato la speranza di pace, in piena guerra fredda e con il timore di un olocausto nucleare. La grave crisi dei missili a Cuba, aveva dimostrato quanto terribilmente concreto fosse, il rischio di un conflitto termonucleare. Kennedy rimane una delle figure più amate e più discusse. La sua morte ha cambiato il corso della Storia, lasciando molti dubbi. Il 22 novembre 1963, Kennedy si reca a Dallas, in visita ufficiale. Come sempre le misure di sicurezza sono elevate intorno al Presidente degli Stati Uniti. Misure di sicurezza, rese più difficili dall’abitudine di Kennedy di voler rimanere a contatto della folla. Viaggia, quindi, su una vettura scoperta. Come vedremo, sarà determinante. Sono circa le 12.30, quando il corteo presidenziale, arriva in prossimità di Dealey Plaza e rallenta a causa di una curva. Improvvisamente dei colpi d’arma da fuoco, cambiano per sempre la Storia. Kennedy viene colpito, anche il governatore del Texas John Connally riporta gravi ferite. Immediata la corsa in ospedale, per salvare la vita di Kennedy. Tutto inutile. La grave ferita alla testa, non lascia scampo a JFK. Nel frattempo, la Polizia individua il luogo da dove sono partiti i colpi. Dal deposito libri della Texas School. Dove viene trovata anche l’arma usata, un fucile italiano Carcano modello 91/38 in calibro 6,5, prodotto a Terni nel 1940. Al fucile era stato aggiunto un mirino telescopico. In poche ore, la Polizia individua anche l’assassino. Si tratta di Lee Harvey Oswald. Ha 24 anni, un passato nei Marine. Lascia il corpo dei Marine, per recarsi in Unione Sovietica. Era infatti un fervente comunista e sostenitore di Castro. Dopo qualche difficoltà, riesce ad ottenere asilo in URSS. Ottiene anche un lavoro e una casa. Sposa una ragazza russa, da cui ha una figlia. L’esperienza in Unione Sovietica, dura poco. Nel 1962, torna negli Stati Uniti, con la moglie e la figlia. Ha solo 23 anni e non ha un lavoro. Le problematiche di ordine psicologico, di cui aveva sempre sofferto, peggiorano. Oswald decide di condurre una rivoluzione personale contro il capitalismo. Crea una falsa identità, che usa per acquistare, con i soldi guadagnati con lavori saltuari, il fucile modello 91 e una pistola. Quindi Oswald viene arrestato e accusato anche dell’omicidio dell’agente di polizia J.D. Tippit e dell’attentato al Generale Edwin Walker. Oswald, però, non arriverà mai davanti ad un giudice. Il 24 novembre 1963, viene ucciso da Jack Ruby, durante il trasferimento in carcere. Ruby gestiva un locale notturno, era un sostenitore di JFK e soffriva di turbe psichiche. Per alcuni, invece, aveva contatti con la mafia. Sull’omicidio Kennedy hanno indagato due commissioni. La commissione Warren e la HSCA. Per la commissione Warren Oswald ha agito da solo, per la HSCA Oswald era parte di un complotto più ampio. Dopo 55 anni le domande sono rimaste le stesse. Poteva Oswald in 7 secondi sparare 3 colpi, di cui due a bersaglio con un vecchio fucile? Poteva un solo proiettile colpire Kennedy e Connaly e rimanere intatto? Oswald ha agito da solo o per conto della mafia/Cia/Kgb? Sono domande che hanno diviso gli Stati Uniti e non solo. Oswald aveva addestramento militare, era un discreto tiratore e il modello 91 è un fucile di buona precisione. Quindi è possibile. Però i test balistici effettuati negli anni hanno dato esiti contrastanti. Inoltre perché Oswald, che avrebbe ucciso Kennedy per compiere un gesto eclatante, nega tutto e non lo rivendica? 15 anni dopo, il 16 marzo 1978, anche l’Italia ha il suo Kennedy. Via Fani ha lasciato le stesse domande e dubbi di Dallas. Potevano i dilettanti delle Brigate Rosse, senza l’addestramento di Oswald e con armi difettose, eliminare la scorta e non ferire Moro? Potevano tenere Moro per 55 giorni senza aiuti e coperture? Anche in Italia due commissioni d’inchiesta, non hanno potuto o saputo fornire risposte definitive. Certamente non si può non considerare che nella morte di JFK, Salvator Allende e Aldo Moro, si intravedono dinamiche simili e medesimi centri di potere. Come la Permindex-CMC, società di copertura della Cia, con sede anche a Roma, sospettata di essere coinvolta nell’omicidio Kennedy e nella strategia della tensione in Italia. La Permindex aveva legami con Gelli e la P2. Siamo partiti da Dallas, per passare in Cile, in Via Fani e per i tanti luoghi delle stragi frutto della strategia della tensione. Riusciremo mai a ritornare a Itaca e trovarvi la verità?
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