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Manuela Sáenz e Simón Bolívar a Varese e Malnate

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di MARIO GIANFRATE

Nostra intervista a Maddalena Celano

 


Questo mese vi sono stati due eventi consecutivi: 
La Politica come azione ed amore universale, 
questo 17/04/2019 a Varese, alle ore 20:30, 
presso la Casa del Popolo di Varese, in via F. Del Cairo, 34.

In seguito, La Politica come azione ed amore universale, 
questo 18/04/2019 a Malnate (Va), alle ore 20:30, 
presso il Centro Sociale Lazzari,
in via Marconi n. 16. 
I due eventi sono stati patrocinati da Aras Edizioni, l’Ass. Sharazade Cultura e Spettacolo senza Frontiere, Casa del Popolo di Varese, l’Ass. Un’altra Storia, Potere al Popolo e dal Centro Sociale Culturale Ricreativo Lena Lazzari. Inoltre è stato ottenuto l’alto patrocinio del Comune di Malnate e Provincia di Varese Assessorato alle Pari Opportunità, dall’Ambasciata delle Repubblica di Cuba in Italia e dal Ministerio de Relaciones Exteriores y Movilidad Humana della Cancillería de la República de Ecuador.

É stata ottenuta anche la  partecipazione speciale, da parte dell’attrice Francesca Brusa Pasqué, che ha recitato alcuni brani tratti dall’epistolario amoroso tra Manuela Sáenz e Simón Bolívar.

Com’è stato precedentemente ribadito sul nostro settimanale, Manuela Sáenz è stata una delle donne che ha svolto un ruolo fondamentale nella lotta per l’indipendenza contro la Spagna, in America Latina. Ma in Italia è una figura sconosciuta ai più. Spia e potente cospiratrice, ha incoraggiato l’organizzazione dei ribelli contro il potere monarchico spagnolo.

Come mai, due città politicamente vicine alle istanze della Lega, hanno mostrato un forte interesse alla figura di Manuela Sáenz, nonché la capacità di portare avanti diverse iniziative sociali?

La Casa del Popolo di Varese e l’Ass. Un’ Altra storia, presieduta da Giuseppe Musolino, sono due realtà molto attive nell’ambito del sociale. Si occupano di assistenza legale gratuita agli immigrati, corsi d’italiano per stranieri, attività di reading, bookcrossing ed, ovviamente, presentazioni e promozioni di autori emergenti. Mentre l’Ass. Sharazade Cultura e Spettacolo senza Frontiere, è da diversi anni attiva sul territorio per l’organizzazione d’ importanti Convegni di alto livello culturale, l’organizzazione di mostre artistiche ed iniziative per la promozione dell’ Intercultura e del dialogo tra i popoli. Gli ospiti attivi nelle varie iniziative, ma provenienti da altre regioni, possono dimorare per qualche giorno presso La Residenza. La Residenza è una fondazione svizzera inaugurata nel 1971, che si trova all’interno di un parco di 12.000 mq. con alberi secolari, padiglioni e panchine e ampi viali decorati da fiori e piante. Una fondazione che si avvia verso i centocinquant’anni di storia, con la cultura e i valori svizzeri del rispetto e l’attenzione per la persona, dell’accoglienza, della capacità di vivere insieme collaborando, per il benessere degli ospiti e per la crescita del territorio (come riporta il loro sito). Notevole è la presenza, in tutta la struttura, di numerose biblioteche. Ve n’è almeno una per ogni stanza. Oltre l’attività di bookcrossing, ben evidenziata sin dall’ingresso della struttura.

In Messico, nel gennaio del 1993, il ricercatore ecuadoriano Carlos Alvarez Saá scopre improvvisamente i diari privati di Manuelita Sáenz, tra cui la corrispondenza che l’eroina quiteña intrattenne con il Generale Simon Bolívar. La Quiteña Manuela Saenz, venne al mondo il 27 dicembre del 1797 e morì il 23 novembre del 1856, nel porto di Paita, nel Pacifico peruviano.

Fino a quel momento, tutti gli esperti concordavano che tutti gli averi di Manuelita, vittima di un’epidemia di difterite, nel porto di  Paita, fossero stati gettati nel fuoco per il timore che la malattia continuasse a diffondersi. Cosa accadde, nel frattempo?

Quello che nessuno riuscì a prevedere è che Alvarez Saá potesse apparire con quello che potrebbe essere una grande scoperta storica: i diari privati di Manuela Sáenz. Alvarez Saá dice che il giorno dell’incendio della Casa di Manuelita, a Paita, il Generale Antonio de la Guerra, che prima diede fuoco all’ abitazione, riuscì a salvare una copia dei documenti privati dell’ eroina.

Non c’è traccia del tragitto che i documenti hanno attraversato durante gli oltre 130 anni trascorsi da allora. La verità è che, secondo Álvarez Saá, furono nascoti in Messico.

Anche se gli studiosi di Manuelita sono invitati a rivedere le epistole di Sáenz al Museo Manuela Sáenz di Quito, con il certificato di autenticità rilasciato dall’Istituto per il Patrimonio Storico dell’Ecuador, il fatto è che, secondo lo storico Salvador Lara, il Museo Manuela Sáenz è un progetto dell’Institute of Historical Heritage che di solito non firma certificati di tali caratteristiche.

Manuela Sáenz addestrava e cavalcava cavalli, fumava tabacco in pubblico e fu amante, per otto anni, di Simón Bolívar, il Libertador d’America. Ma non è tutto. Sebbene la storia ufficiale in sostanza non la nominò mai, pare che “Manuelita” abbia avuto un’influenza decisiva sulla vita e il lavoro di Bolívar, molto più di quanto dicano i libri di scuola.  Manuelita ha salvato la vita di Bolívar, quando affrontò i golpisti come solo lei poteva: dando tempo al suo amato di scappare. Tuttavia, morì sola, abbandonata e malata di difterite. Ora le sue spoglie rimangono anonime in una fossa comune. Tuttavia, la sua immagine comincia a essere riconosciuta e rivalutata dopo anni di oblio. La scoperta di quest’importante documento storico, mi ha portato a pubblicare un saggio su questa figura con la traduzione delle epistole annesse. Manuela Sáenz Aizpuru. Il femminismo rivoluzionario oltre Simón Bolívar, presentato tra Varese e Malnate con l’incontro “La politica come azione e amore universale” in collaborazione con Sharazade, Ambasciata della Repubblica di Cuba in Italia, Un’altra storia, Comune di Malnate e Centro sociale ricreativo culturale “Lena Lazzari”.

Quindi, per la prima volta nella storia, è rappresentato il lato umano di un eroe di solito rigido, freddo, uggioso e rappresentato attraverso monumenti?

Manuela ebbe il privilegio di vivere i tempi eroici della liberazione latinoamericana. E in queste circostanze non si scoraggiò, non fuggì dal territorio o si nascose, ma la troveremo a occupare posti di avanguardia, come sostenitrice dell’indipendenza per più di quindici anni. Quando aveva 13 anni era lì, accanto ai cospiratori ecuadoriani del 1809, sfruttando le circostanze critiche che attraversò la monarchia spagnola, i cui membri principali, Carlo IV e Ferdinando VII furono deposti e imprigionati da Napoleone Bonaparte e inviati fuori dal territorio spagnolo. Manuelita lavorò come organizzatrice (raccolse fondi, vestiti e viveri per i cospiratori) e spia, attraverso il suo lavoro (e quello di altre donne nobili), si formò un consiglio di governo autonomo composto da ricchi criollos. Quest’ azione fu in seguito soffocata nel sangue dalle truppe spagnole inviate a Quito da Bogotá e Lima, dai viceré al potere in quelle giurisdizioni. Tutti gli eventi che si sono verificati in quella città in quei giorni sono stati vissuti e sofferti da Manuela. L’esecuzione dei rivoluzionari, la confisca delle proprietà, il saccheggio, l’espulsione dei sospettati in altre città, i detenuti, le morti, il sangue versato.

Da quel momento Manuela divenne rivoluzionaria. Da quegli eventi scoprì il suo destino, la sua vocazione, la sua gloriosa sorte.

Manuela per arrivare a questa posizione, non ha dovuto aspettare d’incontrare i grandi eroi della libertà sudamericana: Bolívar, Sucre, San Martín, Urdaneta. Non fu necessario, per lei, ricevere la potente influenza degli Eternali storici latinoamericani per essere ciò che era, perché in verità lei brillava del suo stesso fuoco. La sua personalità è stata valutata e ha assunto contorni definiti, con le qualità intellettuali e morali che ha mostrato nella sua città natale, oltre a Lima, Chuquisaca, Bogotá, molto prima di relazionarsi con i liberatori. La sua ribellione, insoddisfazione, indipendenza, audacia, il suo carattere forte, coraggioso furono consustanziali alla sua personalità. È per questo che fuggì dal convento, dove suo padre la costringeva a coprire l’origine illegittima della sua stessa figlia. Per lo stesso motivo, ha disertato l’unione matrimoniale combinata e negoziata da suo padre, con il marito, l’uomo d’affari inglese James De Thorne. E si è unita a Simon Bolívar perché ha trovato in lui il suo gemello di carattere, intelligenza, energia, volontà, passione, desideri liberatori, desideri di gloria.

Così quando Bolívar l’incontrò, nel giugno 1822, Manuela era già una donna con un pensiero politico ben definito e maturo. Tant’è che all’inizio dell’anno 1822 sarà decorata, dal generale San Martín, come “Caballeresa del Sol”, onorificenza che le è stata conferita per i suoi servizi alla libertà e alla patria.

Bolívar aveva quindi più di una ragione per essere stregato da quella signora dagli attributi eccezionali e per arrendersi al suo fascino. Furono sei anni di amore ardente, travolgente, sfrenato. Ma è bene rilevare che i due si unirono, in aggiunta alla reciproca attrazione fisica, anche grazie alla passione liberatrice.

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo