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E arriva Pasqua

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di MICHELANGELA BARBA

E arriva Pasqua.

Il 21 aprile per la comunità cattolica e il 28 aprile per quella ortodossa.

Nelle case di Ebano ci si prepara a una doppia festa, uno scontro tra titani tra due scuole culinarie degnissime e la tradizionale spedizione di generi alimentari alle famiglie perché anche loro in Romania possano festeggiare.

Le ragazze che ospitiamo e che escono dall’inferno della violenza e dello sfruttamento sessuale sono spesso profondamente religiose e vivono cariche di sensi di colpa il ricordo di quanto è accaduto loro.

Riprendere il contatto con la religione con un approccio di festa e di cura di sé e del prossimo attraverso la preparazione del cibo e della spedizione per le famiglie è per loro un momento importante e costruttivo per sentirsi protagoniste di gesti e azioni positive, che possano contribuire al loro benessere e farle sentire apprezzate per le loro capacità. Questo si chiamerebbe self-empowerment se il termine non fosse stato adottato dall’ala liberale del femminismo per significare tutt’altro.

Facciamo la spesa, quindi, cuciniamo, mangiamo insieme, scherziamo sulle feste di Pasqua degli anni dell’infanzia, ognuno con la propria esperienza, volontari, ragazze, famiglie degli uni e delle altre, in un grammelo italo-rumeno che avrebbe fatto invidia al Maestro Fo.

Di questi piccoli passi è fatto il cammino verso la riconquista di una vita normale.

Qualcuno ci ha chiesto non molto tempo fa in che modo lavoriamo sull’agency delle nostre ragazze, diffidandoci dal vittimizzarle.

 

Ecco, noi condividiamo.

 


Condividiamo la strada, condividiamo la fatica, le angosce, le scelte e anche le feste comandate.

Le ragazze la loro agency e il loro self empowerment essendo quelle che sono, che sono sempre state e che desiderano essere. Purtroppo per i compratori di sesso e per vari sostenitori del se-lo-vogliono-loro/ le- rumene-non –sono-interessate-alla- fuoriuscita et similia quando veramente hanno la possibilità di scegliere sono quanto di più lontano ci si possa aspettare dallo stereotipo di bamboline sexi e seduttive, opportuniste e schiave dei “soldi facili”.

E così a Pasqua si cucina, si tirano fuori le icone e i rosari, si fanno regali e ci si scambiano ricordi.

In chiesa no. Quasi mai, perché nessuna si sente degna di entrare. Devono passare anni e fiumi di parole per convincerle del contrario.

La ripresa di una vita libera dalle relazioni malate, dal dolore delle ferite e dei ricordi è un lungo cammino e Pasqua è una delle tappe che ci piace ricordare.

Nuovi sorrisi, nuove speranze.

Quest’anno a Pasqua festeggeremo anche aprendo un’altra casa, qui a Milano.

Tante, troppe richieste. Tanto, troppo silenzio e indifferenza di quello che è il resto della rete.

Come faremo a sostenere anche questa spesa? Non lo sappiamo ma ci riusciremo.

Se qualcuna bussa alla nostra porta noi di sicuro non ci giriamo di là. Al massimo aggiungiamo un letto un po’ di fortuna. E un uovo di Pasqua.

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo