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Caso Battisti, un arresto diventato show per qualche Ministro
di NICO CATALANO
Martedì scorso, presso lo scalo militare dell’aeroporto romano di Ciampino, è atterrato il Falcon dell’aeronautica militare con a bordo Cesare Battisti.
Il ricercato internazionale è stato arrestato domenica scorsa, dai funzionari della sezione antiterrorismo della polizia di Stato in collaborazione con la Criminalpol, a Santa Cruz de la Sierra, una cittadina Boliviana al confine con il Brasile.
Battisti, latitante dal 1981 in seguito ad una rocambolesca evasione dal carcere di Frosinone, era stato condannato all’ergastolo e quindi ricercato per omicidio, rapina e banda armata, reati questi, compiuti negli anni settanta, periodo durante il quale, da delinquente comune della provincia di Latina, si politicizza più per comodità che per ideale, per poi fondare il gruppo dei Proletari Armati per il Comunismo, la sigla tramite la quale compie in mezza Italia furti, rapine e partecipa direttamente e indirettamente a quattro omicidi.
Dopo essere stato esule per tanti anni in Francia, sfruttando così come tanti altri ex terroristi i benefici dello status di “perseguitato” politico, grazie alla benevolenza dell’ex presidente transalpino Francois Mitterand tanto da divenire scrittore di gialli, in seguito si era rifugiato, prima in Brasile aiutato dal compiacente sistema politico brasiliano e poi infine in Bolivia attraverso la regione del Mato Grosso.
Quello che turba della vicenda Battisti, non è il fatto in sé, infatti nessuno rivendica per lo stesso arrestato, una libertà che non merita, in quanto pluriomicida, peraltro mai pentito, anzi spesso irritante e non rispettoso neanche per le sue vittime. Suscita sconcerto il comportamento di due Ministri della Repubblica accorsi celermente allo scalo romano, per rivendicare tramite un comizietto improvvisato su di un palchetto, il merito di questa operazione alle proprie parti politiche, Matteo Salvini con delega agli interni, rappresentante della lega, partito di maggioranza relativa del governo Conte e il titolare del Dicastero alla Giustizia, quell’ Alfonso Bonafede del movimento cinque stelle, peraltro un’ operazione se dobbiamo dirla tutta, avviata anche dai governi precedenti e ottenuta grazie alla collaborazione dei governi di Bolivia e Brasile.
Ma ha destato soprattutto stupore l’aver trasformato, l’arresto, il ritorno in Patria e la traduzione di Battisti presso l’istituto penitenziario di Oristano un evento mediatico, un’azione, causata anche grazie ad un video girato e postato sui vari social dal ministro Bonafede, atteggiamento questo, che sommato alle parole pronunciate durante il comizio di Ciampino, dallo stesso Salvini, il quale ha più volte parlato di “marcire in carcere” e di “comunista assassino” dimenticando, sia del ruolo sopra le parti che la veste di ministro richiede, così come l’enorme tributo di sangue che il partito comunista italiano e i comunisti tutti, hanno dovuto subire per garantire la democrazia in questo Paese.
Atteggiamenti, certo non degni di chi ricopre alti incarichi istituzionali e non in linea sia con quanto dettato dalla nostra Costituzione, così come da quanto è sancito dall’articolo 42 bis comma 4 del nostro ordinamento penitenziario. In uno Stato democratico, chi dichiara ai quattro venti di essere il “fiero” difensore della “legalità” deve essere anche il primo a rispettare sempre e comunque, tutte le Leggi e non eluderle, secondo il proprio tornaconto elettorale.
Fonte della foto: Repubblica.it