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Matilda Borin, uccisa da nessuno

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di PIERDOMENICO CORTE RUGGIERO


2 luglio 2005, in una casa in campagna a Roasio, ci sono Matilda Borin di 23 mesi, sua madre Elena Romani e il suo nuovo compagno Antonio Cangialosi.

 

Solo loro tre. Una casa in campagna, una normale giornata estiva, una bimba con la sua mamma. Una di quelle immagini che puoi vedere in tv, in una pubblicità che vende prodotti e serenità. In televisione le immagini di quella bambina e di quella casa, arrivano. Per raccontare una tragedia. Nel pomeriggio del 2 luglio 2005, Matilda si sente male, molto male. Viene chiamato il 118. La bambina è in condizioni critiche. Tanto critiche da portare alla morte. Una morte, da subito, poco chiara. Gli esami del medico legale, accertano la morte violenta. Un forte colpo alla schiena, forse un calcio, ha provocato la morte della bambina. Quindi omicidio. Dovrebbe essere una indagine facile. In una stanza abbiamo solo tre persone. Una è la vittima, le altre due diventano i sospettati. Pochi o forse troppi. Le indagini puntano in direzione della madre. Anche a causa di una intercettazione ambientale che contiene quella che sembra una confessione. Elena Romani viene arrestata. Viene processata. Viene assolta in tutti i gradi di giudizio. Erano tre, ora la bambina è morta, la madre viene assolta, rimane solo Antonio Cangialosi , tanto più che è rimasto solo con la bambina per alcuni  minuti. Viene prosciolto ma la Cassazione rimette tutto in discussione. Cangialosi deve essere processato. Viene assolto in I grado. In questi giorni è in corso il processo di II grado, durante il quale è la Pubblica Accusa a chiedere l’assoluzione di Cangialosi. Non ci sono prove per condannarlo. Nessun elemento oggettivo permette di provare la  penale responsabilità. Gli accertamenti tecnici e scientifici non hanno dato indicazioni risolutive. Bisogna attendere il verdetto, ma appare evidente la sconfitta della giustizia. Perché qualsiasi sentenza lascerà più dubbi che certezze. Ma come è possibile una cosa del genere? Probabilmente entrambi gli imputati andavano processati insieme. Unico processo, unica ipotesi di reato. Permettendo incroci e confronti. Le indagini criminali sono molto delicate, perché un solo errore può compromettere l’esito finale. Senza possibilità di recupero. Per questo motivo il Codice di Procedura Penale disciplina con rigore il sopralluogo sulla scena del crimine. Negli ultimi anni la prova scientifica è stata considerata la rete di sicurezza, capace di risolvere ogni situazione, di riparare agli errori. Il Dna è diventato una divinità, adorato da esperti spesso improvvisati. Purtroppo non è vero, alcuni errori sono fatali. Il caso di Matilda Borin lo dimostra in maniera drammatica. I bambini hanno la virtù di fare tante domande, di pretendere risposte. Loro devono scoprire il mondo, devono e vogliono capire. Ogni bambino, ogni bambina ha i suoi “ Perché?”. Le risposte spettano agli adulti. Anche Matilda, da 15anni, ripete Perchè? Ma nessuno ha saputo ancora rispondere.

Credit foto www.panorama.it

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo