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Rischio New Orleans in Italia
di PIERDOMENICO CORTE RUGGIERO
“La lingua non ha osso ma rompe le ossa “. Un proverbio che ha una drammatica attualità. I social sono diventati veicolo di enorme violenza verbale. Contro i migranti, gli avversari politici. Anche i giornali e tv, iniziano a diventare mezzo di diffusione di intolleranza verbale. Complice anche il nuovo scenario politico. Le attuali forze di governo, basano la propria strategia, sul violento attacco dell’avversario. La crisi economica e sociale, ha portato al propagarsi di una profonda ostilità. Contro il migrante, la “kasta”, contro “Big Pharma“, contro la scienza, contro chiunque ha un pensiero diverso. La dinamica è stessa da secoli. Quando un popolo non riesce o non vuole risolvere i propri problemi, crea un nemico a cui addebitare le cause di tutte le sventure. Creato il nemico, bisogna combatterlo. Prima con le armi della propaganda violenta, basata spesso su notizie false o parzialmente vere. Poi si crea una barriera culturale e fisica per isolare il nemico. Alla fine, spesso, si arriva ad usare veramente le armi. In Italia, ultimamente, sono aumentati gli episodi di violenza contro lo straniero, il diverso, il “nemico”. A febbraio, a Macerata, Luca Traini spara e ferisce 6 cittadini africani. Traini dichiarò di voler vendicare Pamela Mastropietro, uccisa, secondo le indagini della Procura, da nigeriani. Nell’ultimo mese e mezzo, otto casi di cittadini stranieri colpiti con armi ad aria compressa. Due casi a Caserta, due a Forlì, uno a Latina, uno a Napoli, uno in Veneto e il più grave a Roma. Una bambina di etnia rom, viene colpita alla schiena da un piombino sparato da un 59 enne italiano. Le condizioni della bambina sono gravi. Gli investigatori indagano per stabilire se il movente è razziale. Negli ultimi giorni, poi, ad Aprilia un cittadino marocchino è morto dopo esser stato inseguito da due italiani che pensavano fosse un ladro, mentre a Moncalieri l’atleta italiana di origini nigeriane Daisy Osakue è stata aggredita. Molti casi in pochi giorni, difficile pensare a coincidenze. Un clima da corsa alle armi esiste. Incoraggiato dal ministro Salvini, che addebita praticamente tutti i problemi di ordine pubblico alla presenza di stranieri. Come se corruzione, mafia, camorra e n’drangheta siano di importazione. L’Italia ha sempre avuto una legislazione severa in tema di possesso di armi. Il vero problema non è la legislazione. Ma la crescente volontà di violenza. La volontà di respingere con la violenza il diverso, il nemico. La verità è che qualsiasi oggetto può diventare un’ arma. Una forchetta, un sasso, una fionda. Se esiste la volontà di fare del male, lo strumento si trova. Veramente pericolosa è la falsa propaganda che crea nemici inesistenti. Un nemico immaginario, utile per non fare i conti con le nostre responsabilità. Anche noi, la “gente“, abbiamo sbagliato. Noi che per anni non abbiamo curato la cosa pubblica. Noi che abbiamo inquinato. Noi che abbiamo votato personaggi impresentabili. Noi che abbiamo vissuto per anni secondo il motto “o Franza o Spagna, purché se magna“. Noi che ora non riusciamo a trovare la luce e tiriamo sassi alle ombre. Piano piano si crea un clima come quello che il 14 marzo 1891 ha portato al linciaggio di 11 italiani a New Orleans. Anche in quel caso si giustificarono dicendo che dovevano difendersi dall’invasione. Abbiamo bisogno di un faro, nella cultura e nella politica. Non si può non accogliere e rilanciare il monito del Presidente della Repubblica:
“Mi ha colpito un fatto di cronaca. L’Italia non può somigliare a un far west dove un tale compra un fucile e spara dal balcone ferendo una bambina di un anno, rovinandone la salute e il futuro. Questa è barbarie e deve suscitare indignazione “.
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