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Il piacere perverso di un libro
di LAURA FANO
“Li interrogo e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la consolazione nel cuore”.
Così Francesco Petrarca diceva dei libri.
Un libro è una sorta di viaggio che induce il lettore a immergersi nella lettura, a immaginare la storia narrata dall’autore, a vivere un un’epoca storica, una specie di barca che aiuta ad attraversare un oceano sconosciuto. Infilare il naso tra le pagine inchiostrate aiuta a sviluppare la fantasia, a viaggiare restando seduti su una sedia o sdraiati su un letto o in poltrona, a immedesimarsi nel protagonista della vicenda e vivere una storia completamente estranea alla vita di tutti i giorni, perché ogni libro è un viaggio e l’unico bagaglio che portiamo con noi è l’immaginazione.
Lo sapeva bene Jules Verne, scrittore prolifico e precursore dei tempi: immaginò macchine spaziali e sottomarini e un tipo di società che non aveva mai potuto vedere con i propri occhi. Eppure, aveva viaggiato piuttosto poco: la sua prima evasione, quando aveva undici anni, fu duramente repressa dal padre, tanto che fu solo dopo molti anni che riprese a viaggiare. Emilio Salgari, il più grande e prolifico autore italiano di storie d’avventura, non si mosse mai di casa e con i suoi libri ha fatto viaggiare i lettori fin nei luoghi più esotici della terra. Salgari scriveva i suoi romanzi studiando in biblioteca; famosa la sua frase “Scrivere è come viaggiare senza la seccatura dei bagagli”.
Leggere consente di camminare nel tempo, di visitare posti lontani e, cosa ancor più bella di incontrare migliaia di persone che non ci sono più e colloquiare con loro. Come diceva Ottavio Missoni “con pochi euro si può passare una serata con il signor Voltaire mentre tante volte ti siedi al bar a parlare con un coglione qualsiasi”.
A me non piace solo leggere, io adoro i libri! Il buon vecchio libro cartaceo ha una sua innegabile aura romantica: trasmette al lettore delle sensazioni a volte poco logiche e razionali, difficili da spiegare a chi non le conosce, ma estremamente concrete e condivise tra gli amanti dei libri. Leggo perché ho preso il vizio, quasi una sorta di perversione. Leggo perché questo mondo non mi piace e la lettura, a differenza della tv e delle fiction che ci circondano e che ci parlano solo dei contemporanei, apre panorami più vasti, panorami che noi stessi scegliamo. Leggo in piedi, a letto, sull’autobus, in treno. Leggo perché scrivo. Leggo nel pensiero e negli occhi dei protagonisti. La lettura mi consente di spegnere il cervello e di abbandonarmi totalmente alla storia: per qualche ora sono qualcun altro, e mi innamoro, rido, piango e visito mondi che fisicamente e temporalmente non potrei mai raggiungere.
I libri sono stati le presenze più costanti della mia vita e sono presenti in molti miei ricordi sin dall’infanzia. Alcuni li ho letti e riletti, altri li ho solo sfogliati per sapere cosa c’era dentro. Altri ancora sono rimasti lì in attesa di incontrarci in tempi più maturi. Sono stati per me compagni di viaggio, rimedio alla noia e alla tristezza; consiglieri e suggeritori. Immagini, ardori, delizie, tormenti, ansie non restano identici nelle persone, come ha scritto Platone, per cui si fanno scelte diverse nel corso della vita Dai classici greci e latini, ai libri corali, passando per gli scrittori di lunghi romanzi o poemi o autori di aforismi e di scritti brevi. Tanti libri sono penetrati nella mia vita e nella mia anima, e ancora oggi li conservo nella mia biblioteca e di tanto in tanto li prendo tra le mani, mirando e rimirando la copertina, passando l’indice sui caratteri, annusandone l’inconfondibile profumo delle pagine ingiallite dal tempo.
A volte trovi appunti scritti da qualcuno su un libro usato, magari acquistato in un mercatino. Ed è come sbirciare nella vita di una persona a te sconosciuta ma che senti vicina, già per il fatto stesso di aver condiviso un libro. Thomas Jefferson, il terzo Presidente americano, leggeva sempre con una matita e un foglio a portata di mano, per trascrivere i passaggi più importanti e annotare i suoi pensieri. A volte ritornava su quegli appunti che gli consentivano di dialogare con l’autore.
Un libro, infatti, fa accadere alcune cose nel nostro cervello: ci aiuta a diventare più empatici ma può succedere anche che pensi di aver sperimentato sensazioni ed esperienze che invece abbiamo solo letto. Mentre leggiamo un libro, anche se non lo vogliamo, il nostro cervello scatta delle foto di oggetti o luoghi descritti. Questo aiuta a creare un mondo a parte ricreato solo ed esclusivamente nella nostra mente.
E allora può accadere che in una grigia mattina di primo mattino sei su un treno e stai andando al lavoro, piove e tu respiri odore di mare, menta, rosmarino e sale. Queste magie può farle solo un libro. Bastano poche pagine per trasportarti lontano.
E’ una coccola per la mente. Sia che lo facciamo sprofondati in poltrona, mentre fuori piove, o sotto l’ombrellone su una spiaggia assolata, quando leggiamo ci prendiamo del tempo per noi, è un momento solo nostro.. Quello della lettura è un piacere, spesso una passione, che talora confina col vizio.
Leonardo Sciascia scriveva che “Il libro è una cosa: lo si può mettere su un tavolo e guardarlo soltanto, ma se lo apri e leggi diventa un mondo.”