Sanità
Coronavirus, conoscere per scongiurare la paura
di BARBARA MESSINA
L’ inizio del 2020, anno palindromo, che secondo la tradizione mediorientale doveva essere prospero e fortunato, inizia invece nel peggiore dei modi per il colosso cinese.
È, infatti, allerta in Cina e in tutto il medio oriente per la diffusione di un nuovo ceppo di Corona virus, la polmonite virale che in Cina ha già infettato 25.000 persone uccidendone circa 500 e per cui l’OMS ha dichiarato lo stato di emergenza globale. Dopo un primo momento in cui le autorità cinesi hanno provato a minimizzare i fatti, il ministro della salute di Pechino ha dovuto ammettere il pericolo dovuto da un virus potenzialmente letale, che dalla Cina si è diffuso rapidamente in diversi paesi e sulla concreta possibilità che lo stesso possa trasformarsi in una vera e propria pandemia. A preoccupare, in un primo momento erano soprattutto i milioni di cinesi che avrebbero potuto “esportare” il virus in occasione del capodanno cinese, paura scongiurata dal Governo Cinese, con la quarantena imposta a diverse città che ha di fatto circoscritto l’area del contagio. Gli esperti spiegano che la gravità della potenziale epidemia dipende dalla media di contagi che una singola persona infetta può provocare, un dato che a tutt’oggi gli scienziati non posseggono e che diventa indispensabile per classificare il nuovo virus e la sua pericolosità. Quello che al momento è certo è il fatto che l’OMS ha classificato la nuova epidemia come “un’emergenza sanitaria internazionale”, elevando l’attenzione ai massimi livelli, come in passato era già è avvenuto per i casi di ebola e febbre suina. Il nuovo ceppo virale, che ha avuto inizio a Wuhan, città popolosa della Cina popolare di cui non conoscevamo neppure l’esistenza, appartiene alla famiglia dei Coronavirus, per intenderci fa parte di quel ceppo di virus che intacca le vie respiratorie causando malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la sindrome respiratoria mediorientale (Mers) e la sindrome respiratoria acuta grave (Sars). I sintomi più comuni sono febbre, tosse e difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi, polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e infine la morte. Secondo le autorità cinesi, i contagiati globali sono circa 25.000 persone, di cui 500 morti e circa mille guarigioni. Inizialmente la maggior parte dei contagi si sono avuti nella città di Wuhan, posta insieme alla propria regione in quarantena, ma si sono ben presto scoperti focolai anche a Pechino e Shanghai. Da quanto ci è dato sapere, si ritiene che l’origine della malattia sia stato il mercato del pesce e degli animali vivi della città Wuhan, mercato dove è facile, per lo stretto contatto fra carne macellata e animali vivi, il propagarsi delle infezioni. Al momento i casi di malattia identificati all’estero, tranne uno, riguardano persone appena rientrate da un viaggio in Cina e comunque direttamente o indirettamente collegato con Wuhan. Il Governo cinese, anche per smarcarsi dalla pesante eredità della gestione della Sars, al momento sembra essere molto più collaborativo che in precedenza evitando i componenti tenuti durante quella pandemia, dove in un primo tempo negò e minimizzo la gravità dell’epidemia. Questa volta invece ,è stata la stessa municipalità della città di Wuhan a segnalare il problema il 31 dicembre 2019 a soli pochi giorni da quando il primo paziente ha sviluppato sintomi. In giro di brevissimo tempo gli scienziati cinesi hanno poi identificato l’agente patogeno e nel giro di una settimana hanno condiviso la sequenza genomica del virus con l’Oms, dimostrando, almeno a parole l’intenzione di voler gestire la vicenda “con la massima trasparenza”, anche se le domande sull’effettiva gravità della situazione, sui social media cinesi, alimentate anche dalla stampa di Hong Kong si moltiplicano. La prima cosa che le autorità sanitarie cinesi e occidentali si sono affrettate a dire, dopo l’identificazione di questo nuovo ceppo di Corona, è il fatto che “non ci troviamo di fronte ad una nuova Sars”. Il paragone è d’obbligo, seppure, la causa scatenate del nuovo Coronavirus ha avuto luogo per entrambe dai mercati generali, la Sars, propagatasi tra il 2002 e il 2003, con oltre 8000 persone contagiate e 774 decessi, dai dati al momento in nostro possesso sembra essere molto più pericolosa. Seguendo le indicazioni dell’OMS, i governi di molti stati, anche europei, hanno intensificato i controlli agli aeroporti di soprattutto per quanto riguarda i passeggeri dei voli decollati dalla Cina. Il nostro paese, invece dopo il caso della coppia cinese, trovata positiva al Coronavirus, nonostante avesse già attivato le procedure di sicurezza, al momento ha bloccato tutti i voli da è per la Cina. L’aeroporto di Roma Fiumicino insieme a quello di Malpensa a Milano ha attivato le procedure di sicurezza, per l’assistenza sanitaria al personale navigante, marittimo e dell’aviazione civile e dal 5 febbraio è stato disposto di controllare, in via precauzionale, con i body scanner tutti i voli in arrivo. In generale, per ridurre le probabilità di contagio, l’Oms ha dettato norme di prevenzione simili a quelle indicate per le altre malattie infettive: lavarsi spesso le mani, evitare frutta e verdura non lavate, bevande non imbottigliate e se proprio si deve starnutire si invita a farlo nell’incavo del gomito. Viene da chiedersi se è giusto preoccuparsi, se si deve cedere alla psicosi della mascherina o se sia il caso di evitare gli spostamenti, al momento no, infatti se è vero che l’individuazione del nuovo ceppo virale è stata tempestivamente comunicata alle autorità internazionali, è altrettanto vero che non si sa quanto il Coronavirus sia potenzialmente letale. Importanti virologi, spiegano che allo stato attuale avendo scoperto che il contagio ha avuto origine da un pipistrello, come la Sars era stata trasmessa dai polli e la Mers veicolata dai cammelli, bisogna capire quali sono le possibilità di contagio, isolare tutte le fonti di possibile contatto e sperare che la Cina continui a condividere tutte informazioni al fine di circoscrivere e bloccare il più presto possibile il propagarsi della malattia soprattutto ora che la malattia non è più confinata all’interno del paese.