Società
Striscia tra le polemiche per il caso Botteri
di NICO CATALANO
la società in cui l’estetica è più importante dell’etica
In questi ultimi giorni sembra non essersi placata l’ondata di polemiche in merito alla frase pronunciata da Michelle Hunziker, durante la puntata dello scorso 28 aprile del programma “Striscia la notizia”. La showgirl elvetica dopo la messa in onda di un filmato, riferendosi alla giornalista Giovanna Botteri avrebbe affermato “a ogni collegamento dalla Cina, la corrispondente sfoggiava il medesimo abito nero”. La giornalista, per tanti anni corrispondente per la Rai dagli Stati Uniti e da qualche mese inviata da via Teulada a Pechino, successivamente alla puntata di Striscia, ha ricevuto numerose manifestazioni di solidarietà da diverse sigle sindacali della stampa, quali Fnsi, Usigrai, Odg nazionale giornalisti oltre che dall’associazione Giulia Giornaliste. Nei giorni seguenti all’infelice episodio, il telegiornale satirico di Antonio Ricci ha subito decine di attacchi e rimostranze anche sui social da parte di cittadini e associazioni femministe che hanno accusato la trasmissione Mediaset di fomentare verso la giornalista un indegno bodyshaming e quindi di fare della volgare ironia sull’aspetto fisico delle persone. Inoltre, a numerosi telespettatori non è sfuggito il fatto che a ironizzare sia stata anche Michelle Hunziker, da anni impegnata contro le discriminazioni di genere con la onlus “Doppia Difesa” una coincidenza questa che ha fatto gridare in molti all’ipocrisia. Non si è fatta attendere la replica della stessa Hunziker e di Gerry Scotti, secondo i due conduttori della trasmissione “la messa in onda del servizio non va confusa con un’azione di bodyshaming, ma la volontà di replicare ad alcuni media e social che da tempo prendono di mira la Botteri per il suo modo di vestire e apparire in genere” inoltre i due presentatori hanno precisato “la ragione del servizio era quella di mostrare come la giornalista nell’ultimo collegamento da Pechino avesse sfoggiato una nuova pettinatura, quasi a smentire le critiche malevole piovutele addosso”. Di tutta questa stucchevole vicenda, la risposta più intelligente è proprio quella data della stessa Giovanna Botteri in un intervento pubblicato sul sito e sui social dell’Usigrai. “Mi piacerebbe che l’intero episodio, prescindendo da me, potesse essere un momento di discussione vera, sul rapporto con l’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno o dovrebbero avere secondo non si sa bene chi. Tutto ciò, affinché si capisca una buona volta che l’unica cosa che conta, importa, e ci si aspetta da una giornalista è la capacità di praticare un’informazione affidabile, puntuale, seria e mai faziosa” ha ribadito la giornalista Rai. Invece, desta non poche perplessità tutta questa solidarietà da social network, ridondante nella forma e quasi menzognera nel tempo. Quella stessa indignazione sicuramente tardiva, che è stata silente per anni mentre la stessa trasmissione tv, una delle più viste dagli inizi degli anni novanta, avvicendando conduttori e format televisivi, ha fatto incetta di premi e riconoscimenti beffeggiando e schernendo pesantemente centinaia di personalità del mondo della politica, dello spettacolo e dello sport. Sia chiaro, nessuno vuole mettere in discussione il diritto di satira, diverso è invece quando la satira diventa complice per rendere socialmente “vincente” nel Paese solo ed esclusivamente un modello, quello delle varie veline, letterine, meteorine e via dicendo, un agire che poco ha di satira e niente di giornalismo. Un prodotto televisivo artatamente costruito per attrarre e sedurre consumatori passivi di notizie spot e di immagini fatue in una società che nel tempo è stata sempre più privata di ogni espressione di pensiero critico. Per tanti anni l’unico verbo imperante è stato “l’importante è la forma e il colore del contenitore, per i contenuti c’è tempo” tutto era sacrificabile sull’altare del dio “audience” e della signora “immagine”. Un prototipo che dopo qualche decennio è riuscito facilmente a penetrare nelle viscere più profonde della nostra società, cambiandola in peggio e gettando le basi per l’ascesa di quei fenomeni populisti e qualunquisti purtroppo oggi tanto diffusi. Un modello insulso e terribilmente carsico dal punto di vista valoriale che le recenti emergenze hanno reso anacronistico, riportandoci tutte e tutti a fare i conti con la realtà e magari a dare la giusta importanza all’etica rispetto alla futile estetica.
Fonte della Foto: www.uffingtonpost.it