Editoriale
Violenza di genere secondo Valditara
di Lavinia Orlando
Migliore modo per celebrare la “Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne”, che ricorre il 25 novembre, l’esimio Ministro dell’istruzione e del Merito Giuseppe Valditara non avrebbe potuto trovare.
Le parole dallo stesso pronunciate in occasione dell’inaugurazione della Fondazione Cecchettin rappresentano il manifesto del governo Meloni sulla violenza di genere, proprio perché non smentite da alcuno dei colleghi del Ministro ed anzi rilanciate dalla stessa Presidente del Consiglio.
“Il patriarcato, come fenomeno giuridico, è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975”…“se una volta il femminicidio era il frutto della concezione proprietaria della donna, oggi sembra il frutto di una grave maturità narcisista del maschio che non sa sopportare i no”…”occorre anche non far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato a forme di marginalità e devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione irregolare”.
Le suddette frasi, esternate dal Ministro con un messaggio registrato, hanno lasciato letteralmente interdetti i presenti all’evento ed i tanti che hanno avuto la sfortuna di ascoltarle, tanto nel merito, quanto considerando l’occasione che le ha provocate.
La circostanza che uno dei più importanti Ministri del governo in carica affermi che il patriarcato non esista e che l’incremento dei femminicidi sia correlato all’immigrazione irregolare è quanto di più assurdo potesse accadere, proprio perché avvenuta durante l’evento fondativo di una realtà dedicata ad una giovane donna ammazzata da un uomo – italiano e di famiglia non problematica – alla presenza del padre di Giulia Cecchettin che, nonostante l’immaginabile strazio, si sta spendendo anima e corpo per mitigare le cause scatenanti femminicidi e violenze di genere.
Ed, invece, il Ministro Valditara, già consigliere politico di Matteo Salvini, prendendo evidentemente spunto da quest’ultimo, che è gran maestro di affermazioni dirompenti, non ha perso occasione per dimostrare da quale parte si ponga il governo di cui fa parte.
Nonostante numeri impietosi, tra femminicidi, violenze sessuali, casi di revenge porn, chiamate al numero nazionale che riceve richieste di aiuto e sostegno dalle vittime di violenza e stalking, denunce per atti persecutori, provvedimenti di allontanamento e di divieto di avvicinamento, il Ministro ha continuato a sostenere la tesi per cui l’uomo che commette violenza ai danni della propria moglie, compagna, figlia o sorella sia, banalmente, una persona malata.
Invece che soffermarsi sull’educazione patriarcale che, secondo molti, sarebbe la reale causa della violenza di genere, il Ministro ha preferito la solita sortita propagandistica contro l’immigrazione clandestina. E, se è vero che nulla quaestio circa l’affermazione per cui il patriarcato, giuridicamente inteso, sia terminato nel 1975, lo stesso Valditara ed il governo di cui fa parte non possono continuare a negare che la nostra sia una società basata sul principio patriarcale per cui donne e uomini si vedono propinati, sia dalla più tenera età, ruoli, funzioni e libertà differenti, col maschio che risulta essere in possesso del potere maggiore, economico, ma non solo, e dei ruoli preponderanti.
Negare tale stato dei fatti significa continuare a sviare il problema, non coglierne le cause scatenanti e non riuscire, dunque, a sconfiggerlo. Così come quando la Presidente del Consiglio rivendica il mancato uso delle declinazioni al femminile o critica le c.d. quote rosa: in una realtà paritetica le stesse non sarebbero necessarie, nel mondo in cui viviamo sono escamotage necessari al fine di sottolineare ruoli e funzioni.
Del resto, se tutto andasse per il verso giusto, a cosa servirebbe il 25 novembre?