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Editoriale

Il match della discordia

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Credit foto https://www.youtube.com/watch?v=Zza-WlpH_nE

di Lavinia Orlando

“Nel tentativo di non discriminare si giunge a discriminare…” E, ancora, “…alcune tesi portate all’estremo rischiano di impattare sui diritti delle donne…”. Sono queste le frasi pronunciate dalla nostra Presidente del Consiglio, a valle della sfida finora più discussa delle Olimpiadi di Francia.

Un’italiana, Angela Carini, contrapposta ad un’algerina, Imane Khelif. La prima volutamente soccombente – ossia ritiratasi – dopo neanche un minuto dall’avvio del match con un’avversaria, la seconda, colpevole suo malgrado di livelli di testosterone più alti rispetto alla media femminile.

Entrambe vittime di una politica malata, in grado solo di creare polemiche senza la minima attenzione alle relative conseguenze.

In principio, fu Matteo Salvini, vice Premier e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, che si è mostrato improvvisamente interessato al sesso delle atlete olimpiche, invece di occuparsi delle tematiche connesse al ruolo che ricopre – si pensi, da ultimo, all’annuncio di Trenitalia circa i lavori che interesseranno, ad agosto, le infrastrutture ferroviarie, con i logici disservizi che ne deriveranno nel mese di maggiore afflusso turistico per il nostro Paese.

Il leader della Lega, infatti, proseguendo nell’arte che gli riesce meglio – fabbricare autentiche fake news – ha definito la pugile algerina “trans”, così scatenando i tanti seguaci che pendono dalle sue labbra, i quali hanno dato avvio ad una sequela di insulti basati su di una colossale bugia. Lo stesso dicasi del Presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha anche lui parlato di “un transgender algerino contro una donna italiana”.

La menzogna è poi proseguita successivamente alla disfatta che si è autoinflitta l’atleta italiana: titoloni di giornale e commenti di autorevoli esponenti della politica nazionale (“aspetto mascolino”) non hanno lesinato offese di ogni tipo, tra le quali “un uomo”, “un algerino” e “tirapugni da uomo”, come titolavano alcuni importanti quotidiani nazionali, risultano essere le più a modo, a tacere degli interventi giunti dall’estero – si pensi a Elon Musk e Joanne Rowling.

Sembra evidente che la destra italiana abbia colto la palla al balzo per portare in evidenza una tematica molto cara a chi ci governa. La vicenda, vergognosamente rappresentata come “l’uomo che picchia la donna”, è ben differente da quanto si voglia fare credere. Il nostro governo continua ad esprimere un’irrefrenabile voglia di incasellare tutto quanto riguardi la sessualità entro un rigido schema binario, che mal si confà allo stato attuale del mondo. Che sia l’esigenza di sviare l’attenzione sui problemi reali del Paese – un po’ come lo spauracchio dei migranti – o che sia la convinta incapacità di leggere la realtà per quello che realmente è, ossia variegata e poco schematica, quanto verificatosi negli scorsi giorni rasenta davvero la vergogna su scala internazionale.  

Ha proprio ragione la nostra Premier quando ha affermato che “Bisogna poter competere ad armi pari”, con riferimento all’ingiustizia che, a suo modo di vedere, l’atleta italiana avrebbe subito. Nello stesso modo, Meloni si dovrebbe rendere conto dell’iniquità che caratterizza la vicenda Carini – Khelif. L’ingiustizia di diffamare e riempire di insulti un’atleta ed una persona, Imane Khelif – impossibilitata, per ovvie ragioni, a difendersi – pur di portare avanti le proprie tesi è quanto di più squallido un politico serio possa fare. A ciò si aggiunga l’ulteriore ingiustizia di sfruttare l’evidente debolezza dell’altra atleta, Angela Carini, che è sembrata essere stata spinta al ritiro, per chiara autosuggestione determinata dalle tante falsità sopra viste, con la connessa magra figura dalla quale chissà quando e come riuscirà a liberarsi.

Lungi dal tutelare le donne, la destra italiana ha dimostrato, ancora una volta, di comportarsi nel senso totalmente inverso e di continuare a non avere la benché minima idea di quanto importante sia, in politica e nella vita in generale, il concetto di “rispetto”.

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