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Editoriale

Il solito Renzi

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Credit foto https://www.ilvaloreitaliano.it/first-reaction-shock-il-video-virale-di-renzi-in-versione-techno/

di Lavinia Orlando

In principio ci fu la foto dello scorso 5 luglio, con Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva, Pace Terra e Dignità, Possibile, + Europa e Rifondazione Comunista, che, tutti insieme, più o meno appassionatamente, depositavano, presso la Corte di Cassazione, il quesito referendario finalizzato all’abrogazione dell’appena approvata legge sull’autonomia differenziata.

Subito a seguire, è giunta un’ulteriore istantanea: l’abbraccio affettuoso tra la Segretaria del Pd, Elly Schlein, ed il fondatore di Italia Viva, Matteo Renzi, già Segretario e Premier democratico, durante una partita di calcio di beneficenza.

A corredo di cotante immagini, seguono le parole. “Bisogna costruire un centro che guardi a sinistra”, ha affermato l’ex Sindaco di Firenze. Peccato, tuttavia, che il suo partito condivida solo a fasi alterne le piattaforme comuni dell’alleanza che si pone in contrapposizione alla destra di governo – basti pensare, da ultimo, all’assenza di Italia Viva nella piazza che chiedeva le dimissioni del Governatore Toti.

Ed ancora, “Basta ai veti sugli altri, a cominciare dai Cinque Stelle” è l’altra forte affermazione di Renzi, che, tuttavia, non si sa come potrebbe ritornare a dialogare con Conte ed i suoi dopo essersi ripetutamente pavoneggiato di aver fatto naufragare il secondo governo Conte ed aver fatto giungere a Palazzo Chigi Mario Draghi.

Un fermo no a spazi futuri in solitaria per il terzo polo e l’alleanza con Schlein e Conte come “unica alternativa per evitare di tenersi per lustri Meloni”. Sembrerebbe essere questa la nuova strategia del leader di Italia Viva. Tutto sta a comprendere quanto tempo trascorrerà prima che quest’ultimo muti nuovamente idea o, ancora più pesantemente, se non si tratti dell’ennesima strategia volta ad evitare di restare fuori anche dal Parlamento italiano, dopo la debacle in sede europea.

Valga fra tutti il commento, caustico ma realistico, dell’ex alleato Carlo Calenda: “Se deve allearsi una volta con i nazisti dell’Illinois e una volta con i marxisti-leninisti lo fa…Non è il nostro percorso”.

Che Schlein si ritenga avvisata – Conte non dovrebbe averne necessità, visti i ben noti precedenti. L’impulso di allargare il più possibile un campo già sufficientemente largo cozza inevitabilmente con l’unitarietà e, soprattutto, la coerenza del progetto, con esiti elettorali sulla cui positività è lecito porsi dei dubbi. Gli elettori, per quanto ritengano improrogabile porre fine al governo Meloni, potrebbero avere difficoltà a sostenere un’alleanza comprensiva di chi, fino all’altro ieri, strizzava gli occhi alla stessa Premier, per non parlare delle tante aperture nei confronti di Silvio Berlusconi prima e dei suoi eredi successivamente, dell’amicizia col principe saudita Mohammad bin Salman, delle posizioni estremamente liberiste e di tutto il resto che, per mere ragioni di tempo, non si cita. Senza contare i dubbi circa il programma di governo da attuarsi in caso di vittoria di un’alleanza così ampia e così divergente al suo interno.

Il campo larghissimo potrebbe anche portare alla vittoria del fronte antimeloniano, ma rischierebbe di generare una situazione di impasse – si veda ciò che sta accadendo in queste settimane in Francia – ancora più deleteria, per il Paese e per chi vorrebbe politiche di sinistra al governo.  

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