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Politica

Controversia sul Diritto all’Aborto segna l’Incontro del G7 in Italia

Semplicemente eleggere donne non è sufficiente per assicurare progressi nei diritti delle donne, specialmente per quanto riguarda l’autonomia sui propri corpi. L’orientamento ideologico di queste donne è determinante.

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Credit foto https://www.magistraturademocratica.it/articolo/diritto-d-aborto-diritto-negato_07-03-2017.php

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera

I leader dei paesi del G7 (Germania, Canada, Stati Uniti, Francia, Italia, Giappone e Regno Unito) si sono riuniti in Italia per il loro incontro annuale dal 13 al 15 giugno 2024. Durante il secondo giorno, è emersa una significativa controversia riguardo l’inclusione di una dichiarazione sul diritto all’aborto legale e sicuro nel documento finale dell’evento. Questa questione ha generato un’impasse tra la prima ministra italiana, Giorgia Meloni, e i rappresentanti di Stati Uniti, Canada, Germania e Francia.

La presenza delle donne nella politica è vitale per la formulazione di politiche inclusive, ma le loro orientazioni politiche influenzano significativamente le politiche che promuovono. Giorgia Meloni, dell’estrema destra, è stata responsabile di impedire l’inclusione del diritto all’aborto legale nel documento del vertice, rappresentando un passo indietro per le donne.

L’aborto è legalizzato su richiesta in 77 paesi, secondo i dati del sondaggio della ONG Centro per i Diritti Riproduttivi. Questa legalizzazione è generalmente accompagnata da limiti gestazionali, spesso fino alla 12ª settimana di gravidanza. In alcuni paesi, come il Regno Unito, il limite può essere esteso fino a 20 settimane.

La legalizzazione dell’aborto in questi 77 paesi riflette una tendenza globale di liberalizzazione delle leggi sull’aborto negli ultimi 30 anni. Questi paesi includono nazioni in Nord America, America Centrale, America del Sud, Europa, Africa, Asia e Oceania. Esempi includono Canada, Australia, Argentina, Brasile, Francia, Germania, Sudafrica e Vietnam.

Le donne conservatrici in posizioni di potere e decisione basano le loro azioni politiche sulla loro credenza religiosa, quando dovrebbero implementare politiche per tutte le donne, comprese quelle con credenze diverse e persino quelle che non hanno credenze. Le loro politiche restrittive non considerano le necessità di salute riproduttiva delle donne, specialmente quelle in situazioni socioeconomiche svantaggiate. Limitando l’accesso all’aborto sicuro, aumentano i rischi per la salute delle donne che ricorrono a procedure non sicure.

Al contrario, leader progressisti come Jacinda Ardern, della Nuova Zelanda, e Sanna Marin, della Finlandia, hanno adottato politiche che espandono i diritti delle donne. Ardern ha guidato la decriminalizzazione dell’aborto in Nuova Zelanda nel 2020, permettendo che la decisione fosse presa dalla donna fino alla 20ª settimana di gestazione. Marin sostiene politiche di uguaglianza di genere che si riflettono nella legislazione liberale della Finlandia in termini di diritti riproduttivi, incluso il diritto all’aborto.

È cruciale che donne capaci di implementare politiche che garantiscano l’uguaglianza di genere siano al potere. Semplicemente eleggere donne non è sufficiente per assicurare progressi nei diritti delle donne, specialmente per quanto riguarda l’autonomia sui propri corpi. L’orientamento ideologico di queste donne è determinante. I leader progressisti, in particolare, hanno dimostrato un impegno maggiore nell’implementazione di politiche che promuovono l’uguaglianza di genere e i diritti riproduttivi, incluso il diritto all’aborto.

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