Editoriale
L’Italia dei condoni e degli evasori
di Lavinia Orlando
È di questi giorni la notizia del sequestro di un cantiere edile effettuato dalla Capitaneria di Porto di Bari. Trattasi di un complesso edilizio, in costruzione a ridosso della costa barese, la cui realizzazione sarebbe avvenuta in assenza delle necessarie autorizzazioni.
Altro non è che l’ultimo episodio di abusivismo selvaggio, che rileva però particolarmente in questo periodo, sotto l’esecutivo Meloni, alla luce delle scelte che, in materia, il predetto governo sta portando innanzi.
Il decreto “Salva Casa” appena approvato in Consiglio dei ministri prevede una sanatoria per i piccoli abusi edilizi, particolarmente voluta dalla Lega di Salvini. Parliamo di misure volte a semplificare le procedure previste per sanare le piccole irregolarità presenti in molti edifici, di modo da non bloccare più la compravendita degli immobili – questo secondo le intenzioni dell’esecutivo. Il decreto prevede l’incremento degli interventi consentiti in edilizia libera, l’aumento delle soglie di tolleranza sulle difformità rispetto al progetto presentato in Comune (dal 2% al 5% a seconda della grandezza dell’immobile), l’abolizione, ma non per gli abusi totali, della doppia conformità (alla normativa attuale ed a quella in vigore quando l’opera era stata presentata), stabilendo come necessaria solo la seconda unitamente al pagamento di una sanzione che va da mille e trentunomila euro (commisurata all’aumento del valore degli immobili), il silenzio assenso, che scatta dopo 45 giorni, per la richiesta di regolarizzazione degli abusi formali, in luogo degli attuali 60 giorni, decorsi i quali, al contrario, la pratica decade.
Quanto un provvedimento del genere possa incidere anche solo sotto il profilo dell’individuazione degli intenti del governo è presto detto: la consapevolezza di poter contare su di un esecutivo lassista con riferimento al rispetto delle regole è di forte spunto per il cittadino che ritiene che commettere, più o meno dolosamente, illeciti non sia poi così tanto grave. Anche perché è il governo medesimo ad individuare e rendere lecite le modalità per sanare quanto realizzato.
E poco cambia se il Vicepremier Salvini, evidentemente conscio dei risvolti in seno al provvedimento approvato, ha subito tenuto a chiarire che le misure viste si riferiscono solo a difformità edilizie lievi. Il messaggio è in ogni caso chiaro.
Questo anche perché i precedenti non mancano. Al di là delle tante esternazioni che vanno nel medesimo senso, rese in campagna elettorale da autorevoli esponenti dell’esecutivo, a partire dalla Presidente del Consiglio, si è aperto, negli ultimi giorni, l’”affaire redditometro”. Il decreto che lo reintroduceva è stato dapprima pubblicato in Gazzetta Ufficiale, salvo poi essere subito sospeso poiché inviso a molte componenti del governo. La giravolta viene motivata con la volontà di non vessare il cittadino e di non sottoporlo a controlli eccessivi, ma anche questa volta le scelte del governo sembrano essere tutte a vantaggio di chi non rispetta le regole e fungono da pessimo esempio per la collettività.
In luogo di stigmatizzare comportamenti che, oltre ad essere illeciti, sono del tutto dannosi per tenuta, sociale ed economica, del Paese, Meloni prosegue lungo il corso di colui che l’ha lanciata come Ministra, Silvio Berlusconi: no alle tasse, sì ai furbetti. Viva i condoni e via libera agli evasori.
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