Editoriale
Le tanto odiate tasse
di Lavinia Orlando
Nell’eterna contrapposizione tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha chiarito, ancora una volta, da che parte si posizioni.
Già in passato, ben prima della nomina a Premier, Meloni aveva più volte indicato la sua idea, in tutto sovrapponibile a quella espressa da qualsivoglia esponente di destra.
Le medesime considerazioni sono state ribadite da Meloni negli scorsi giorni, ora però da una posizione ben più qualificata e di rilievo rispetto a quanto avvenuto in precedenza: “No a chi vuole fare il furbo, sì a chi è onesto, che si trova in difficoltà e deve essere aiutato”. È stato questo il principale messaggio veicolato dalla Presidente del Consiglio durante un convegno sul fisco. In chiara contrapposizione con la celebre sortita del Ministro dell’Economia all’epoca del secondo esecutivo Prodi, Tommaso Padoa-Schioppa, Meloni ha chiarito di non condividere l’idea che le tasse siano “una cosa bellissima”.
Ci si chiede se fosse proprio necessario che Meloni ribadisse la sua idea al riguardo, posto che il nostro Paese continua a rimanere al vertice nella classifica europea degli Stati col maggiore livello di evasione fiscale. Stante tale situazione, sarebbe auspicabile che chi ci governa dia il buon esempio, ponderando, in primis, i concetti che si veicolano.
Per non parlare dei provvedimenti che si ha in animo di adottare. Allo stato, esiste una proposta di riforma fiscale che prevede la rimodulazione degli scaglioni e delle aliquote Irpef, la possibile cancellazione delle cartelle esattoriali non riscosse entro cinque anni e la riduzione delle sanzioni per gli evasori fiscali.
Stando ai punti appena visti, si evincerebbe la volontà di aiutare l’intera categoria degli evasori – e non solo chi non pagherebbe le tasse per necessità. Un concetto, quest’ultimo, comunque alquanto aleatorio oltre che discriminatorio, se solo si pensi ai lavoratori dipendenti che, per quanto possano vivere momenti di pesante difficoltà economica, non potrebbero mai e poi mai evadere, subendo un prelievo fiscale direttamente in busta paga.
È, tuttavia, proprio il concetto di balzello, così come espresso anche dalla stessa Premier, a dover essere analizzato. Quanto è corretto considerare le tasse come un’imposizione ingiusta e vessatoria, posto che le stesse servono ad assicurare sanità, scuola ed altri servizi pubblici essenziali? È giusto che Meloni, in qualità di Presidente del Consiglio, esprima considerazioni negative sulle imposte, dimenticando – o facendo finta di dimenticare – l’essenziale funzione che queste dovrebbero assicurare?
Il problema è che i servizi sopra indicati non sono adeguati, tanto da costringere gli stessi cittadini che pagano correttamente le tasse a rivolgersi ai privati, sborsando profumate cifre per ottenere celermente ciò di cui avrebbero diritto per la sola ragione di esserne i finanziatori – proprio per il mezzo delle tasse.
Il problema è che l’inadeguatezza è anche e soprattutto dovuta all’importante percentuale di evasori fiscali di cui è costellato il nostro Paese. Ed è proprio per questa ragione che le parole di Meloni risultano particolarmente gravi, così come gli stessi provvedimenti fiscali in corso di approvazione. Finché qualcuno, dall’alto, continuerà a parlare delle tasse come di un qualcosa di negativo, così incentivando chi è più facilitato ad evadere, la situazione non muterà. Tenderà, anzi, a peggiorare, così trasformando quello che dovrebbe essere, per Costituzione, uno Stato sociale, in un Paese del tutto disattento ai bisogni dei propri cittadini.
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