Editoriale
Con la Meloni neanche i treni arrivano in orario
Quando il governo della signora Meloni ha preso avvio, l’accusa che gli esponenti dell’opposizione gli hanno mosso è stata che era e sarebbe rimasto un esecutivo fascista. Tutti noi conosciamo di quali tragici eventi il fascismo salito al potere nel 1922, sia stato la causa, così come sappiamo che il riferimento ideologico meloniano sia da sempre proprio il movimento politico di Mussolini, nonostante i numerosi proclami in senso contrario. Resta dunque da valutare in quale direzione concretamente i provvedimenti del nuovo governo siano andati.
Quando il governo della signora Meloni ha preso avvio, l’accusa che gli esponenti dell’opposizione gli hanno mosso è stata che era e sarebbe rimasto un esecutivo fascista. Tutti noi conosciamo di quali tragici eventi il fascismo salito al potere nel 1922, sia stato la causa, così come sappiamo che il riferimento ideologico meloniano sia da sempre proprio il movimento politico di Mussolini, nonostante i numerosi proclami in senso contrario. Restava dunque da valutare in quale direzione concretamente i provvedimenti del nuovo governo sarebbero andati. Non vi era alcun dubbio sul fatto che la signora Meloni avrebbe cercato in ogni modo di respingere i migranti che cercano di entrare nel nostro paese. Lo aveva annunciato ed è un obiettivo politico che non ha mai abbandonato, né nella propaganda politica né nella realizzazione concreta. Aveva anche annunciato che avrebbe smantellato il reddito di cittadinanza e distruggere non è poi così difficile. È quanto in effetti accaduto in relazione alla misura di sostegno alla povertà progettata e poi realizzata dal M5S: con un semplice SMS è stato comunicato ai percettori del sostegno, che dal mese successivo non lo avrebbero più ricevuto. Gli italiani hanno reagito scendendo in piazza ma poi sono stati blanditi dalla promessa di soluzioni alternative al RDC. Pochi giorni dopo la signora Meloni ha annunciato che era a disposizione di chi ne avesse avuto i requisiti la carta “Dedicata a te” una card caricata una tantum con circa quattrocento euro che pochissimi hanno effettivamente ricevuto, posto che potesse considerarsi una soluzione sensata alla condizione di disagio che una parte del paese vive e non ciò che di fatto è stata e cioè una vergognosa mancetta. Altre promesse ed altre misure sono state messe in campo ma la sola cosa certa è che il RDC non viene quasi più erogato e che non è stato sostituito da nessun altro sostegno reale degno di questo nome. Gli italiani, che in gran parte si sentono sudditi e non cittadini, hanno chinato il capo senza grosse resistenze. Questo ha reso il lavoro del governo più semplice. I sudditi inerti sperano ora che dall’alto qualche spicciolo cada, nel frattempo la loro condizione si è svuotata del briciolo di dignità che il RDC garantiva loro, proprio mentre i prezzi dei beni sono aumentati, soprattutto dei generi alimentari. Nel frattempo la signora Meloni fa sfoggio di mises impeccabili disegnate per lei dagli stilisti più blasonati e di sorrisi rassicuranti sulla tenuta del suo governo. Insomma: tutto bene.
Certo, tutto bene ma per chi? Per la Meloni ed il suo entourage senza ombra di dubbio e per entourage dobbiamo intendere ovviamente non solo la cerchia dei parenti che senza pudore occupano ora posizioni apicali nel paese, ma il gruppo di fideles che hanno preso il posto dei rappresentanti degli esecutivi passati, ad esempio nei media, con una sostituzione radicale e senza precedenti, veloce e concreta, a differenza della tanto temuta dal signor Lollobrigida sostituzione etnica. Si sa infatti che i poveracci che sbarcano in Italia a malapena riescono a garantirsi un pasto, figuriamoci se hanno la forza e la volontà di sostituirsi ad un popolo intero!
La Meloni sembra dunque sussurrare continuamente “Io so io e voi non siete un…” con una interpretazione ai limiti della concezione patrimonialistica del potere pubblico. Tutto questo i sudditi lo avvertono? La mia impressione è che no, i sudditi non si interessino di quanto dietro e davanti le quinte accade. “Fratelli d’Italia” ed i suoi alleati da ben prima di salire al governo avevano annunciato lo smantellamento del RDC. Questo non aveva alienato loro le simpatie ed i voti di quelli che un tempo chiamavamo proletari. Se dunque si comprende il consenso a questa destra di parte della borghesia, meno ci si spiega quello di chi non ha nulla. Il problema è dunque in primo luogo culturale: gli italiani sono ormai incapaci di esercitare senso critico, non sono dotati dei necessari strumenti ed il potere non fa nulla perché se ne dotino. La situazione drammatica della scuola italiana ne è un’ efficace testimonianza ed il divario soprattutto giovanile tra chi può garantirsi l’emancipazione e chi continuerà a vivere di briciole è sempre più incolmabile. La possibilità di superare o quantomeno di avvicinare le estremità di tale divario è ciò a cui una classe dirigente degna di questo nome, di destra o di sinistra dovrebbe mirare, tutto il resto è un tentativo di tornare a principati e signorie rinascimentali che almeno la cultura sapevano che cos’ è.
Rosamaria Fumarola
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