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Ad agosto anche i problemi vanno in ferie

Ieri, domenica 6 agosto, Maurizio Landini, il segretario generale della Cgil, ha annunciato una “stagione di mobilitazione”. Fin qui tutto bene, le ragioni ci sono: da un lato sono state tagliate misure assistenziali, mentre dall’altro sono stati approvati condoni fiscali incredibilmente immorali. Se ci sono lavoratori poveri il sistema chiaramente non funziona, purtroppo però il sindacato è parte di esso, inoltre, prima di annunciare gigantesche mobilitazioni, le “parti sociali” dovrebbero recuperare credibilità, altrimenti i partecipanti saranno ancora meno di quelli del precedente sciopero.

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In copertina, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, a sinistra, accanto all'allora Presidente del Consiglio Mario Draghi. Credit foto Twitter

di Alessandro Andrea Argeri

Ieri, domenica 6 agosto, Maurizio Landini, il segretario generale della Cgil, ha annunciato una “stagione di mobilitazione”. Fin qui tutto bene, le ragioni ci sono: da un lato sono state tagliate misure assistenziali, mentre dall’altro sono stati approvati condoni fiscali incredibilmente immorali. In più il “Governo decide senza convocare le parti sociali”, infatti era meglio Draghi, il quale convocava a firmare la legge di bilancio dopo averla decisa da solo. Poi si scopre essere tutto programmato per l’autunno, con un grande sciopero generale previsto, forse, il 7 ottobre. Dunque è questa la tanto urlata “rabbia sociale”? No, la vera domanda è: gli italiani si fidano ancora dei sindacati? Negli ultimi dieci anni hanno collezionato una serie di “gloriose vittorie” quali: abolizione dell’articolo 18; Jobs Act; pensione a 70 anni; 5 anni di lavoro in più rispetto alla media UE; legge Fornero; reintroduzione dei voucher; contrazione degli stipendi negli ultimi vent’anni.

Soprattutto, perché non ci si mobilita ora? D’altronde, per citare lo stesso Landini, “i diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione sono oggi tutti messi in discussione: il lavoro è precario e sotto pagato; il diritto alla salute e alla cura e allo studio non sono più garantiti; la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro peggiora; si nega la crisi climatica e si aumentano le spese per armi anziché essere costruttori di pace e si vuole stravolgere la Carta con l’autonomia differenziata e il presidenzialismo”, in più la benzina è tornata a costare intorno ai due euro al litro, i consumi, persino quelli dei beni di prima necessità, sono calati drasticamente tanto da allarmare persino Confindustria, solitamente impassibile alle difficoltà dei consumatori in quanto rappresentante del ceto dei produttori.

La fame non va in vacanza, eppure i poveri devono aspettare l’autunno, sempre se i rappresentanti delle parti sociali non cadranno in letargo. Quindi 7 ottobre, sciopero generale, forse. Mah, sì, prendiamocela comoda! Magari possiamo anche sostituire “Bella Ciao” con “Don’t Worry, Be Happy”. Se ci sono lavoratori poveri il sistema chiaramente non funziona, purtroppo però il sindacato è parte di esso, inoltre, prima di annunciare gigantesche mobilitazioni, le “parti sociali” dovrebbero recuperare credibilità, altrimenti i partecipanti saranno ancora meno di quelli del precedente sciopero.

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).