Politica
Mentre i pacifisti vengono offesi, il Parlamento aumenta le spese militari.
In seguito al conflitto in atto in Ucraina, la scorsa settimana il Parlamento italiano ha votato per l’aumento delle spese militari. Mentre nel Paese una stucchevole campagna di semplificazione deride e indica addirittura come complice di Putin chiunque si schieri per la pace e il disarmo.
DI NICO CATALANO
Credit foto: Israel Defense Forces license CC BY-NC 2.0.
In queste ultime settimane, purtroppo segnate della drammatica aggressione Russa all’Ucraina, nel nostro Paese è sempre più frequente leggere o ascoltare offese indirizzate verso chiunque cerchi di insinuare nel pubblico confronto, qualche dubbio sull’opportunità di inviare al governo di Kiev ogni tipo di armamento anziché mettere in atto concrete azioni di diplomazia internazionale al fine di fare terminare le ostilità. Un continuo stucchevole vilipendio mediatico, artato dalla stragrande maggioranza dei politici italiani con la complicità dei tanti prezzolati tuttologi, è in atto all’indirizzo di tutti coloro che esprimono il pensiero che l’invio di armi agli Ucraini, non solo rischia di prolungare il cruento conflitto in atto e il conseguente numero di vittime, ma anche di portare seriamente il mondo verso quell’olocausto nucleare da tutti scongiurato fin qui solo a parole. Una sorta di Maccartismo di casa nostra, dai risvolti psicologici e sociali preoccupanti che non si riscontrano da nessuna parte del mondo occidentale, neanche negli Stati Uniti D’America. Dal direttore del quotidiano, che offende pubblicamente quei pochi parlamentari che liberamente hanno votato contro l’ordine del giorno presentato dalla Lega, e che ha portato all’aumento delle spese militari italiane, sino agli strali e insulti che ripetutamente accompagnano intellettuali e studiosi di fama mondiale, ogni qualvolta cercano di approfondire, sulle pagine dei giornali o in televisione le ragioni storiche del conflitto che in queste settimane infiamma le regioni dell’Est Europa. Così come va ricordata la coerenza, di chi oggi parla di pace e disarmo, e negli anni passati contestava Putin, mentre costui veniva ricevuto e riverito alla stregua di uno “statista illuminato” sia dal mondo degli affari che da tutta la politica italiana: da Berlusconi ai leghisti, dai Grillini sino ai democratici del pd. Allo stesso modo fa sorridere come in Parlamento, sono stati tutti solerti a votare l’incremento delle spese per la difesa, dall’attuale 1,5 al 2 per cento del prodotto interno lordo, passando in numeri da 25 miliardi a 38 miliardi l’anno, mentre rimangono ancora tutti sordi per aumentare gli investimenti in trasporto pubblico locale, welfare, scuola e ricerca scientifica, in un Paese dove meno di due anni fa, un virus arrivato dall’estremo oriente ha messo a nudo l’estrema fragilità del suo sistema sanitario. Esprimere il proprio pensiero critico su queste tematiche, non significa essere tra coloro che giustificano Putin nella sua insensata guerra di aggressione. La vicenda è articolata e contrastante, un esempio su tutti: così come l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite riconosce il naturale diritto di una Nazione aggredita come l’Ucraina di difendersi, d’altro canto la Legge 185/1990 della Repubblica Italiana, vieta l’esportazione di armi verso Paesi in stato di conflitto armato. Una complessità, che non può essere trattata con la semplificazione, cancellando le specificità contestuali e riconducendo tutto sull’effetto emotivo mediatico di comodo, ma che invece merita approfondimento e riflessione per arrivare alla ragionevolezza degli intenti e delle azioni da compiere. Nel 1955, Albert Einstein e Bertrand Russel scrissero un appello per il disarmo, che recitava così: “vi chiediamo, se vi riesce, di mettere da parte le vostre opinioni e ragionare semplicemente in quanto membri di una specie biologica che rischia di estinguersi”. Oggi come Umanità, prima di agire abbiamo bisogno non di semplificare, ma di approfondire tanto, ovvero di ragionare.
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