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Politica

Strage alla stazione di Bologna

nico catalano

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di NICO CATALANO

Finalmente qualcuno è stato


Si è chiuso nei giorni scorsi uno dei capitoli più cupi della storia del nostro Paese. La Procura generale di Bologna ha emesso l’avviso di chiusura delle indagini sui mandanti della strage alla stazione della città emiliana avvenuta il 2 agosto del 1980 con il tragico bilancio di 85 morti e oltre 200 feriti. L’indagine, una vera e propria retrospettiva storica ha messo in luce quella saldatura inquietante esistente negli anni della così detta “strategia della tensione” tra la Massoneria del Maestro Venerabile, il terrorismo nero e la destra parlamentare, un oscuro legame che tramite faccendieri senza scrupoli e servizi segreti deviati arrivava sino al cuore dello Stato, precisamente all’Ufficio affari riservati del ministero dell’Interno. Secondo i magistrati Bolognesi che hanno coordinato le indagini svolte da Finanzieri, Digos e Ros dei carabinieri, la strage fu organizzata e finanziata dalla loggia massonica Propaganda 2. Nel registro degli indagati sono finiti Licio Gelli, il suo braccio destro Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato potentissimo capo in quel periodo dell’ufficio Affari riservati del Viminale e l’ex senatore del Msi, Mario Tedeschi, storico direttore del giornale di destra “il borghese” e anche lui iscritto alla P2.  Una raffica di avvisi quella emessa dai giudici di Bologna, poche settimane dopo la sentenza che ha inflitto l’ergastolo per l’ex Nar, Gilberto Cavallini. Nel registro degli indagati figura anche Paolo Bellini, ex terrorista di Avanguardia Nazionale, ritenuto esecutore in concorso con i quattro estremisti neri già condannati: Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini. I finanzieri hanno documentato flussi di denaro per alcuni milioni di dollari movimentati già dal 1979 attraverso complesse operazioni da conti riconducibili a Gelli e Ortolani, soldi destinati, indirettamente, al gruppo dei Nar e a coloro che sono indicati come gli organizzatori della strage, cioè D’Amato e Tedeschi. Mentre per Gelli, Ortolani, D’Amato e Tedeschi tutti deceduti da tempo l’iscrizione nell’avviso di conclusione delle indagini, verrà archiviata, per altri finiti sotto inchiesta invece non sarà così. Tra questi Quintino Spella, ex generale dei servizi segreti oggi 90enne e l’ex carabiniere Piergiorgio Segatel che oggi ha 72 anni e nel 1980 era in servizio presso il Nucleo Investigativo di Genova, per loro l’accusa è quella di depistaggio delle indagini e di falsa testimonianza  Sotto inchiesta anche Domenico Catracchia l’amministratore del condominio di via Gradoli a Roma, accusato di essersi rifiutato di spiegare le ragioni per cui Vincenzo Parisi, funzionario di pubblica sicurezza e poi direttore del Sisde si serviva dei suoi servizi per le attività immobiliari. Il nome di via Gradoli, la strada della capitale dove le Brigate rosse allestirono il carcere di Aldo Moro nel 1978, era emerso nel processo a Cavallini per il fatto che nella stessa via, anche i Nar avevano due covi, nel 1981. E gli appartamenti usati dai terroristi di estrema destra, così come quello che ospitò le Br, erano riconducibili a società immobiliari e a personaggi legati al Sisde, immobili di cui proprio Catracchia sarebbe stato amministratore. Quella che è sempre stata un’ipotesi diverrebbe la conferma, con uno Stato padrone di casa dei terroristi neri e rossi e con settori deviati delle istituzioni che tramite i denari della loggia P2 si servivano del terrorismo per mettere in atto quella strategia della tensione che tramite bombe, attentati e depistaggi aveva il fine di creare instabilità nelle istituzioni e terrorizzare i cittadini per diffondere il panico e giustificare misure d’emergenza al limite dello stato di diritto, in modo da garantire il potere ai settori più reazionari della politica. Le indagini sulla strage alla stazione di Bologna archiviate dalla Procura ordinaria, erano state avocate ad ottobre 2017 dalla Procura generale che arrivando a queste contestazioni dopo 40 anni di depistaggi, processi, condanne, assoluzioni e prescrizioni con l’accusa di concorso in strage di Gelli, Ortolani, D’Amato e Tedeschi finalmente potrebbe cambiare in senso positivo la storia di questo Paese.

Fonte della foto: il Messaggero

Agronomo, ricercatore ecologista, divulgatore e saggista