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Politica

E la sinistra si divide. Ancora

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di ADRIANO LAPEDOTA

Leggo di una manifestazione, un corteo contro la guerra in Libia a Gioia del Colle. E’ il 2 Aprile ed è organizzato in concomitanza della manifestazione per la pace indetta da Emergency a Roma. Decido di andare perchè credo che questo paese debba tener conto della sua Costituzione che nell’articolo 11 cita testualmente L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali

pertanto ritengo che avrebbe dovuto palesemente ritirarsi dalla partecipazione militare.



Ciò che invece avrebbe dovuto fare fin dall’inizio è preoccuparsi di come gestire la situazione dei profughi cosa che ha destato ben poche attenzioni da parte della classe dirigente del governo la quale impegnata in ben altre discussioni per giorni (vedi processi) tant’è che la patata bollente Lampedusa è scoppiata e ora tocca a Manduria e chissà poi a chi altro. Per non parlare delle risposte negative di buona parte delle regioni vicine al governo le quali hanno fatto sbilanciare (cosa rara) perfino il presidente Napolitano.

Ritornando alla cronaca della giornata, a Gioia del Colle ho assistito all’ennesima divisione… della sinistra. Per l’esattezza la divisione c’è stata prima quando ad una riunione del coordinamento regionale contro la guerra alcune fazioni partitiche hanno posto sul tavolo la discussione su dove svolgere la manifestazione. Inizialmente stabilita a Gioia, dove si trova anche la base Nato da cui partono gli aerei della coalizione, ha visto portare al tavolo la richiesta di spostarla a Manduria visti i recenti risvolti.

E qui salta tutto, qui salta la sinistra.

L’ala dei partiti che vanno dalla FdS a Sinistra Critica e altre realtà (del barese) sceglieranno di aderire alla manifestazione coordinata dal Tavolo della pace di Gioia del colle, mentre Sel e altre sigle del mondo dell’associazionismo come Emergency, Arci e Libera di Taranto, Fiom, Link (studenti) decideranno per Manduria.

Durante il concentramento i primi commenti sono sui numeri della partecipazione, bassa a Gioia, forse un paio di centinaio di persone, mentre a Manduria ne andranno 500/600; i secondi commenti sono sulle colpe della divisione attribuite per lo più a Sel accusata di voler portare attenzioni a Manduria anche perchè vi sarebbe stato là il presidente Vendola.

Il corteo parte in ritardo, intanto si avvicina qualcun’altro, arrivano anche alcune persone dei centri sociali, mentre altri si saprà che avranno deciso di andare a Manduria. Durante il corteo molte bandiere della Federazione della sinistra. Ad aprire il corteo un auto che oltre a Bella ciao fa sentire di tanto in tanto l’internazionale. Il corteo si snoda per la cittadina dal centro ed è diretto alla base Nato che si trova a circa 2 km di distanza, nel tragitto dal megafono dell’auto di testa una voce spiega le motivazioni del corteo, si giunge a destinazione e dopo un tentennamento delle forze di polizia per cercare di bloccare il corteo prima del luogo pattuito e dietro le facce interrogate dei manifestanti, si decide di farci procedere e raggiungere l’area come da accordi ovvero un aereo da guerra arancione simbolo della presenza militare nella città che si trova a 200mt dall’ingresso alla base. Una parte del corteo chiede di lasciare uno striscione sulla rete del ciglio stradale e tornare indietro mentre un’altro megafono con tono perentorio si inserisce nel discorso per lanciare il proprio invito e chiede ai partecipanti di avvicinarsi allo striscione davanti al cordone di polizia. Lascerò la manifestazione da lì a poco, ma avrei voluto partecipare anche a quella di Manduria per poter raccogliere entrambi le mie valutazioni. Ciò che ne consegue primariamente è la sensazione che la sinistra abbia in sé dell’indomabile, atavico indomabile, una struttura tanto arbitraria quanto ribelle al tempo stesso. Resta il fatto che se non fosse per l’oggetto della giornata che superava ogni barriera ideologica probabilmente sarebbe finita all’ennesima baruffa politica foss’anche per dove andare a prendere il caffè.

Se è vero che la Puglia è stata o è un laboratorio politico nazionale mi auguro che l’eco in Italia non lo sia proprio per tutto.

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo