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Oasi Culturale

C’era una volta Roma…

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Riad batte Roma per EXPO 2030: 119 voti contro i nostri 17. I criteri di assegnazione di questi grandi eventi internazionali si basano sia sulla capacità economica del Paese ospitante sia sulla credibilità politica della classe dirigente di quest’ultimo: evidentemente l’Italia non ha né l’una né l’altra. Se vi va, scriveteci: redazione@ilsudest.it/alexargeriwork@gmail.com

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Monica Perna

di Alessandro Andrea Argeri

Intere edizioni di telegiornali a sentire quanto l’Italia conti di più nel mondo grazie agli ultimi due governi, poi Expo 2030 ce lo soffia l’Arabia Saudita, prima in una classifica dove siamo arrivati terzi su tre: 119 voti a favore di Riad, mentre a Roma appena 17. Al secondo posto si è piazzata Busan, importante metropoli della Corea del Sud, con 29 voti. Secondo le stime pubblicate da StartingFinance, l’evento avrebbe generato 50 miliardi di investimenti, 11mila nuove aziende, 300mila posti di lavoro.

Certamente l’Italia aveva già ospitato 15 anni fa l’esposizione universale per poi presentare la nuova candidatura appena scaduto il tempo minimo, tuttavia la vittoria italiana sembrava praticamente certa fino alla votazione di Parigi. Si contavano almeno 50 voti certi, perché sono diminuiti così tanto? Ancora una volta è mancata l’Europa, la mobilitazione delle delegazioni europee promessa da Josep Borrell in sostegno di Roma non c’è stata. Insomma l’Italia è quel compagno di classe sfigato che ogni anno si candidava per il posto da rappresentante però alla fine non lo votava nemmeno il suo unico amico.

Ma la vera vittoria per il principe saudita Mohammad bin Salman consiste nell’essere riuscito a migliorare ancora una volta l’immagine internazionale del suo piccolo sanguinoso regno, sebbene continui a violare i diritti umani fondamentali, dei quali evidentemente frega nulla anche noi abitanti del “mondo libero”.

L’Arabia Saudita ha speso 190 milioni per promuovere la propria candidatura, mentre l’Italia appena 30, inoltre prevede di investire 7,8 miliardi nella realizzazione dell’esposizione. A fronte di una tale disparità di risorse, col senno di poi, quei 30milioni avremmo potuto usarli per ammodernare Roma quel tanto necessario da renderla degna del suo status di capitale europea, anziché cimentarci in una gara persa in partenza. I criteri di assegnazione di questi grandi eventi internazionali si basano sia sulle capacità economiche del Paese ospitante sia sulla credibilità politica della classe dirigente di quest’ultimo: a quanto pare l’Italia non ha né l’uno né l’altra.

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