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Oasi Culturale

“E allora Hogarth?”

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Tra le due commissioni incaricate di studiare gli effetti dell’intelligenza artificiale, una britannica, l’altra italiana, oggi spieghiamo perché non si può paragonare la nomina dell’ex presidente Giuliano Amato a quella di Ian Hogarth (con una lancia spezzata a nostro favore, per una volta). Se vi va, scriveteci: redazione@ilsudest.it/alexargeriwork@gmail.com

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di Alessandro Andrea Argeri

Nell’editoriale del 30 ottobre 2022 abbiamo parlato della nomina dell’ex Presidente del Consiglio dei ministri Giuliano Amato, un ragazzino di appena 85 anni alla presidenza della Commissione Algoritmi AI, un ente incaricato di studiare le possibili applicazioni dell’intelligenza artificiale nel mondo dell’editoria. L’articolo è disponibile qui per chi se lo fosse perso. Dopo la lettura alcuni mi hanno chiesto perché non avessi parlato anche di Ian Hogarth, imprenditore incaricato dal Regno Unito di presiedere una commissione più o meno simile alla nostra. Allora, per quanto possa risultare anacronistica la scelta italiana di nominare di un rappresentante anziano come Amato per un tema di così stringente attualità, è il caso di spiegare perché non si può paragonare il nostro giovin signore al quarantunenne britannico.

Per la presidenza dell’AI Foundation Model Taskforce, messa in piedi con lo scopo di studiare gli effetti dell’AI sulla sicurezza nazionale britannica, dunque non sul mondo della cultura, Londra ha puntato sul fondatore della startup Songkick, il cui volto è stato inserito dal TIME tra le 100 persone più influenti nello studio dell’AI. Fino a qui tutto bene, senonché Hogarth ha anche investito in più di 50 compagnie legate all’AI tramite un fondo di venture capital istituito nel 2021. Ebbene, la nomina del nostro Amato fa certamente sorridere, tuttavia in quella di Hogarth il conflitto d’interesse è lampante: un imprenditore a capo di un progetto in cui si studiano le potenzialità dell’AI investe proprio in aziende che lavorano sull’AI. Per spiegarmi meglio, è un po’ come se il titolare di un’emittente televisiva privata, una volta diventato presidente del consiglio, si impegnasse per legalizzare la concorrenza sleale alla tv di Stato, o se la ministra del turismo possedesse essa stessa dei locali e degli stabilimenti balneari, oppure se il ministro della difesa fosse stato precedentemente l’Ad di un’industria bellica, o se addirittura il ministro dell’agricoltura sia lì perché è il cognato del primo ministro, o l’ex compagno di quest’ultimo sia in TV solo perché è il suo partner! Impossibile tutto questo, in democrazia non sarebbe accettabile.

“Anyway”, la commissione britannica non dovrà solo studiare gli effetti dell’AI come da noi, ma potrà anche prendere decisioni in materia di investimenti pubblici. A questo punto meglio il nostro Amato, a cui auguro ancora una volta di trovare dei coetanei con cui andare al bingo, giocare a briscola, recitare il rosario in parrocchia, godersi un po’ i nipoti anziché continuare ad essere parte di quel perpetuo riciclo di poltrone utile solo a conservare figure di rappresentanza fine a sé stesse. E poi sarebbero i giovani quelli incapaci di socializzare…

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