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Oasi Culturale

Saper leggere per comprendere bene

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Oggi non proponiamo solo un consiglio di lettura, ma anche di metodo. Se vi va, scriveteci: redazione@ilsudest.it/alexargeriwork@gmail.com

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di Alessandro Andrea Argeri

Se veramente la modernità pone problemi nuovi, bene: questo è uno di quelli! Quando ieri un amico mi ha chiesto quale fosse stata la mia ultima lettura gli ho risposto con sincerità. “Come sennò?”, domanderete giustamente voi. Fidatevi! Tutti conosciamo chi inventa letture dopo aver visto il film. Insomma, la mia ultima lettura è stata “Ritratto di un artista di merda”, di Philip K. Dick. Probabilmente a molti il nome di questo autore non dirà nulla, mentre ad altri è saltato subito alla mente “Bladerunner 2049”. Il titolo invece è decisamente accattivante, nonché il motivo per cui ho comprato un libro senza nemmeno sapere la trama. Ad ogni modo, questa è una delle poche storie “realistiche” scritte da un autore consacratosi con il fantasy ma da sempre dichiaratosi un odiatore di tale genere. Dick infatti voleva essere definito un “avanguardista”, o, come sarebbe meglio dire, una sorta di “surrealista”.

<<Lo consiglieresti?>> è stata la domanda subito successiva. Sì, lo consiglierei. Eppure ho dovuto pensarci un attimo prima di rispondere. Il mio amico, lo chiameremo “Samuel”, appartiene a quella cerchia da entrambi ribattezzata con l’epiteto di “avanguardisti culturali”, cioè gli “ultra-ultra-ultra-progressisti”. Sia chiaro, eh, nonostante tutto il mio amico non è uno di quei fantocci col pensiero compromesso dall’ideologia, però si definisce una persona “molto libera intellettualmente”. Ovviamente una tale perifrasi è solitamente usata da chi fatica a concepire un punto di vista diverso dal proprio.

Dove voglio arrivare? “Ritratto di un artista di merda” è un libro apparentemente vecchio per il 2023, dunque le idee contenute danno fastidio. Normalmente non dovrebbe essere un problema, poiché il lettore non deve necessariamente identificarsi nei personaggi di una determinata storia. Eppure negli ultimi tempi questo principio basilare della lettura sembra essere venuto meno assieme al pensiero critico. D’altronde se non fosse così non esisterebbe la “cancel culture”. Certamente Samuel non si sognerebbe mai di censurare un libro, tuttavia faticherebbe a leggere questo. Oltretutto alcune parti hanno dato fastidio anche a me. Sì, “proprio a me!”, ora intento a scrivere un articolo sul “distacco consapevole”. Non per questo però il libro deve considerarsi brutto.

La storia è narrata in prima persona, più o meno, da un ingenuo sognatore di nome Jack Isidore, il quale tramite il racconto del matrimonio di sua sorella dipinge il ritratto dell’America degli anni ’50. Fin qui tutto bene, poi viene il vero libro: c’è tanta misoginia, mariti ubriachi perché ritengono la spesa al supermercato un “atto contro la propria dignità maschile”, tradimenti, violenze domestiche all’interno di relazioni tossiche, il tutto condito da un linguaggio scurrile molto quotidiano. Il resto, se volete, leggetelo pure, il mio buon cuore mi impone di non spoilerare. L’importante però è “contestualizzare”.

Ebbene il libro è stato scritto da uno scrittore americano degli anni ’50, con idee tipiche di quell’epoca, pertanto non ha senso biasimare Dick, così come qualsiasi altro autore delle epoche precedenti, solo per aver raccontato la propria società. Piuttosto rallegriamoci dei progressi raggiunti al giorno d’oggi in materia di diritti. Voi lettori sicuramente capirete, eppure se Dick fosse un autore sdoganato come altri sicuramente sarebbe stato già censurato. Bisogna reimparare a leggere, o perlomeno ad approcciarci con pensiero critico quando siamo davanti a un testo. Domani, nel prossimo secolo, potrebbero essere messe all’indice anche le nostre idee, per quanto ora siano perfettamente in linea coi nostri tempi, o quasi. P. S. Alla fine a Samuel è piaciuto leggerlo!

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