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Oasi Culturale

Essere “di sinistra”

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. L’Italia è 34esima in Europa sui diritti degli omosessuali, meglio di noi persino l’Ungheria di Orban. Spoiler: non è colpa della destra del governo Meloni, o almeno non lo è totalmente. Ma allora perché questa situazione si è aggravata nonostante dieci anni quasi ininterrotti di governi dichiaratamente “progressisti”? Se vi va, scriveteci: redazione@ilsudest.it/alexargeriwork@gmail.com

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di Alessandro Andrea Argeri

Secondo l’ultimo rapporto di Ilga Europe, l’Italia è 34esima in Europa per la tutela dei diritti della comunità omosessuale. L’analisi considera tutti i 49 Paesi UE. Sopra di noi Francia, Portogallo, Germania, Regno Unito ma anche, o persino, l’Ungheria di Orban. In realtà il nome completo della comunità sarebbe “LGBTQIA+”, perché evidentemente ogni anno si aggiunge una lettera nuova per “essere inclusivi”. Resta da capire se terminerà prima l’alfabeto o anche questo verrò stato censurato quando arriverà il momento. Nell’indice del rapporto viene spiegato come “le classifiche si basano sull’impatto delle leggi e delle politiche di ciascun paese sulla vita delle persone lgbtqia+”. La classifica però prende in esame solo gli eventi verificatisi fino al dicembre 2022, quando al governo c’era un certo Mario Draghi, alias “mister whatever it takes”. Dunque è minimo l’impatto del governo Meloni insediatosi ufficialmente ad ottobre 2022, per quanto negli anni passati il centrodestra attualmente in maggioranza in Parlamento non abbia dimostrato particolare tolleranza nei confronti degli omosessuali.

La notizia ci obbliga a porci una domanda: come ha potuto diventare così grave la situazione della comunità omosessuale nonostante dieci anni quasi ininterrotti di governi dichiaratamente “progressisti”? Di certo l’estremismo “di sinistra” nutre quello “di destra” perché il popolo impaurito diventa conservatore. Sarà sempre così, se non peggio, finché ci sarà il fanatismo della finta inclusività. Tuttavia “essere di sinistra” non vuol dire “censurare”, “prendersela col vocabolario” o strillare quando qualcuno la pensa diversamente: “roba da ragazzini”. Vuol dire piuttosto “dare sostegno materiale ai poveri”, “combattere le discriminazioni reali”, “dare a tutti gli stessi mezzi e possibilità”. Ultimamente c’è tanto gridare al Medioevo, quando proprio i finti progressisti sono i veri medievali, senza voler offendere quest’ultimi. Insomma, se ora c’è un governo “molto di destra” è perché proprio gli estremisti dell’inclusività hanno avvantaggiato la Meloni. Ma quelli non sono “di sinistra”, sono solo sinistri

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