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Oasi Culturale

IL CALAPRANZI, DI HAROLD PINTER

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Questa settimana parleremo de “Il Calapranzi”, opera teatrale scritta da Harold Pinter, rappresentata in Italia da un adattamento del 1967 ad opera di Edmo Fenoglio, con Gianrico Tedeschi e Aroldo Tieri.
Se vi va, scriveteci: redazione@ilsudest.it/alexargeriwork@gmail.com

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Nell’immagine di copertina, estratto dell’opera “Il Calapranzi”.

di Alessandro Andrea Argeri

Teatro dell’assurdo. Due uomini in un seminterrato desolato sono in attesa di un segnale. Ben, il più autoritario, trascorre il tempo nella lettura del giornale, mentre Gus si pone domande in merito al loro “lavoro” in quello spoglio scantinato, senza tuttavia giungere a una risposta. Lo stile è quello inconfondibile di Pinter, caratterizzata da dialoghi vuoti, illogici, irrazionali, attraverso i quali traspare l’uomo incapace di comunicare prima ancora di parlare. L’opera infatti è molto simile a “Il Custode”. I due protagonisti sono dei sicari, o degli agenti segreti, però non conoscono la loro vittima, ciò nonostante sono consapevoli prima o poi quest’ultima entrerà dalla porta dello scantinato dove sono chiusi per poi venire uccisa. Comunque attendono istruzioni da un misterioso capo, il quale invia loro messaggi tramite un calapranzi.

L’attesa è snervante, i due cercano di ammazzare il tempo attraverso il dialogo, finiscono addirittura a litigare. Alla fine il dramma si conclude con un momento in cui i due sicari si puntano le pistole l’uno contro l’altro. Allo spettatore la propria personale interpretazione sul finale.

A prima vista le opere di Pinter possono sembrare semplici, quando invece sono tremendamente complicate, almeno sotto l’aspetto drammaturgico. Due uomini, chiusi in una stanza, parlano, tutto il resto diviene secondario. In tal modo risulta evidente quanto sia difficile non solo impostare un dialogo, ma anche saper dialogare. La suspense è tenuta alta dall’incertezza, dall’ambiguità, dal tono noir del contesto in cui i due uomini si trovano. Per tutto il tempo lo spettatore attende l’arrivo della vittima. Alla fine arriva, ma col colpo di scena. Insomma, ci sarà un motivo se Pinter ha vinto il premio Nobel nel 2005!

L’opera non dura molto, poco meno di un’ora. Su Youtube è disponibile un adattamento televisivo realizzato nel 1967 da Edmo Fenoglio, ad oggi probabilmente uno dei tanti motivi per sostenere il teatro digitale, sebbene assistere a una rappresentazione dal vivo, ovviamente, sia tutta un’altra storia.

Opera Completa “il calapranzi”

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