Oasi Culturale
SHAKESPEARE COLPISCE ANCORA, MA AMLETH DIVENTA UN VICHINGO
Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Questa settimana parleremo di “Northman”, film diretto da Robert Eggers ispirato all’Amleto di William Shakespeare.
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Nella foto di copertina, estratto del trailer Youtube “The Northman”.
di Alessandro Andrea Argeri
“The Northman”, diretto da Robert Eggers, (USA, 137′), con Alexander Skarsgård, Nicole Kidman, Willem Dafoe.
Shakespeare riprende le storie danesi di Saxo Grammatico per sviare la censura. A loro volta i posteri riprendono il Bardo nazionale inglese per sbancare al botteghino. “Il principe Amleth sta per diventare un uomo quando suo padre viene brutalmente assassinato. Due decenni dopo, Amleth, ora un vichingo, incontra una veggente che gli ricorda il suo voto”. La trama è più o meno quella, riassumibile in poche parole. Sangue chiama sangue, morte porta morte, dietro il veleno della vendetta si cela l’ossessione. L’esperienza visiva invece è difficile da raccontare, va vissuta in sala, dalla quale lo spettatore ne esce quasi certamente sudato dopo aver sofferto assieme al protagonista.
Ambienti, usi, costumi vichinghi sono stati rispolverati con la massima cura dei dettagli, oltre che con una particolare attenzione al rispetto del folclore popolare, delle tradizioni. Nel film il grande nemico è la superstizione con le sue derive estreme, gli antichi valori gretti, rigidi, dai quali è soffocata ogni idea di cambiamento, di futuro, di novità. Schiacciato dal peso della storia, il protagonista, un muscoloso Amleth dal volto truce, si aggira per la Danimarca armato di muscoli, senso del dovere, sete di sangue, urla, massacri. Il film è molto pop, commerciarle, accessibile, teatrale, in certi momenti quasi più tamarro di Pulp Fiction nonostante il crudo realismo un po’ troppo cruento. Tuttavia il comparto grafico merita, quindi consiglio di vederlo. Non si addice alla pellicola la lezione finale, all’insegna del politically correct: “l’amore, alla fine, salva il mondo”. Sarà vero, tuttavia l’Amleto originale riduceva Ofelia alla follia, a malincuore, ma dopotutto l’happy ending” non piaceva agli elisabettiani, oserei dire neanche al pubblico moderno.
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