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Cultura

Roberto Pozzetti presenta il libro “Bucare lo schermo” (editore Alpes Italia)

Cresciuto in provincia di Como, si laurea in Psicologia a Padova nel 1994 con una tesi su isteria e femminilità. Si specializza in Psicoterapia Psicoanalitica presso l’Istituto Freudiano di Roma, nel 2001, con una tesi sulla clinica delle dipendenze.

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Roberto Pozzetti

a cura di Fabia Tonazzi

photo pressoffice

Roberto Pozzetti

Qualcosa su di te e di cosa ti occupi, come mai hai realizzato proprio quest’opera?

Provengo da una famiglia semplice, una famiglia di lavoratori della provincia di Como. Mi occupo da molti anni di psicoanalisi. Me ne occupo sul versante dell’insegnamento universitario a Lugano, in Svizzera, e all’Università dell’Insubria, a Varese; credo sia un compito etico molto importante quello del far conoscere a giovani studenti, futuri clinici, concetti fondamentali come quelli di inconscio, di transfert, di desiderio, di pulsione. Me ne occupo però soprattutto sul piano della pratica della psicoanalisi,vale a dire che dedico la maggior parte delle mie giornate ad ascoltare persone che mi domandano un aiuto e a prendermi cura dei loro sintomi. Ho scritto questo libro perché, da tempo, mi interessa l’effetto che la diffusione dei dispositivi digitali riveste su molti ambiti delle nostre vite e appunto sulla pratica della psicoanalisi. Ho iniziato a scriverlo nel 2019 e non nascondo di aver investito ancor più energie e tempo sulla produzione di questo volume durante il lockdown della primavera 2020 e nel corso delle serate di coprifuoco fra l’autunno del 2020 e i primi mesi del 2021; in quel periodo ci siamo d’altronde confrontati tutti con l’utilità dei dispositivi digitali. 

Come è la tua giornata tipo?

Di solito, dopo aver portato i miei figli nella loro scuola, mi sposto nel mio studio e sono dunque operativo dalle ore 9 circa. Rimango in studio fino alle ore 20, alternando sedute in presenza che possono essere svolte faccia a faccia oppure proponendo al paziente di sdraiarsi su un divano, sedute online e preparazione di insegnamenti universitari o di conferenze pubbliche.

Trovi il tempo per rilassarti?

Trovo spesso il tempo per svolgere attività divertenti, che nulla hanno a che fare con la psicoanalisi, specialmente nelle serate e nei weekend; tuttavia, salvo urgenze cliniche inquietanti, il mio lavoro è anche rilassante in quanto mi permette di stare in un ambiente tranquillo e sereno trovando desiderio e piacere nell’incontro con esseri umani, ognuno con il proprio stile. Jacques Lacan preferiva il termine analizzante a quello di paziente o perfino di analizzato; ne sottolineava così il ruolo attivo di ricerca sul proprio inconscio. Anche questo permette in fondo all’analista di rilassarsi. Un analista troppo attivo, teso, addirittura angosciato dal furore di guarire, rischia di nuocere alla cura. La posizione dell’analista dovrebbe essere appunto rilassata, asettica all’angoscia.

Cosa sognavi da piccolo?

Sembrerà forse strano eppure, fin da bambino, intorno ai 9 o 10 anni, sognavo a occhi aperti di lavorare come psicoanalista. Avevo già qualche sintomo e una certa sofferenza diviene sovente la molla che spinge a volerne capire qualcosa, andando alle radici; inoltre, a livello di sogni notturni, la mia produzione onirica era già vivida e mi suscitava degli interrogativi che mi ponevo nelle forme compatibili con la mia tenera età.

Cosa ti piace di più del lavoro che fai?

Vi è sempre molto da apprendere dalle storie di vita che ascolto, avverto curiosità e desiderio di saperne un po’ di più sull’inconscio di chi viene nel mio studio. Molte volte mi confronto con una toccante umanità e mi piace essere d’aiuto. Tra le situazioni che mi colpiscono maggiormente e talora mi commuovono vi sono quelle relative al ritrovare casualmente, fuori dallo studio, soggetti giunti da me in una fase di difficoltà e di venire a sapere dei cambiamenti e dei progressi accaduti nelle loro vite. Capita di incontrare un giovane che si trovava in condizioni di vita attigue al mondo della tossicodipendenza o della criminalità organizzata il quale ora si è sposato, ha dei figli e svolge una vita lavorativa soddisfacente; accade di ritrovare una ragazza che soffriva di importanti attacchi di panico, talmente gravi da invalidare la sua esistenza costringendola a stare spesso in casa, e di scoprire che ora si dedica con entusiasmo a una professione itinerante mentre ha trovato una serenità in precedenza sconosciuta.

Ti identifichi con un personaggio in particolare del tuo libro o no?

Sicuramente è impossibile non identificarsi con un personaggio, quando si guarda un film o quando si legge un romanzo. Nel caso del mio libro, i personaggi che fanno da protagonisti di “Bucare lo schermo. Psicoanalisi e oggetti digitali” sono principalmente coloro che mi trovo a ricevere in studio, dei quali scrivo ovviamente con dei brevi accenni e in modo tale da renderli irriconoscibili per ragioni di privacy. Non è una buona cosa quando l’analizzante si identifica con l’analista e cerca di rispecchiarsi in lui; è altrettanto preoccupante quando l’analista si identifica con coloro che ascolta, magari venendo soverchiato dai loro problemi. La psicoanalisi punta piuttosto alla singolarità assoluta, a far emergere quello che si è e quello che si desidera in un modo marcatamente diverso da quello che sono e che desiderano gli altri.

La cultura e i libri…Hai un riferimento in politica o nella società attuale che ti ispira fiducia?

Viviamo in un’epoca nella quale prevale la sfiducia nei confronti delle istituzioni, dei partiti, di chi si assume responsabilità politiche così come nei confronti delle istituzioni scolastiche e dei luoghi promotori della cultura; questa sfiducia si ricollega a un certo declino dell’autorità paterna che autori della Scuola di Francoforte come Adorno, Horkheimer e Fromm avevano colto e che Lacan ha ampiamente sviluppato. Un’altra versione di questa sfiducia sta nel lato nostalgico ovvero una chiave di lettura in base alla quale vi erano dei riferimenti validi, solidi nella politica e nella società precedente senza epigoni di egual valore oggigiorno: ecco allora la nostalgia per Aldo Moro, Sandro Pertini, Enrico Berlinguer, Olaf Palme a livello partitico oppure per Luigi Pirandello, Jean-Paul Sartre, Alberto Moravia, Tullio De Mauro nella letteratura e nella cultura. Io credo, invece, vi siano ancora delle realtà istituzionali importanti in grado di svolgere un ruolo maggiore in termini di promozione della cultura. Nel mio campo, nel campo della psicoanalisi, credo che un’organizzazione come l’Associazione Mondiale di Psicoanalisi, della quale sono membro, la cui ramificazione italiana è la Scuola Lacaniana di Psicoanalisi sia un punto di riferimento tanto per la cultura analitica quanto per la pratica della psicoanalisi; un apprezzamento analogo credo potrebbe venire espresso nei confronti dell’International Psychoanalytical Association, fondata direttamente da Freud oltre un secolo fa.

Credi che si potrebbe fare di più in merito alla sensibilizzazione dei giovani nei confronti di eventi culturali o sei soddisfatto come scrittore, Roberto?

Con la pregevole eccezione di eventi organizzati in collaborazione con il mondo scolastico o con quello universitario, dico per esperienza che portare giovani a conferenze pubbliche o a presentazioni di libri non risulta per niente facile. Si tende ad avere maggiore seguito da parte di persone di mezz’età quando non proprio attempate. Credo tuttavia che molto dipenda dal mezzo di comunicazione utilizzato: i giovani gradiscono infatti i tempi più rapidi propri del digitale. Non a caso, le dirette Instagram o i webinar sono molti apprezzati da giovani. Hanno dimestichezza con gli strumenti digitali e ne sanno cogliere le indubitabili risorse. Leggendo la situazione da tale vertice, si conferma l’importanza dei dispositivi digitali che divengono un oggetto prezioso per tutti noi ma in special modo per adolescenti e giovani. Ho dedicato a questi argomenti svariate pagine del mio libro che si intitola appunto “Bucare lo schermo. Psicoanalisi e oggetti digitali”.

ecco dove trovare il libro

CHI E’ ROBERTO POZZETTI

Cresciuto in provincia di Como, si laurea in Psicologia a Padova, nel 1994, con una tesi su isteria e femminilità. Si specializza in Psicoterapia Psicoanalitica presso l’Istituto Freudiano di Roma, nel 2001, con una tesi sulla clinica delle dipendenze.

Effettua un ampio percorso di formazione psicoanalitica a Milano, Roma, Bologna e Torino. Da un paio d’anni, ricomincia questo percorso a Parigi con un analista e un supervisore che furono allievi diretti del Dottor Lacan.

Lavora come Psicoanalista a Como e a Cantù da oltre vent’anni occupandosi di adulti (sia a livello individuale che di coppia), adolescenti e bambini. Svolge anche analisi “didattiche” di colleghi psicologi e medici.

Il mio diploma di Laurea e quello di Specializzazione in psicoterapia sono stati regolarmente riconosciuti anche dalla Commissione per le Professioni Psicologiche della Confederazione Svizzera. Per i pazienti svizzeri, vi è l’opportunità del rimborso degli oneri relativi alle sedute, grazie a una Cassa Malati.

Le problematiche trattate da Roberto Pozzetti sono:

  • Ansia, attacchi di panico, fobie
  • Disturbi sessuali e difficoltà inerenti l’identità sessuale
  • Disturbi ossessivi e compulsivi
  • Difficoltà relazionali nella coppia e problematiche familiari nelle separazioni
  • Disturbi alimentari (anoressia, bulimia, ortoressia, obesità, binge eating disorder)
  • Problematiche adolescenziali e preadolescenziali
  • Dipendenze (alcolismo, gioco d’azzardo compulsivo, dipendenza da Internet)
  • Disturbi psicosomatici
  • Depressione

Dall’aprile 2022, insegna Psicologia Sociale, come Professore a contratto, nella Scuola di Medicina dell’Università dell’Insubria di Varese.

Roberto Pozzetti dal 2017, è Professore a contratto di Psicologia Dinamica alla LUDeS, Campus di Lugano, dove insegna anche Psicologia generale e clinica in lingua francese.

Dal novembre 2020, collabora con il Dipartimento di Psicoanalisi dell’Università di Parigi 8 Vincennes – Saint Denis come valutatore esterno di una tesi di dottorato su psicoanalisi, criminologia e neuroscienze, in cotutela con l’Università di Catania, e come rapporteur di una tesi sul lutto in un Jury di dottorato.

Dal 2016, presiede l’Associazione di Promozione Sociale InOut, rivolta a preadolescenti, adolescenti e giovani in una prospettiva di dialogo fecondo fra pedagogia e psicoanalisi volto alla prevenzione ed alla promozione delle risorse e delle potenzialità di ciascuno. Ha svolto la funzione di tutor per i tirocini di diverse studentesse, alcune delle quali sono adesso laureate in Psicologia. Collaboriamo con varie realtà istituzionali del sociale, fra le quali il Comitato di Unicef Italia.

Roberto Pozzetti dal 2008, è Membro della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi del Campo Freudiano e dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi. Dal maggio 2017 al maggio 2019, è stato uno dei tre membri della Segreteria di Milano/Lombardia della SLP.

Dal 2001, ha il ruolo di consulente della LIDAP (Lega Italiana contro i Disturbi d’ansia, di Agorafobia e da attacchi di Panico) e sono Membro del suo Coordinamento Regionale della Lombardia e del suo Comitato Scientifico Nazionale.

Roberto Pozzetti Lavora come Consulente Tecnico d’Ufficio del Tribunale di Como e come Consulente Tecnico di Parte, soprattutto nelle situazioni relative all’affidamento dei minori.

Dal 2008 al 2017, è stato Docente dell’IRPA di Milano (Istituto di specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica). Vi ho svolto la funzione di tutor di una quindicina di allievi e sono stato relatore di quattro tesi di specializzazione.

Nel 2015 e nel 2016 ha svolto il ruolo di Referente Territoriale dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia per la provincia di Como.

Nel 2002 ha fondato la sede di Como di Jonas. Ne ho ospitato le attività nel mio precedente studio professionale di Via Mentana 22, dove ho permesso ad alcuni colleghi di ricevere i loro primissimi pazienti. Ha diretto l’attività clinica per 8 anni. Ha svolto la funzione di tutor per una ventina di giovani colleghi in tirocini curricolari e professionalizzanti relativi al corso di laurea in Psicologia. Si è dimesso per dedicarsi a InOut, Associazione che, in un clima sereno e con un approccio etico, si occupa a livello clinico anzitutto di preadolescenti e giovani.

A fianco all’ attività di psicoanalista, ha operato per una decina di anni presso alcune istituzioni socio-sanitarie pubbliche, Scuole Secondarie e Cooperative Sociali del territorio principalmente nell’ambito della prevenzione delle dipendenze nella fascia di età adolescenziale e giovanile.

Pubblicazioni

Ho scritto i seguenti libri:

  • Senza confini, Considerazioni Psicoanalitiche sulle crisi di panico, Franco Angeli, Milano, 2007
  • Esiste un amore felice? Sul trattamento psicoanalitico delle crisi di coppia, NeP, Roma, 2016
  • Tessere la cura. Elementi di pratica della psicoanalisi, Franco Angeli, Milano, 2018.
  • Bucare lo schermo. Psicoanalisi e oggetti digitali. Compendio per genitori, insegnanti e clinici, Alpes, Roma, 2021.

Co-autore, con Massimo Recalcati, Domenico Cosenza e altri, del libro Civiltà e disagio. Forme contemporanee della psicopatologia (Bruno Mondadori, Milano, 2006).

Co-autore, con Michele Rugo, del libro Alcolismo e tossicodipendenza oggi (Di Girolamo, 2010).

Co-autore, con Laura Romano, del libro Gaia di nome. I Disturbi del Comportamento Alimentare nelle adolescenti (Il Ciliegio, Como, 2016).

Cura con Elena Grimaldo e Letizia Rotolo, il libro collettivo Verità e segreti del Covid-19. Le ondate della pandemia, Alpes, Roma, 2021.

Dal gennaio 2020, collabora con www.agendadigitale.eu, sito specializzato nel digitale e nella Pubblica Amministrazione, scrivendo articoli circa le implicazioni della diffusione del mondo digitale sulla pratica della psicoanalisi.

Scrive il capitolo “Sulle separazioni nel terzo millennio” nel libro collettivo “Amori 4.0. Viaggio nel mondo delle relazioni” (Alpes, Roma, 2019).

Ha curato i libri di Hugo Freda Psicoanalisi e tossicomania (Bruno Mondadori, Milano, 2001) e di Jean-Claude Maleval, Professore emerito di psicopatologia all’Università di Rennes, Isteria e follia. Logica del delirio come tentativo di guarigione (Bruno Mondadori, Milano, 2011).

E’ membro dell’International Editorial Board della rivista di psicoanalisi lacaniana slovena, Objekt Zelje (Oggetto del desiderio).

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