Esteri
Il Brasile denuncia il “massacro” a Gaza: Mauro Vieira condanna Israele e critica la paralisi dell’ONU
“La Palestina è la questione centrale dei diritti umani del nostro tempo”.

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera
Il ministro degli Affari Esteri, Mauro Vieira, ha duramente criticato l’offensiva militare di Israele nella Striscia di Gaza, definendo la situazione un “massacro” e denunciando la sistematica violazione del diritto internazionale. La dichiarazione è avvenuta martedì (20), durante un’audizione pubblica presso la Commissione per le Relazioni Estere e la Difesa Nazionale del Senato brasiliano. Il ministro ha inoltre annunciato che il governo sta preparando una nuova operazione di soccorso per rimpatriare i brasiliani ancora presenti a Gaza.
“Quello che sta succedendo laggiù è un massacro, una cosa terribile”, ha affermato Vieira, sottolineando il numero assurdo di bambini uccisi: “Sono migliaia, circa 18.000. In un solo giorno, 180 bambini sono stati assassinati. È qualcosa che la comunità internazionale non può guardare con le braccia conserte”.
Paralisi dell’ONU e ipocrisia internazionale
Vieira ha lamentato il blocco sistematico del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, immobilizzato dal potere di veto delle potenze che lo controllano. “Purtroppo, il Consiglio di Sicurezza, che dovrebbe essere il custode della pace e della sicurezza internazionali, è paralizzato. Il potere di veto dei cinque membri permanenti paralizza tutte le iniziative, da una parte o dall’altra”, ha criticato.
La critica del ministro brasiliano mette in evidenza una verità da tempo denunciata dai movimenti sociali e dalle organizzazioni della società civile: l’ONU è oggi uno strumento catturato dagli interessi geopolitici delle potenze occidentali, in particolare degli Stati Uniti, che sostengono politicamente e militarmente l’occupazione israeliana.
Il Brasile riafferma il diritto internazionale: condanna dell’invasione e dell’annessione
Vieira ha denunciato che l’attuale offensiva israeliana costituisce un’invasione che viola frontalmente il diritto internazionale umanitario: “È una mancanza di rispetto per il diritto internazionale. È un’invasione come tutte le altre e il Brasile condanna tutte. Non vedo tutti i paesi condannare questa invasione. È un’invasione”.
Inoltre, Vieira ha denunciato la recente legislazione israeliana che amplia la regolarizzazione degli insediamenti illegali nei territori palestinesi occupati: “È gravissimo, è contro il diritto internazionale. È in corso un’operazione di annessione della Striscia di Gaza”.
Questa denuncia si collega alle successive risoluzioni delle Nazioni Unite — sempre ignorate da Israele — che affermano l’illegalità dell’occupazione e la necessità di uno Stato palestinese indipendente.
Soccorso dei brasiliani e sostegno allo Stato Palestinese
Il ministro ha confermato che ci sono ancora otto o nove brasiliani a Gaza, compresi dei bambini, e che il Itamaraty è mobilitato per garantire la loro sicurezza e il loro rimpatrio. “Stiamo lavorando per rimpatriare un piccolo gruppo di brasiliani, inclusi bambini”.
Vieira ha inoltre informato che il Brasile parteciperà, la prossima settimana, a una riunione internazionale a Madrid, insieme a paesi arabi, al Regno Unito e a membri dell’Unione Europea, per discutere il rafforzamento del riconoscimento internazionale dello Stato di Palestina — una posizione storica del Brasile dal 2010, durante il governo Lula.
Altre posizioni internazionali sul genocidio a Gaza
Mentre il governo brasiliano adotta una posizione chiara di denuncia, anche altri paesi e organizzazioni per i diritti umani hanno intensificato le loro critiche all’azione israeliana.
- Sudafrica: ha presentato un ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia (CIJ), accusando Israele di genocidio contro il popolo palestinese. La decisione dell’Aia, seppur parziale, ha riconosciuto gravi indizi e ha ordinato a Israele di evitare atti genocidi e consentire l’accesso umanitario alla Striscia di Gaza.
- Irlanda e Spagna: hanno rafforzato gli appelli per la sospensione immediata degli attacchi, con la Spagna che ha minacciato sanzioni diplomatiche a Israele, mentre l’Irlanda chiede un embargo sulle armi.
- Movimenti di solidarietà: organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch denunciano violazioni sistematiche del diritto internazionale umanitario, compreso l’uso sproporzionato della forza, la punizione collettiva e il blocco degli aiuti umanitari.
Nonostante ciò, il cosiddetto “Occidente politico” mantiene la sua complicità silenziosa. Gli Stati Uniti, principale alleato di Israele, hanno sistematicamente posto il veto alle risoluzioni di cessate il fuoco nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, alimentando la sensazione di impunità israeliana.
Genocidio e apartheid: nominare per resistere
Le parole del ministro Mauro Vieira, che ha utilizzato il termine “massacro”, segnano una rottura importante nella tradizionale diplomazia brasiliana, spesso caratterizzata da ambiguità. Nominare il massacro per quello che è — una politica di sterminio, una violazione del diritto dei popoli e un attentato all’umanità — è un passo necessario per rafforzare la lotta internazionale per una Palestina libera.
Ancor di più: il caso della Palestina evidenzia il fallimento del sistema internazionale basato su un ordine imperiale e diseguale, che protegge gli oppressori e silenzia gli oppressi.
Come ha sottolineato Angela Davis: “La Palestina è la questione centrale dei diritti umani del nostro tempo”.
Silenzio complice e l’urgenza della solidarietà internazionale
Di fronte all’orrore di Gaza, è necessario rafforzare la pressione internazionale per porre fine al genocidio e ottenere il pieno riconoscimento dello Stato Palestinese. Non si tratta solo di una questione diplomatica, ma di un imperativo etico e civile.
Come ha recentemente affermato Noam Chomsky, “non esiste neutralità possibile quando si tratta dell’oppressione sistematica di un popolo”.
Il governo brasiliano sta dando segnali che potrebbe svolgere un ruolo rilevante in questo fronte, soprattutto assumendo, come già annunciato, la presidenza di un gruppo dell’ONU per discutere la creazione dello Stato Palestinese.
Conclusione: la resistenza palestinese è la lotta di tutte e tutti noi
In questo contesto, la posizione del Brasile, sebbene ancora limitata, si inserisce in una tradizione di sostegno all’autodeterminazione dei popoli oppressi, tanto cara alla sinistra internazionalista. Il silenzio complice delle potenze deve essere rotto dalla solidarietà attiva dei popoli, dei movimenti e dei governi che si rifiutano di accettare la barbarie come normalità.
Palestina libera, dal fiume al mare.
