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Esteri

Tik Tok, X , Telegram gli Stati all’assalto delle piattaforme

Nell’ambito di un mondo sempre più geopoliticamente instabile, multipolare e in fase di de-globalizzazione, dove la sicurezza ha ripreso la supremazia  sull’economia, le grandi piattaforme software non riusciranno più ad essere nè neutrali né democratiche  e giocoforza dovranno scegliere con chi  allearsi anche per le pressioni regolatorie che riceveranno dagli altri Paesi.

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Credit foto https://www.youtube.com/watch?v=AjW3gyi_b_c

Di Fulvio Rapanà

A marzo di quest’anno il Congresso Usa, all’unanimità, ha ordinato alla società Byte Dance, con sede a Singapore ma  di proprietà cinese,  che gestisce la piattaforma  di Tik Tok, di vendere ad una società americana tutto il pacchetto di utenti cittadini americani che la piattaforma detiene.

Il 20 di Agosto il giudice della Corte Suprema brasiliana, Alexandre de Moraes, ha ordinato la “sospensione immediata” della piattaforma social “X” nel Paese, dopo che era scaduto il termine imposto dal tribunale per la nomina di un rappresentante legale della piattaforma in Brasile.

Il 25 di Agosto il CEO della piattaforma Telegram, Pavel Durov,  è stato arrestato al suo arrivo a Parigi con l’accusa di reticenza a collaborare con la giustizia francese, e non solo, per i casi di presunti reati commessi attraverso l’utilizzo della piattaforma.

Sempre in Agosto Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook e ceo di Meta, ha dichiarato che nel 2021 la società ha dovuto cedere a ripetute pressioni da parte del Governo degli Stati Uniti per censurare alcuni contenuti relativi al Covid-19. Un comportamento che lo stesso miliardario ha definito un “errore”. 

Ad aprile 2024 il Commissario Ue con delega alla concorrenza Margrethe Vestager ha reso noto  una indagine  dalla Commissione Europea nel quale si evidenziava   “ che  “X” non è conforme  alla normativa europea sui servizi digitali (DSA) in aree decisive  legate alla trasparenza, servendosi di dark pattern e quindi fuorviando le intenzioni degli utenti; non fornendo un archivio  di annunci adeguato e per avere bloccato l’accesso ai dati per i ricercatori. Al centro del DSA c’è il tema della trasparenza e siamo determinati a garantire che tutte le piattaforme, inclusa X, siano conformi alla legislazione UE“. Un dark patten è un software  usato sempre più dalle piattaforme web per spingere gli utenti a compiere azioni che altrimenti non avrebbero svolto o rendere più difficile compiere altre tipi di azioni, come ad esempio dare il consenso al trattamento dei propri dati personali.

Era  nell’aria che qualche cosa stava per succedere. Il fenomeno di internet e delle piattaforme social  nato negli anni ’80  si è  sviluppato  e affermato in un periodo geopolitico completamente diverso da quello attuale dove la globalizzazione e il libertarismo economico e sociale avevano la priorità e sopravvento sulla sicurezza, inoltre internet e le piattaforme erano una estensione dell’influenza economica e culturale degli Usa nel mondo.  Facebook, Instagram, Google e Twitter   si sono sviluppate operando senza alcuna concreta regolamentazione su scala mondiale mantenendosi, formalmente, il più possibile neutrali e distanti dalle istituzioni e dai governi. Inoltre le piattaforme esaltavano la loro  “democraticità” in quanto chiunque fosse l’inserzionista la visibilità,  le regole e le opportunità erano sempre le stesse. Dal 2016, questa neutralità ha incominciato a sgretolarsi sotto la spinta di una decisa de-globalizzazione voluta dagli Usa e con la realtà delle interferenza di stati e enti esteri  diversi da quello del blocco occidentale.

Le interferenze esterne nelle presidenziali Usa del 2016, lo schierarsi di Musk e della piattaforma X con Trump,  l’utilizzo sempre più massiccio della piattaforma Telegram nella guerra russo-ucraina , l’acuirsi dello scontro fra Stati Uniti e Cina, le immagini sempre più cruente dei massacri, visibili sulle piattaforme, a Gaza che stanno orientando l’opinione pubblica mondiale contro Israele  hanno inevitabilmente aumentato l’interesse dei governi verso quello  che avviene sulle piattaforme dove l’informazione e la disinformazione privata e pubblica si intrecciano con contenuti ritenuti, illiberali,  illegali e forieri di reati gravissimi commessi da  gruppi terroristici, dissidenti politici, eserciti sul campo di battaglia e da malavitosi per commercio di droga e tratta di esseri umani.  L’arresto di Durov conferma questa rottura in atto rispetto a quanto  è avvenuto fino ad oggi, con i governi che spesso hanno scambiato parole forti con i provider di piattaforme di messaggistica  ma raramente ci sono stati arresti.

Musk da quando ha acquistata “X”, ex Twitter,   in nome della libertà di parola e opinione ha quasi totalmente abolito la moderazione ed è diventata il megafono di Trump e dei movimenti e  partiti politici di destra negli Stati Uniti e nel resto del mondo. In  Brasile appoggia apertamente l’ex presidente Jair Bolsonaro nella riconquista della presidenza . Telegram è largamente usata sia da militari russi che  ucraini ma anche dai dissidenti russi che si oppongono a Putin. Tik Tok è accusata, senza alcuna prova , di trasferire i profili dei cittadini americani, presenti sulla piattaforma, al Partito Comunista Cinese.

Non vi sono dubbi  che dietro le piattaforme ci siano i servizi di informazione e di intelligence. Non troveremo mai la “pistola fumante” ma indizi che  provengono da più parti. Partiamo da Facebook, che in questa vicenda  c’entra marginalmente, dalla sua creazione, evoluzione e sviluppo. Nel 2009 i media celebrano Mark Zuckerberg come il giovane prodigio che a soli 23 anni è diventato miliardario grazie al successo di Facebook, ma non prestano attenzione agli “investimenti di capitale a rischio” per più di 40 milioni di dollari effettuati dalla CIA per sviluppare e dare impulso alla piattaforma . Secondo un’inchiesta del giornalista britannico Tom Hodgkinson, pubblicata nel 2008 dal The Guardian ,  la CIA ha investito su Facebook molto prima che diventasse uno dei più popolari social network di Internet.

Telegram è nata e si è sviluppata dal 2013 in piena fase putiniana di forte riduzione delle libertà individuali e di ripristino di un controllo stringente sulla società russa. Sebbene Durov si dipinga come un oppositore del Cremlino, la realtà sembra più complicata. Alisher Usmanov, un oligarca vicino a Putin, avrebbe contribuito a finanziare Telegram nelle sue fasi iniziali. Anche dopo aver lasciato la Russia si dice che Durov mantenga  i legami con il paese e buoni rapporti con persone legate a Putin. Il fratello di Durov, Nikolai, che è il vero programmatore e creatore della piattaforma, è rimasto a San Pietroburgo e continua ad insegnare all’Università. Dentro Telegram  opera il canale  “Rybar” («Pescatore») specializzato in tematiche politico-militari, legato ai servizi e ai vertici militari russi.

Altri indizi provengono indirettamente dalle normative che tutti i governi implementando per difendersi dalle attività intrusive di  agenzie di intelligence esterne. In Gran Bretagna l’OFCOM, che  ha il compito di monitorare le app e i software da utente a utente alla ricerca di contenuti dannosi, ha avvertito i provider  che “qualsiasi miglioramento della sicurezza apportato dalle aziende tecnologiche per garantire la privacy delle piattaforme potrebbe essere bloccato dalle forze dell’ordine e dalle agenzie di intelligence”. Un obiettivo dell’OFCOM, come del Ministero della Sicurezza dello Stato (MSS) cinese, sono i  networking professionali di medici ingegneri e ricercatori. Secondo il giornalista del Times  E. Murdoch “ è improbabile che  i professionisti della salute siano tra gli obiettivi principali di attività di raccolta di informazioni da parte delle forze dell’ordine, ma l’intelligence esiste, non solo per colpire persone che rappresentano un rischio serio ma anche persone che hanno informazioni utili”. Per esempio: “Se ci fosse un sospetto terrorista che riceve cure mediche, i suoi medici potrebbero essere presi di mira per ottenere informazioni sul terrorista!”. Questo solleverebbe certamente alcune questioni etiche”, ha suggerito.

Anche le piattaforme di e-commerce sono sotto la lente delle intelligence. Il Belgio   sostiene che  Pechino potrebbe servirsi dei dati raccolti dall’azienda Alibaba e Temu attraverso i loro network di commercio on line   “per registrare centinaia di milioni di profili di cittadini in tutto il mondo e metterli a disposizione dell’intelligence di Pechino “. Ma non solo: il timore delle autorità del Belgio è che, attraverso l’hub del porto di Liegi, “la Cina  possa avere accesso ai dati dei flussi di trasporto, dei prodotti, dei commercianti e dei consumatori, di spiare le catene logistiche europee di approvvigionamento e sulle loro eventuali vulnerabilità” tutte informazioni di grande importanza per una economia che punta a  dominare le catene di approvvigionamento a livello mondiale.

Anche la presunta “democraticità” sta andando gradualmente in fumo sotto la spinta del merito economico per cui su Facebook come su X più spendi più sei visibile più il tuo messaggio ha la possibilità di raggiungere una platea più vasta.

Nell’ambito di un mondo sempre più geopoliticamente instabile, multipolare e in fase di de-globalizzazione, dove la sicurezza ha ripreso la supremazia  sull’economia, le grandi piattaforme software non riusciranno più ad essere nè neutrali né democratiche  e giocoforza dovranno scegliere con chi  allearsi anche per le pressioni regolatorie che riceveranno dagli altri Paesi. E’ probabile che il farsi arrestare dai francesi abbia certificato la decisione di Durov con chi stare.