Mettiti in comunicazione con noi

Esteri

La Fallacia della Democrazia negli Stati Uniti: La Dominazione del Potere Economico, la Repressione dei Dissidenti e l’Illusione di Cambiamento nelle Prossime Elezioni

L’idea che gli Stati Uniti rappresentino il modello ideale di democrazia è ampiamente diffusa, ma osservando da vicino il funzionamento del loro sistema politico, questa affermazione si rivela una fallacia

Avatar photo

Pubblicato

su

Credit foto https://giuliochinappi.wordpress.com/2023/03/22/lo-stato-della-democrazia-negli-stati-uniti-2022/

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera

L’idea che gli Stati Uniti rappresentino il modello ideale di democrazia è ampiamente diffusa, ma osservando da vicino il funzionamento del loro sistema politico, questa affermazione si rivela una fallacia. Il potere economico domina il processo elettorale, limitando la vera rappresentatività e soffocando la diversità ideologica. Sebbene esistano decine di partiti politici registrati, solo due, i Democratici e i Repubblicani, hanno reali possibilità di eleggere un presidente. I partiti di sinistra, come il Partito Verde e il Partito Socialista, tra gli altri, sono sistematicamente emarginati e impediti di svolgere un ruolo significativo nella politica nazionale. Questo monopolio bipartitico è mantenuto da un sistema elettorale che non rispetta pienamente la sovranità popolare, favorendo gli interessi dell’élite economica e sostenuto da un media che agisce come propagandista ideologico della destra.

La Dominazione del Potere Economico

Negli Stati Uniti, il successo elettorale dipende quasi esclusivamente dalla capacità di raccogliere e spendere grandi somme di denaro. Le campagne presidenziali sono imprese miliardarie, in cui i candidati competono per ottenere il sostegno finanziario di corporazioni, individui ricchi e comitati di azione politica (PAC). Questo sistema favorisce direttamente i due principali partiti, che riescono ad attirare queste risorse sostanziali, mentre i partiti minori di sinistra, come il Partito Verde, sono relegati ai margini del processo politico. Questi partiti minori, nonostante rappresentino una diversità di idee e politiche, non sono mai riusciti a raggiungere la presidenza e spesso incontrano difficoltà anche solo per garantire una presenza significativa nelle schede elettorali.

La decisione della Corte Suprema nel caso **Citizens United v. FEC** (2010) ha ulteriormente ampliato questa disparità, consentendo alle aziende e agli individui di spendere quantità illimitate a sostegno o contro i candidati attraverso i Super PAC. Questo ha cementato la dominazione dei due grandi partiti e ha ulteriormente marginalizzato i partiti di sinistra. In questo contesto, il potere economico, e non il voto popolare, è il vero arbitro del successo elettorale negli Stati Uniti.

Un Sistema Elettorale Che Ignora la Sovranità Popolare

Il sistema elettorale degli Stati Uniti, basato sul collegio elettorale, è una struttura che spesso ignora la sovranità popolare. Invece di eleggere direttamente il presidente tramite il voto popolare, gli elettori votano per delegati che, a loro volta, votano per il presidente. Ogni stato ha un numero specifico di delegati, proporzionale alla sua popolazione, ma il vincitore del voto popolare in ogni stato generalmente prende tutti i voti del collegio elettorale di quello stato (sistema “winner-takes-all”).

Ciò significa che il risultato dell’elezione potrebbe non riflettere la volontà della maggioranza degli elettori. Un esempio classico è l’elezione presidenziale del 2016, in cui Hillary Clinton ha ricevuto quasi 3 milioni di voti in più nel voto popolare rispetto a Donald Trump, ma ha perso l’elezione perché Trump ha vinto in stati chiave che gli hanno garantito la maggioranza nel collegio elettorale. Questo sistema permette che un candidato possa vincere la presidenza senza ottenere la maggioranza dei voti popolari, distorcendo così il principio della sovranità popolare.

I Media e la Propaganda Ideologica

I media svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento di questo sistema iniquo. Grandi conglomerati di media, strettamente legati agli interessi corporativi, dominano il discorso pubblico e plasmano l’opinione pubblica. Controllando la maggior parte dei mezzi di comunicazione, dalle reti televisive ai giornali e alle piattaforme digitali, questi conglomerati garantiscono che le narrazioni favoriscano gli interessi dell’élite economica e politica. Di conseguenza, i media agiscono come uno strumento di propaganda ideologica della destra, promuovendo politiche che sostengono lo status quo e minando i movimenti che cercano riforme progressiste o che sfidano le strutture di potere stabilite.

Questo dominio mediatico crea l’illusione di scelta e dibattito democratico, ma, in realtà, limita lo spettro delle discussioni politiche ed emargina idee che non si allineano con gli interessi degli sponsor e dei proprietari di questi media. Così, la propaganda ideologica della destra viene diffusa in modo onnipresente, plasmando le percezioni e i valori dell’elettorato e garantendo la perpetuazione del potere di una minoranza economica.

La Repressione dei Dissidenti

Mentre l’élite economica controlla il panorama politico, coloro che osano sfidare quest’ordine affrontano una severa repressione. Informatori, giornalisti e attivisti che espongono le disuguaglianze e le ingiustizie sono frequentemente bersaglio di persecuzioni e incarcerazioni. Casi come quello di Chelsea Manning, condannata a 35 anni di prigione per aver divulgato documenti che rivelavano crimini di guerra degli Stati Uniti, ed Edward Snowden, che ha esposto il sistema di sorveglianza di massa e ora vive in esilio in Russia, illustrano il costo di sfidare il potere negli USA.

Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, è stato anch’egli bersaglio di questa repressione. Dopo aver vissuto come rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra dal 2012 fino al suo incarceramento nel 2019, Assange ha concluso la sua disputa legale con gli Stati Uniti nel giugno 2024, dopo essersi dichiarato colpevole. La sua persecuzione è stata ampiamente vista come un tentativo di silenziare le voci che espongono le operazioni segrete e spesso illegali del governo americano.

La Continuità dell’Imperialismo Statunitense

Per gli statunitensi, la scelta tra Democratici e Repubblicani nelle prossime elezioni difficilmente porterà a cambiamenti significativi. Entrambi i partiti condividono una visione imperialista che modella sia la politica interna che estera degli Stati Uniti. Indipendentemente da chi occupi la Casa Bianca, il paese continuerà a esercitare la sua influenza sull’Europa, specialmente attraverso il mantenimento e l’escalation della Guerra in Ucraina, e a sostenere Israele come suo rappresentante in Medio Oriente.

Inoltre, la crescente tensione con la Cina, ora vista come il maggior nemico strategico dai due partiti, continuerà a essere un punto centrale della politica estera americana. La visione unificata di Democratici e Repubblicani riguardo alla Cina punta a una politica di confronto, con implicazioni globali, che mira a contenere l’ascesa cinese e a mantenere l’egemonia degli Stati Uniti nello scenario mondiale. Per il mondo, dunque, l’elezione di un partito o dell’altro non promette cambiamenti sostanziali nella postura imperialista degli Stati Uniti.

Guantánamo: Il Simbolo Massimo dell’Ipopcrisia

Oltre alle prigioni e alle persecuzioni di informatori e attivisti, l’esistenza della prigione di Guantánamo è una chiara evidenza dell’ipocrisia degli Stati Uniti in relazione ai diritti umani e alla giustizia. Situata in territorio cubano, Guantánamo è stata creata per mantenere individui sospettati di terrorismo al di fuori della portata del sistema giudiziario regolare degli Stati Uniti. Molti dei detenuti non sono mai stati formalmente accusati di un crimine, e le pratiche di tortura e detenzione indefinita sono ben documentate. Questo enclave americano è un simbolo della contraddizione tra i principi democratici che gli USA affermano di difendere e le pratiche repressive che impiegano.

Conclusione

La democrazia negli Stati Uniti è una costruzione fragile, sostenuta da un sistema in cui il potere economico e la propaganda mediatica dominano il processo politico. Mentre i due grandi partiti, Democratico e Repubblicano, mantengono il monopolio sul potere, decine di altri partiti di sinistra sono emarginati e impediti di avere un ruolo significativo nello scenario nazionale. Il sistema elettorale, basato sul collegio elettorale, spesso ignora la sovranità popolare, permettendo ai candidati di assumere la presidenza senza il sostegno della maggioranza degli elettori. Allo stesso tempo, coloro che osano denunciare le ingiustizie e le disuguaglianze affrontano una repressione severa, comprese lunghe pene detentive o l’esilio forzato. La prigione di Guantánamo è il simbolo massimo dell’ipocrisia di questo sistema, dove la giustizia è sovvertita in nome della sicurezza nazionale.

Di fronte a queste realtà, è necessario mettere in discussione la narrazione secondo cui gli Stati Uniti sono un baluardo della democrazia e riconoscere che, nella pratica, il potere è mantenuto nelle mani di una minoranza economica che sopprime qualsiasi opposizione che minacci la sua egemonia. E per il popolo statunitense e per il mondo, la scelta tra Democratici e Repubblicani non altera sostanzialmente il corso della politica imperialista degli Stati Uniti, che continuerà a dominare e sottomettere nazioni, specialmente in Europa e in Medio Oriente, mentre affronta l’ascesa della Cina come potenza globale.