Esteri
Israele alla sbarra – Il Medio Oriente è sempre più in fiamme
il medio oriente si infiamma sempre più, Libano Siria, Palestina, Israele, Iraq, Iran, Yemen, Giordania, sempre più coinvolti. Il processo contro il governo israeliano segna una tappa fondamentale della storia, le istituzioni sovranazionali si giocano la propria credibilità. Il caso della morte di Gonzalo Lira ucciso dal regime ucraino in carcere per ragioni politiche.
Aree di crisi nel mondo n. 186 del 13-1-24
L’escalation senza sosta tentata dall’Occidente è arrivata ad un nuovo livello.
Il sostegno cieco e immorale garantito ad Israele nel massacro ai danni del popolo palestinese non bastava.
Si moltiplicano le provocazioni per estendere il conflitto oltre i confini di Israele e Palestina.
Da un lato i continui attacchi aerei israeliani contro il Libano e la Siria causano uccisioni e nel caso di Hezbollah anche risposte contro gli obiettivi militari israeliani.
In Siria Israele prende di mira le strutture legate all’Iran e il giorno di Natale, per noi almeno, ha assassinato il generale Razi Moussavi, responsabile dell’IRGC per le operazioni in Siria e già braccio destro per il martire generale Qassem Soleimani.
Un atto violento di aggressione da parte di Telaviv nei confronti della Siria, Paese sovrano aggredito innumerevoli volte dalla violenza sionista.
Moussavi ha coordinato in questi lunghi anni di conflitto in Siria, la resistenza contro l’avanzata delle formazioni terroriste sostenute dall’Occidente e loro alleati, Al Qaeda e l’ISIS oltre alle formazioni sostenute e controllate direttamente dalla Turchia.
Grazie al suo instancabile lavoro ed impegno la Siria ha retto, contro ogni aspettativa occidentale, alla violenza wahabita e con l’arrivo della Russia ha potuto interrompere l’avanzata dei terroristi e riprendere il controllo di gran parte del proprio territorio salvando il proprio Paese e popolazione. Oggi permangono ampie regioni siriane ancora occupate da formazioni legate alla Turchia a nord e a sud e est vediamo la presenza come illegittima forza occupante, degli stessi Stati Uniti, coloro che si ergono a paladini del diritto internazionale che mai esitano a violarlo quando fa loro comodo.
La resistenza siriana contro gli USA spesso si manifesta con attacchi da parte di milizie locali contro le basi di occupazione militare USA, e loro usano la rappresaglia come strumento di vendetta.
A seguito di diversi attacchi subiti, in queste settimane hanno bombardato le basi delle milizie sciite presso Abu Kamal in Siria e anche presso la stessa Bagdad in Iraq.
Bombardare la capitale di uno stato non è cosa da poco.
In seguito due caccia giordani hanno bombardato una località della provincia di Daraa nel sud della Siria giustificandolo come lotta allo spaccio della droga…
Attivazione cellule ISIS
Contemporaneamente alle iniziative occidentali, arriva, puntualissima, l’attivazione dell’ISIS, brand del terrorismo in franchising che ha colpito in Iran.
Occasione per l’attacco è stata la celebrazione del martirio del generale Soleimani presso Kerman, dove è sepolto.
Il giorno 4 gennaio, anniversario del suo assassinio per ordine del Presidente statunitense Trump, due attentatori suicidi dell’ISIS si sono fatti esplodere uccidendo quasi 100 iraniani.
In Libano Israele ha assassinato il numero due di Hamas che si trovava presso Beirut per mantenere attivi i contatti esterni di Hamas nelle trattative diplomatiche per il rilascio degli ostaggi e i contatti internazionali per dialogare con gli altri stati arabi che tengono aperti canali di comunicazione con la formazione resistente palestinese.
Saleh Al Arouri è stato ucciso con il lancio di missili contro il palazzo dove risiedeva.
Come gli agenti israeliani siano riusciti a trovarlo è motivo di discussione, o un tradimento interno o un errore presumibilmente da parte di coloro che dovevano incontrarlo, questo perchè lui per anni è stato molto attento a non lasciare traccia di se e mai gli Israeliani erano riusciti a trovarlo.
Un attacco così devastante, mezzo palazzo è andato distrutto, su territorio libanese costituisce l’ennesima violazione della sovranità dei Paesi vicini e l’ennesimo crimine commesso da Israele.
Attacco agli Houthi
Lo Yemen è stato attaccato dopo l’approvazione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Chiaramente nella risoluzione non si fa alcun accenno al diritto di bombardare liberamente il territorio yemenita, ma vi è una lunga tradizione da parte USA di accogliere tali risoluzioni in senso molto allargato, come ad esempio accadde nel 2011 con la questione libica.
Anche in questo caso USA e GB non si sono lasciati sfuggire l’occasione per dare una dimostrazione della propria determinazione nel voler proseguire nel solco delle aggressioni e della violenza contro altri Paesi.
Hanno inoltre provato a spingere nel conflitto sia l’Arabia Saudita che gli Emirati Arabi Uniti, tentandoli con forniture di armi perchè riprendessero le loro azioni contro gli Houthi.
La risposta negativa di Riad per bocca del Ministro degli esteri saudita, il principe Faisal Bin Farhan, “ L’escalation non è nell’interesse di nessuno” intendeva di certo che non lo fosse sicuramente nel loro, ha più di un significato.
Dopo anni di aspro conflitto tra l’Arabia e Ansar Allah, il movimento degli Houthi, un rifiuto netto e categorico rivolto agli USA testimonia come i Sauditi non siano più disposti a assecondare gli interessi statunitensi nel settore di mondo.
Gli USA sanno molto bene che senza basi di terra e senza l’appoggio delle monarchia della Penisola un loro apporto determinante per imporre agli Houthi la cessazione delle azioni contro le navi che attraversano lo stretto di Bab al Mandab è impossibile e raid o non raid, questo stretto resta chiuso per i rischi di veder colpite e affondate le navi commerciali delle compagnie israeliane o che facciano scalo da e per Israele, e adesso anche quelle delle compagnie legate ai Paesi che hanno attaccato lo Yemen.
È importante ricordare come in passato gli Stati Uniti abbiano ripetutamente sequestrato navi dirette nello yemen, attuando un blocco navale volto a favorire l’Arabia Saudita nel conflitto, o anche petroliere legate all’Iran e al Venezuela, ( la memoria è un prezioso alleato https://www.repubblica.it/esteri/2020/08/15/news/stati_uniti_sequestrano_carburante_iraniano_venezuela-264693074/ e vi sono molti altri casi analoghi https://www.agi.it/estero/iran_petroliera_sequestro_gibilterra-5783666/news/2019-07-06/ ) sarebbe stato dunque lecito per l’Iran bombardare USA e GB data la minaccia alle proprie navi? Certamente no, esattamente come oggi è illecita l’aggressione compiuta dagli USA ai danni degli Yemeniti. Una inutile prova di forza, una dimostrazione del disprezzo delle vite umane e per la preferenza espressa verso l’abuso della forza rispetto alla diplomazia.
Non mettono assolutamente in discussione le azioni criminali commesse da Israele e pretendono che nessuno lo faccia o metta in essere misure similari a quanto loro stessi hanno compiuto in passato e continuano ancora oggi a fare.
Processo per genocidio contro il governo israeliano.
Caso che farà discutere a lungo e che segna un passo fondamentale nella storia contemporanea.
Un grande Paese africano, il Sudafrica, forte di una storia di crimini commessi contro il proprio popolo da una minoranza esterna giunta sulla loro terra e che ha imposto loro forti limitazioni nei diritti e rubato terra e risorse, cosa che ricorda incredibilmente quanto fatto dagli Israeliani in Palestina, ha presentato alla Corte internazionale di Giustizia dell’Aja una denuncia contro Israele per il crimine di genocidio contro il popolo palestinese.
La denuncia è stata supportata da molti altri Paesi del mondo, ( https://ilmanifesto.it/mille-organizzazioni-con-il-sudafrica-leuropa-si-spacca-in-due ), qui la requisitoria degli avvocati sudafricani: https://www.youtube.com/watch?v=5ufbfFTi38A .
Naturalmente il governo israeliano non solo nega, ma anzi asserisce che il suo sia l’agire più morale che esista, parole di Netanyahu.
Asseriscono che non vi fossero prove, dimenticano forse che tutti nel mondo hanno assistito a questi crimini più che evidenti.
Ora la Corte si trova di fronte ad una scelta difficile, non solo per il destino dei Palestinesi, ma anche per se stessa.
Recentemente si è pronunciata contro la Russia spiccando addirittura mandati di cattura contro il Presidente Putin e contro la commissaria per i diritti dell’infanzia russa, e questo a causa di accuse molto meno gravi e molto meno evidenti al mondo.
Se in questo caso agisse in maniera pavida o addirittura rigettasse le accuse, agli occhi del mondo verrebbe completamente delegittimata, minerebbe il riconoscimento avuto in questi anni, molti Paesi sarebbero spinti ad rimuovere la propria firma al trattato di Roma che la istituiva.
In gioco c’è il futuro stesso di molte istituzioni internazionali.
Omicidio di Gonzalo Lira
Pochi conoscono questo giornalista statunitense, ma lui ha svolto una importante opera di denuncia contro le false propagande occidentali.
Negli anni recenti ha vissuto in Ucraina per denunciare quanto di falso venisse propagandato e per questo motivo, è stato imprigionato dalle autorità ucraine, aveva criticato il Presidente Zelensky e in carcere è misteriosamente morto.
Le autorità USA e l’amministrazione Biden in particolare si sono totalmente disinteressate delle sorti del loro concittadino detenuto dal regime di Kiev, pur avendo molto ascendente sull’amministrazione Zelensky, hanno preferito ignorarlo non essendo utile alla propaganda della Casa Bianca come lo fu la cestista Brittney Griner detenuta per droga in Russia.
Gonzalo che invece faceva il suo lavoro di giornalista è stato lasciato morire nelle galere di un regime noto per la violazione dei diritti umani e per il maltrattamento o l’eliminazione delle persone scomode o degli oppositori.
Il contegno del governo statunitense nei confronti di un proprio cittadino lasciato in balia di un regime criminale fino alla sua eliminazione è davvero incredibile e inaccettabile, similmente a quanto sta accadendo nei confronti di un altro personaggio scomodo per gli USA, Julian Assange.
Il caso Lira non mancherà di pesare anche sulla prossima campagna elettorale.
Lo sarà di certo anche per il fatto che i principali organi di stampa USA come il Washington post, nemmeno hanno dato la notizia del suo decesso, come nemmeno si occupavano della sua ingiusta e disumana detenzione, forse come scriveva lo stesso Gonzalo su Twitter poche ore prima del suo arresto: “And the US State Department would return me too. I’m not a black lesbian druggie, or a transgender grifter. Besides, Victoria Nuland hates my guts, or so I’m told. “
Gonzalo la terra ti sia lieve.