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Esteri

Artemovsk (Bakhmut) pronta a cadere

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Aree di crisi nel mondo n. 148 del 5-3-2023

Ucraina

Lo scontro tra la NATO e la Russia per interposto esercito, l’Ucraina di fatto è usato come un mezzo da parte della NATO, prosegue con una sempre più grande scia di sangue.

L’intensità del conflitto dopo più di un anno dall’escalation che vide l’ingresso della Russia nella guerra civile tra il regime ucraino e le regioni autoproclamatesi repubbliche di Donetck e Lugansk, non accenna a calare, anzi aumenta la sua intensità.

Le perdite ucraine ormai non vengono più nascoste nemmeno dagli occidentali, dopo la rivelazione del novembre scorso da parte di Ursula Von der Leyen che ammetteva il numero reale dei morti ucraini tra le fila dell’esercito oltre le 100.000, ad oggi, applicando la proporzione, oltre le 150.000, un numero che non tiene chiaramente contro dell’enorme numero di feriti gravi e invalidi stimabile in almeno tre volte tanto, per difetto.

Quale è dunque il reale peso e compito dell’enorme afflusso di armamenti occidentali che i nostri governi si ostinano ad inviare in Ucraina?

Sicuramente non è quello di vincere un conflitto che invece assume sempre più i contorni di una epocale debacle di tutto l’Occidente, reo di avere iniziato e causato un conflitto, nel lontano 2014, di aver spinto l’Ucraina alla violazione degli accordi di Minsk 1 e 2 , riportando l’esercito nelle zone smilitarizzate e causato in tal modo l’escalation con la Russia.

Ora manca totalmente una exit strategy per l’Occidente.

Il nervosismo sale almeno quanto i proclami di voler sostenere Kiev “fino alla fine” termine pronunciato dalla nostra Presidente del Consiglio dei Ministri Meloni.

Ma la fine di cosa ci chiediamo?

La fine loro? La fine nostra? La fine dei tempi? La vaghezza di certe espressioni è seconda solo al vuoto di contenuti che nascondono.

Non abbiamo capacità reale di sostenere ancora a lungo il conflitto.

Non possiamo produrre munizioni a sufficienza per i cannoni che abbiamo dato a Kiev.

In molti casi non abbiamo nemmeno altri cannoni da inviare per compensare quelli distrutti.

In Usa stanno cercando di incrementare la produzione di colpi di artiglieria in calibro 155mm perchè a breve il fabbisogno non potrà più essere soddisfatto con le scorte ormai esaurite o quasi.

Nell’Unione invece se ne parla, ma ad oggi non vi è ombra di progetti attuati di aumento della produzione di munizioni da cannone, esistono solo progetti in divenire e da realizzare, magari per il 2024.

Per meglio comprendere, il fabbisogno di Kiev si attesterebbe attorno alle 250.000 munizioni al mense, mentre l’attuale produzione UE e USA non supererebbe le 60.000 unità al massimo della capacità produttiva, ma è difficile reperire cifre e stime corrette in quanto i numeri non vengono più citati negli articoli in quanto potrebbero creare imbarazzi ai governi di turno.

La produzione russa invece è stata aumentata a 3 milioni di pezzi annuali e verrà incrementata nel 2023 fino a 5 milioni entro il 2024.

Arrivano intanto i mezzi blindati promessi dagli USA, sono sbarcati in Germania 80 Stryker 8×8 destinati all’Ucraina.

Fino a quando i nostri governi intenderanno obbedire a Washington e contribuiranno al prolungamento artificioso di un conflitto perso e riperso dall’Ucraina e dalla NATO stessa?

Quale è la cifra di soldati ucraini morti che si potrà ritenere come sufficiente per capire che la sconfitta è palese?

Perchè se le perdite russe fossero almeno pari a quelle ucraine, si potrebbe anche pensare che si stanchino loro per primi, ma non essendo così, e abbiamo spiegato molte volte perchè non subiscano le perdite subite da Kiev, potrebbe avere un senso, tutto questo, ma non essendo così, un senso proprio non lo si trova.

Situazione presso i fronti ucraini

Artemovsk (Bakmut)

Mappa dei combattimenti presso Artemovsk Bakhmut, mappa di libero uso modificata dall’autore.

Si tratta forse delle ultime fasi della permanenza in Artemovsk delle forze di occupazione ucraine.

Occupata 9 anni fa durante la famigerata ATO lanciata dalla giunta golpista post Maidan, la “Battaglia per Artemovsk si è trasformata in una disfatta epocale per le forze ucraine.

La città in se non rappresenta un particolare punto di svolta per il conflitto in generale, ma ha rappresentato un simbolo che per Kiev doveva resistere.

Dalla rottura del fronte presso Popasna, è iniziato il progressivo avvicinamento russo alla città.

Per difendere questo fronte, metro su metro, i comandi ucraini hanno inviato continui rinforzi, le artiglierie russe martellavano con un fuoco incessante le difese di Kiev causando loro in immane numero di perdite, si stima solo su questo fronte che esse superino le 40.000, solo di morti, con i feriti il numero sale di almeno tre volte.

Una vera ecatombe che i russi hanno ribattezzato “Il tritacarne”.

L’invio di rinforzi si è intensificato man mano che il fronte si avvicinava alla città.

I tentativi di imbastire controffensive per respingere i russi non ha fatto altro che aumentare le perdite ucraine.

Oggi la situazione è disperata per le truppe che ancora presidiano l’interno dell’area urbana.

La zona a sud è interamente controllata da Mosca, la parte est della città, oltre il fiume, è per intero o quasi sotto controllo della PMC Wagner con i suoi “musicisti”, compagnia russa di mercenari.

Da due giorni gli Ucraini postano loro video in cui si filmano mentre a piccoli gruppi abbandonano la città, alcuni anche sui mezzi, altri a piedi.

I comandi ucraini hanno affermato oggi che stanno inviando reparti in rinforzo della prima linea, si tratta di coscritti poco addestrati però, è possibile pertanto che stiano operando il ritiro delle unità migliori sostituendole con quelle che per loro sono sacrificabili.

Difficile che la situazione non crolli nei prossimi giorni.

Su tutti gli altri fronti, si segnalano elevate attività di piccoli gruppi di mezzi e uomini che tengono alta la tensione bellica e scambio violenti di artiglierie, molti i droni in azione da ambo i lati.

Tentativi ucraini di provocare la Russia

Nel disastroso quadro del conflitto, i comandi ucraini stanno cercando di spingere i russi a cambiare la loro strategia.

Hanno sperato che annunciando l’inizio prossimo di una grande offensiva da parte di Mosca questa si concretizzasse, e così non è stato.

La Russia sembra voler proseguire come ora senza mutare il suo modus operandi.

Allora Kiev è ricorsa ai metodi terroristi.

Due commando formati da forze speciali, si sono introdotte all’interno dei confini russi per 300 metri assaltando due villaggi senza presidio militare e sparando sui civili hanno ucciso due persone e ferito una bambina di 10 anni che era a bordo di uno scuolabus.

Un deliberato attacco contro i civili si configura come un chiarissimo crimine di guerra.

Naturalmente Kiev si è premunita indicando come responsabili dell’azione un sedicente gruppo russo che combatte in Ucraina, lasciando che si facesse riconoscere uno di questi che ha discendenze russe ma che da più di 20 anni vive nell’Unione Europea.

Dopo aver ucciso i civili si sono dileguati nuovamente all’interno dei confini ucraini.

Altro tentativo fallito è stato un attacco con droni contro la Crimea, 15 droni abbattuti di cui 4 fatti atterrare con armi elettromagnetiche.

Un drone UJ-22 si è schiantato a circa 150 Km da Mosca senza fare danni.

L’Allarme droni ha portato al blocco dell’aeroporto di Sanpietroburgo per quasi un’ora, ma non erano segnalati droni nelle vicinanze.

Nel complesso Kiev sa bene che se non riesce a cambiare la strategia di Mosca è difficile per lei imbastire una potente offensiva e inoltre sta esaurendo le risorse a sua disposizione.

Concedendo loro il beneficio del dubbio, direi che se stessero accumulando truppe ben addestrate e molti mezzi per una prossima offensiva, allora il contegno attuale diviene giustificato, nel caso in cui, invece non si trovassero in questa situazione e stessero pesantemente subendo le iniziative russe, allora si trovano davvero in pessime acque.

G20

Il G20 , come i precedenti, si è rivelato l’ennesima inutile passerella di politici.

Ha ritrovato i riflettori la Giorgia Meloni, con un discorso interessante ma privo della minima credibilità del pronunciante, e si è avuto anche un brevissimo incontro tra Blinken e Lavrov, i due responsabili esteri di USA e Russia si sono sopportati per non più di pochissimi minuti, in cui non si sono potuti di certo dire nulla di rilevante.

La votazione del documento finale non è stato unanime.

La Cina si è rifiutata di firmarlo al pari della Russia a riprova di legami sempre più solidi tra i due Paesi ed al sentore che il convincimento di un destino comune tra i due Paesi li porti a collaborare molto più approfonditamente nel conflitto attuale, la Cina potrebbe pesare molto di più per forniture anche militari e magari, forse anche di “volontari” disponibili a farsi una necessaria esperienza di combattimento diretto in guerra.